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Grida di allarme dei presidenti dell’Associazione vivaisti italiani Vannino Vannucci e di Assofloro Lombardia Nada Forbici. Più cauto il segretario di Anve Sciutti, che intravede nel regolamento rischi e opportunità. Replica il direttore del Servizio fitosanitario Faraglia: la discussione su come renderlo operativo è aperta e l’obiettivo è consentire alle aziende di applicarlo nel rispetto del loro sistema produttivo.
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All’incontro di oggi all’Accademia dei Georgofili sulle nuove norme europee fitosanitarie, incentrate sul Regolamento Ue 2016/2031, proposto l’impiego di un nucleo di Carabinieri forestali specializzati per controllare i punti d’entrata delle merci (che in Italia sono oltre 50 contro i 6 olandesi). Probabile una riduzione. Tra le novità del regolamento, tracciabilità totale dei prodotti, obbligo di segnalare anche i sospetti, modifica della struttura del passaporto delle piante.
Pac: sì di Hogan a semplificazioni e agricoltura di qualità, silenzio su criteri aggiuntivi alla sau
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Alla 2^ giornata della conferenza regionale dell’agricoltura di Lucca (6 aprile) è intervenuto il Commissario europeo per l’agricoltura Phil Hogan, che ha sottolineato la centralità della Politica agricola comune nel progetto Ue e ha parlato di Brexit e protezionismo di Trump. Per la Pac post 2020 l’assessore Remaschi ha chiesto spazio per criteri di ripartizione delle risorse quali gli occupati e/o il valore aggiunto ad ettaro. Il presidente Rossi ha aggiunto quello della tutela del lavoro e ha candidato la Toscana a Regione pilota per una eventuale Pac «secondo l’opzione 3»: con il 1° pilastro gestito su base regionale.
Piena disponibilità e condivisione di gran parte delle richieste relative all’impostazione della nuova Politica agricola comunitaria, la cosiddetta Pac post 2020, che sono venute fuori in questi giorni dal mondo dell’agricoltura toscana. A cominciare dal ruolo centrale che la Pac ha avuto e continua ad avere per il progetto Unione europea, con l’implicito impegno a favore di un budget destinato ad essa il più alto possibile, nonostante Brexit. Ma sul nodo cruciale di dare più spazio a criteri di ripartizione delle risorse alternativi rispetto alla superficie agricola utilizzata (sau) un silenzioso no comment.
Può essere riassunta così la prima tappa del tour italiano del Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, l’irlandese Phil Hogan, che è intervenuto ieri a Lucca presso il Real Collegio alla seconda e conclusiva giornata della Conferenza regionale dell’agricoltura. Vedremo se ci saranno sviluppi nelle prossime ore, visto che oggi alle 9,45 il Commissario Hogan terrà una conferenza stampa nella sede della Giunta regionale insieme al presidente Rossi, prima di partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico dei Georgofili.
Ad accoglierlo a Lucca ieri c’erano l’assessore all’agricoltura Marco Remaschi, con cui ha prima visitato la piattaforma San Frediano sulle mura di Lucca, dalla quale ha assistito a uno show a cavallo con una piccola mandria di vacche dei «cowboy» maremmani, i butteri, e poi ha tenuto una conferenza stampa presso il Real Collegio. C’era il presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati Luca Sani, a cui si è poco dopo aggiunto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Oltre a loro era presente una pressoché completa rappresentanza del settore agricolo toscano, a cominciare dai vertici delle associazioni di categoria degli agricoltori Cia, Coldiretti e Confagricoltura.
L’assessore Remaschi, sia in conferenza stampa che nella relazione durante la sessione plenaria di chiusura della Conferenza regionale, ha avuto parole di elogio nei confronti di Hogan per l’impegno da lui profuso affinché andasse in porto la piattaforma multiregionale per l’accesso al credito che sarà firmata a Verona prossimamente, a cui la Regione Toscana partecipa insieme ad altre 7 Regioni italiane mettendo 10 milioni di euro, che si aggiungono alle risorse di Bei (150 milioni), Fei (150 milioni) e altri soggetti quali Casse depositi e prestiti e Ismea, per un totale di circa 500 milioni. Somma che servirà come fondo di garanzia per facilitare l’accesso al credito delle aziende agricole e che dovrebbe consentire l’erogazione di crediti per oltre 2 miliardi di euro. Remaschi ha poi affermato che la Toscana condivide pienamente i 10 punti strategici per il futuro dell’agricoltura europea usciti da Cork 2.0.
Però l’assessore all’agricoltura della Toscana ha fatto presente a Hogan tre preoccupazioni del settore agricolo toscano. Primo, l’entità delle risorse della Pac post 2020, che dovrebbero ridursi anche alla luce di Brexit da cui dovrebbe derivare un taglio di 10 miliardi di euro all’anno sul bilancio comunitario e conseguentemente molte risorse in meno anche per la Pac (che con i suoi 400 miliardi circa di dotazione per il 2014-2020 vale adesso poco meno del 40% del budget Ue, il quale è a sua volta pari all’1 per cento del Pil comunitario). Secondo, la centralità della sau come criterio di ripartizione dei finanziamenti della Pac, a cui la Toscana agricola vorrebbe aggiungere criteri alternativi quali gli occupati ad ettaro oppure il valore aggiunto ad ettaro. Terzo, la necessità di una semplificazione amministrativa, «a fronte dei maggiori controlli e verifiche richiesti dalla Ue per l'attuazione del Programma di sviluppo rurale (Psr)».
Hogan ha risposto a queste sollecitazioni di Remaschi e alle istanze rese note nei giorni scorsi da vari esponenti del mondo agricolo toscano, fra cui la necessità di sostenere un’agricoltura di qualità che punta all’eccellenza dei prodotti e il rischio delle politiche protezionistiche di Trump, visto che i 2/3 delle esportazioni agroalimentari toscane sono dirette verso gli Stati Uniti. «La reputazione agro-alimentare toscana – ha detto Hogan - è testimoniata da tutti i prodotti che ha a denominazione di origine o indicazione geografica, pari al 10% dei prodotti alimentari ed il 14% dei vini italiani» e l’Italia è il Paese con il primato di Dop e Igp, strumenti che la politica agricola comune porta avanti con convinzione per favorire l’eccellenza dei prodotti agroalimentari europei e la loro esportazione nei mercati extra-Ue, che nel 2016 è aumentata del 16%. Hogan ha poi dato merito alla Regione Toscana per gli 81 milioni di euro investiti in innovazione e trasferimento dei risultati della ricerca, voce essenziale per favorire la competitività delle aziende agricole e il recupero di potere dei produttori all’interno delle filiere. Riguardo alla Pac post 2020 ha detto che «è necessario un approccio comune alle politiche agricole. La Pac ha rappresentato e rappresenta uno strumento straordinario, quello di maggiore successo nella storia dell’Ue, senza il quale nulla sarebbe stato possibile [nel settore agricolo, ndr] sia in termini di creazione di posti di lavoro, che di prodotti salubri e di qualità che arrivano sulle nostre tavole. Occorre che la visione condivisa a livello europeo, creata grazie alla Pac, continui ad esistere e a diventare sempre più importante». Hogan auspica quindi «una Pac forte anche dopo il 2020».
Sui timori per la Brexit e per i dazi che Trump vuole imporre, Hogan ha cercato di minimizzare. «Con il Regno Unito – ha detto – c’è un legame molto forte. Una loro legge impone che il 40% dei prodotti venga importato, quindi da questo punto di vista non vedo problemi per il futuro. Inoltre sono fiducioso si possa arrivare, a breve, ad una sorta di accordo di libero scambio che porterebbe benefici reciproci. Riguardo agli Usa, i cittadini americani hanno dimostrato e dimostrano di voler prodotti agro-alimentari di qualità, come testimoniato dal +11% di esportazioni nel 2016. Spero che Trump, che ha fatto la propria scelta, non imponga dazi troppo elevati. Ma anche nel resto del mondo vogliamo continuare a crescere. L’anno passato sono stato in Cina, Messico, Colombia e prossimamente mi recherò in Arabia Saudita e Iran, accompagnato da prodotti e produttori di qualità. L'Ue quest’anno metterà a disposizione 130 milioni di euro per spingere i propri paesi a promuovere i loro prodotti». Infine Hogan si è detto «assolutamente d’accordo» sulla necessità di maggiore semplificazione delle procedure applicative della Pac, a cominciare dalle modalità delle erogazioni. Ma ha ricordato di essersi già attivato in questa direzione: «è un tasto sul quale ho battuto molto negli ultimi due anni, con ben 300 modifiche di procedimenti presentate. Un processo che continuerà per molti anni ancora. Un esempio? Quello che riguarda i sussidi erogati dagli enti pagatori: ho proposto che prima che la domanda venga presentata dagli agricoltori, si effettui un controllo preliminare in modo da eliminare gli eventuali piccoli errori che impediscono l'erogazione del sussidio e le possibili sanzioni che ne deriverebbero».
Nel discorso di chiusura della Conferenza regionale dell’agricoltura, al cospetto di Hogan, Enrico Rossi ha detto che «la qualità dei prodotti agricoli toscani è la leva da usare per abbattere i muri del protezionismo che ci vengono posti di fronte. È per questo che confidiamo nell'Unione europea e nel commissario Hogan al quale chiedo di fare in modo che i fondi che ci sono stati garantiti nel settennato in corso vengano almeno riconfermati. E speriamo di poter ricevere per il periodo 2021-2027 anche più dei circa 415 milioni avuti dall'Europa nel settennato 2014-2020». Rossi si è detto grato nei confronti del commissario Hogan per aver promesso tre anni fa di venire in Toscana e per aver mantenuto quell'impegno, ma anche per il sostegno che ha fornito perché fosse riconosciuta la Denominazione di origine protetta per il pane toscano, una decisione che «permetterà all'agricoltura toscana di riprendersi e di coltivare tante terre che altrimenti sarebbero rimaste non utilizzate».
Enrico Rossi ha poi integrato le richieste di Remaschi sulla nuova Pac parlando, a proposito dei criteri di ripartizione dei finanziamenti aggiuntivi, di «tutela del lavoro» e non solo occupati ad ettaro. Questo anche nell’ottica di combattere il fenomeno assai diffuso del lavoro irregolare e dello sfruttamento della manodopera in agricoltura e per favorire l’inserimento di una parte degli immigrati, che spesso finiscono a lavorare nei campi. «Con modestia – ha concluso Rossi - vorremmo candidarci come Regione pilota nell’Unione europea per una eventuale fase di prova della nuova politica agricola comunitaria. Noi sosteniamo con convinzione l'opzione tre, quella che propone una programmazione della Pac in funzione dei bisogni dei territori e con il 1° pilastro gestito su base regionale. Una scelta che darebbe alle Regioni la possibilità di programmare in base alle reali esigenze individuate, sostenendo lo sviluppo delle piccole e medie imprese rurali, ponendo l'accento sugli incentivi in materia di cambiamenti climatici, di servizi per l'ambiente e di accesso all'innovazione e quindi di prosperità delle aree rurali».
Lorenzo Sandiford
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Nella giornata di apertura della Conferenza regionale dell’agricoltura a Lucca l’assessore Remaschi ha anche chiesto una maggiore efficienza dell’Agea. Le aspettative della Regione Toscana per la Pac post 2020: non adottare il criterio unico delle superfici agricole e più innovazione da parte degli agricoltori. Due dati in evidenza: i 2/3 dell’export agroalimentare sono diretti negli Usa (dove Trump potrebbe imporre più dazi); la Regione ha già allocato 2/3 del Psr 2014-2020.

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A Firenze il ristorante-bistrot La Ménagère ospita il negozio di fiori Artemisia. Un connubio che genera una versione innovativa sia della ristorazione che dell’attività di fiorista. L’allestimento floreale del ristorante crea un «effetto giardino» e ingentilisce i tavoli. Cucina italiana con un tocco francese di nouvelle cuisine.



E la presenza del negozio di fiori? «Anche questo fa parte del concept, dell’idea iniziale del titolare: lui voleva che ci fossero i fiori nel ristorante». E’ il primo di questo genere a Firenze, ne avete creati altri simili? «No. Ma non siamo noi a gestire l’attività di fioraio. Il punto vendita di fiori è gestito autonomamente da Artemisia, che pensa anche al design floreale del ristorante». Riguardo alla cucina, curata dal giovane chef Donato Mutri, qual è la vostra filosofia, come può essere caratterizzata la vostra offerta? «Una cucina abbastanza semplice, non elitaria, anche per contenere i prezzi – spiega Fabien -. Usiamo prodotti semplici che si trovano quotidianamente, appena elaborati. Ci piace giocare sul dolce/salato, sulle salse agrodolci o un po’ fruttate. Però, ripeto, si tratta sempre di piatti semplici: facciamo gli gnocchi, gli spaghetti… ». Qualche esempio di vostro "piatto forte”? «Una delle nostre specialità sono gli gnocchi fatti in casa, senza patate e con crema di cacio toscano e pepe, e con solo un po’ di mela verde e limone sopra. Poi abbiamo la guancia di manzo, questa carne stracotta, tre ore al forno come un bourguignon, tenera, che si scioglie in bocca». E che mi dice degli spaghetti alle alici? «Ci abbiamo messo anche i mandarini dentro a quel piatto. E’ uno spaghetto fatto in casa, con la crema di mandarino e un’alice fresca marinata sopra, e una mollica di pane al mandarino per aggiungere un po’ di croccante».

E poi un dessert in cui il gioco dolce/salato si apprezza particolarmente: «è il Sable Breton, in cui si sente una punta di sale. Il sable è abbastanza secco come biscotto, e qui è ricoperto di mousse al cioccolato con sopra dei lamponi freschi su cui mettiamo una punta di sale». In conclusione, possiamo parlare di cucina italiana con un tocco di Francia? «Cucina italiana con tratti di nouvelle cuisine, anche per la maniera un po’ più elegante di presentare i piatti, che però sono alla base molto semplici».


