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Eurofleurs 2017, in calendario dal 15 al 18 settembre a Sint-Truiden in Belgio, aprirà le porte al pubblico il 17 e 18 settembre per le gare finali. In gara 10 giovani fioristi di 10 nazioni su 5 temi. L’Italia non c’è. Biglietti 5 euro (2 euro da 13 a 25 anni, gratis sotto i 13).

Si avvicina Eurofleurs 2017, il campionato europeo per giovani fioristi entro i 25 anni, e si conoscono già le nazionalità e i nomi dei dieci concorrenti, così come i temi su cui si dovranno confrontare creativamente attraverso le loro composizioni floreali.
L’appuntamento è dal 15 al 18 settembre in Belgio, nello scenario del monastero del tredicesimo secolo Minderbroedersite, a Sint-Truiden in Belgio (vicino a Alden Biesen – Bilzen, dove dal 22 al 25 settembre si terrà Fleuramour). Ma le porte si apriranno al pubblico degli appassionati di fiori e floral design solo nelle giornate di gara del 17 settembre (dalle 10 alle 22) e 18 settembre (dalle 10 alle 18). Questa edizione del campionato europeo per giovani fioristi è organizzata dalla Royal Union of Belgian Florists (KUFB/URFB), membro dell’associazione internazionale di fioristi Florint. Eurofleurs, come l’Europa Cup dei fioristi senior, intende stimolare l’artigianato floreale e promuovere il comparto del fiore al pubblico. Per chi vi partecipa è l’occasione di fare esperienza internazionale.
La competizione fra i fioristi prevede cinque prove sui seguenti cinque temi: 1) “I peccati di Adamo ed Eva” (la composizione floreale dovrà rappresentare Adamo ed Eva che non ce la fanno a resistere alla tentazione della mela); 2) “Quando i fiori incontrano la frutta” (la composizione dovrà rappresentare una torta che sia il fulcro di un grande buffet di dessert a un matrimonio); 3) “Matrimonio estivo indiano” (il design floreale dovrà incarnare i caldi raggi del sole e la bellezza di tarda estate o inizio autunno); 4) “Regina di frutta” (la composizione sarà una decorazione del corpo fatta di fiori e frutta per mostrare l'importanza del settore frutticolo per la città di Sint-Truiden). 5) “Un pezzo a sorpresa”.
Ecco nome e nazionalità dei giovani fioristi sfidanti: Christina Müglich (Fulda, Germania), Hidde Klink (Raalte, Olanda), Signe Margarete Evertz Forsberg (Skien, Norvegia), Kamil Leszek Lutostański (Rogóźno, Polonia), Brigita Klinar (Recica ob Savinji, Slovenia), Louisa Copper (Staffordshire, Regno Unito), Sören Van Laer (Bornem, Belgio), Iva Bouzková (Decín, Repubblica Ceca), Gábor Nagy (Vásárosnamény, Ungheria), Heli Haapatalo (Ikaalinen, Finlandia).
I biglietti costano 5 euro per gli adulti (da 26 anni in su) e 2 euro per i giovani (da 13 a 25 anni compresi), mentre sono gratuiti per i bambini (da 12 anni in giù).
Per ulteriori informazioni pratiche su come e dove acquistare i biglietti e su come raggiungere Sint-Truiden visitare questa pagina (http://www.eurofleurs2017.com/en/practical-info) del sito web di Eurofleurs 2017.

L.S.

Cronaca non musicale del concerto del 22 luglio a Firenze, con immagini e inserti divulgativi del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, “Botanica: l’universo vegetale fra scienza e musica”. Mancuso: «dare fuoco alle foreste è un crimine contro l’umanità» e mostrare la complessità e i «diritti» delle piante significa agire per la nostra sopravvivenza.

La scoperta nel 2016 di oltre 2 mila nuove specie di piante nel mondo fra cui un albero mai identificato prima in Gabon; il primo utilizzo emergenziale, dopo l’estate del 2015, del Deposito globale di sementi delle Svalbard (Global Seed Vault) da parte della Siria che ha ritirato una parte dei suoi semi (38 mila in 130 scatole) per far ripartire le coltivazioni distrutte dalla guerra; la denuncia che coloro che appiccano il fuoco alle foreste commettono veri crimini contro l’umanità.
C’è spazio per qualche notizia e richiamo all’attualità della cronaca nello spettacolo “Botanica: l’universo vegetale fra scienza e musica” che si è tenuto sabato 22 luglio sera a Firenze in piazza Ss. Annunziata nel contesto del MusArt festival. Uno show con elementi multimediali e di divulgazione scientifica che ha avuto per protagonisti il gruppo Deproducers (Vittorio Cosma, Riccardo Sinigallia, Gianni Maroccolo e Max Casacci) più il batterista Simone Filippi, il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso nei panni di se stesso come studioso della natura e strenuo difensore dell’ambiente, le proiezioni di immagini sincronizzate di Marino Capitanio e l’azienda di prodotti d’origine vegetale per la salute Aboca.
Botanica, un emozionante viaggio attraverso le proprietà e i comportamenti delle piante letti attraverso le lenti della rappresentazione musicale e dei concetti e le metafore della neurobiologia vegetale, quella disciplina scientifica in ascesa, ma ancora oggetto di qualche controversia nella comunità scientifica sul suo esatto statuto epistemologico, che «studia le piante come esseri cognitivi», per usare le parole di Mancuso, che ne è uno dei massimi esponenti con il suo laboratorio internazionale con base nel polo scientifico di Sesto Fiorentino dell’Università di Firenze: il LINV – International Laboratory of Plant Neurobiology. Un percorso artistico e scientifico contraddistinto da un chiaro e forte messaggio ambientalista: la centralità delle piante nel mondo naturale e della loro salvaguardia per la nostra sopravvivenza nel pianeta terra.
Dopo l’augurio del direttore generale di Aboca Massimo Mercati che attraverso lo spettacolo «si riesca a comprendere meglio come l’uomo in realtà non sia il dominatore del pianeta ma una parte integrante di un sistema molto complesso» e che dalla culla del Rinascimento «possa nascere un nuovo rinascimento dove l’uomo sia sì al centro ma nel rispetto del pianeta e nella prospettiva di uno sviluppo realmente sostenibile», si è aperto il concerto con le voci prima di Mancuso e poi di Sinigallia sopra un sottofondo musicale a elencare alcuni dei numeri e delle proprietà che riassumono il primato del vegetale nella natura.
Nel suo primo intervento senza musica Mancuso ha ribadito tale primato e ricordato altri record delle piante: dal fatto che tra il 97 e il 99 per cento, a seconda delle stime, della biomassa del mondo è vegetale (la percentuale restante è per due terzi costituita da insetti e i 7 miliardi di uomini rappresentano circa lo 0,01%) alla longevità delle piante, con il Pinus Longaeva Matusalemme che vive in California e ha oltre 4800 anni (ed è considerato l’albero e l’organismo vivente non clonale più vecchio del mondo, ndr), l’abete rosso scoperto in Svezia qualche anno fa con radici di più di 9500 anni (ma il tronco ne ha 600 perché si tratta di un albero-clone) e infine «la foresta di Populus tremuloides (pioppo tremulo) che è un unico organismo vivente, un organismo clonale che si riproduce sempre lo stesso e ha un’età che oggi è stata stimata essere di 80 mila anni […] 80 mila anni fa l’uomo di Neanderthal era ancora su questo pianeta […] tempi più prossimi alla geologia che alla biologia». Mancuso ha anche messo in evidenza il ruolo delle piante come base della vita: per la fotosintesi, ovviamente, attraverso cui si produce l’ossigeno che respiriamo, ma anche perché «tutto ciò che mangiamo è prodotto dalle piante» e perché «9 principi medicinali su 10 sono prodotti dalle piante».
Il secondo intervento di Mancuso è stato dedicato a una delle differenze fondamentali fra esseri animati e piante, l’impossibilità di spostarsi delle seconde, e a tutto ciò che è collegato a tale condizione. In primis, la capacità di sopravvivere ai predatori che vogliono mangiarle senza poter scappare, in quanto dotate di corpo privo di organi, i quali sono un punto debole da questo punto di vista, perché basta danneggiarli per mettere in crisi l’intero animale. Mentre alle piante «puoi asportare il 90% e continuano a sopravvivere» perché distribuiscono sull’intero corpo le funzioni che gli animali concentrano negli organi. «In altre parole – ha sintetizzato Mancuso - le piante vedono con l’intero corpo, respirano con l’intero corpo, digeriscono, sentono, ragionano, comunicano, memorizzano, imparano utilizzando tutto il corpo». Poi Mancuso ha concluso estendendo il confronto fra forme di organizzazione gerarchiche e piramidali (come gli animali dotati di cervello) e le organizzazioni distribuite in reti di nodi paralleli sul terreno delle tecnologie e nell’intera società.
Dopo un inserto musicale con la voce di Sinigallia a spiegare la struttura modulare delle piante e il fatto che il loro meccanismo di scambio di informazioni (segnali elettrici e sostanze chimiche) è diverso da quello del sistema nervoso animale, anche se ciò non impedisce l’esistenza di comportamenti intelligenti, è intervenuto di nuovo il prof. Mancuso, che ha toccato «una delle grandi scoperte della ricerca degli ultimi anni»: la capacità delle piante di produrre sostanze chimiche in grado di manipolare il cervello degli animali in modo che svolgano funzioni utili alla loro sopravvivenza, dalla protezione dai predatori alla nutrizione e alla riproduzione. Un esempio? «Un meccanismo di manipolazione portato avanti dagli agrumi e dal caffè» scoperto qualche anno fa. Vale a dire la capacità della pianta di arancio di «aumentare la quantità di caffeina nel nettare» o di diminuirla a seconda che l’impollinatore sia bravo o meno. «Le piante – ha commentato Mancuso - sono maestre della chimica. Per le piante le molecole chimiche sono ciò che per noi è il linguaggio. Le piante vivono in effetti in una natura che potremmo definire psicoattiva».
Il successivo tema affrontato è stato il Global Seed Vault, «un luogo di sicurezza e conservazione per i semi di gran parte delle piante esistenti, un hard disk organico, con i codici per ricostruire il patrimonio botanico del pianeta» che si trova «all’interno di una montagna di roccia arenaria nelle isole Svalbard a circa 1200 chilometri dal Polo Nord, 130 metri sopra il livello del mare, così da garantirne la sicurezza anche in caso di scioglimento dei ghiacci artici. La capacità di stoccaggio è 4 milioni e 500 mila semi: nessun personale permanente, tre sale blindate capaci di resistere all’esplosione o un conflitto nucleare. La temperatura è mantenuta tra -20 e -30 gradi centigradi, l’ambiente circostante impedisce comunque alla temperatura di salire oltre i -3,5 gradi centigradi garantendo la sopravvivenza dei semi per almeno 50 anni nel caso dei più deboli, come i girasoli, e fino a 2mila anni nel caso dei più resistenti, come il grano». Illustrata la notizia della recente richiesta della Siria di avere indietro i semi che aveva donato soltanto pochi anni prima, per far ripartire la propria agricoltura distrutta dalla guerra, Mancuso ha definito il GSV «una delle cose più intelligenti che abbia fatto l’umanità negli ultimi anni».
Il penultimo capitolo del percorso divulgativo del prof. Mancuso è stato rivolto ai movimenti delle piante, che non si spostano ma si muovono. E in più modi, come ha dimostrato un filmato del soffione o dente di leone, con i suoi 15 tipi di movimenti. Altro esempio in video una dionea che mangia una lumaca. E poi i girasoli che si muovono e giocano. «E lo so che è strano utilizzare un termine come giocare per le piante – ha osservato il professore - perché tutti i termini che descrivono dei comportamenti sono stati studiati per gli animali e quando poi noi li trasliamo al mondo delle piante un pochettino stridono. Però queste piante giocano perché una delle funzioni del gioco è quella di costruire le relazioni sociali e i girasoli sono piante sociali, che imparano a stare insieme quando sono piccole». E un altro argomento caldo nell’approccio alle piante della neurobiologia vegetale: la consapevolezza dell’ambiente. «Le piante sono consapevoli dell’ambiente che le circonda», basta vedere il «fagiolo Super Marconi studiato nel mio laboratorio – ha detto Mancuso sorridendo -  e così chiamato perché è un genio in effetti». Cosa fa? Percepisce la presenza di un palo a cui arrampicarsi e ci si dirige per raggiungerlo. «Come fa a sapere dove è il palo? Non gliel’ho detto io (quella sarebbe stata una scoperta ancora più grossa) lo sa di suo, è consapevole. Questa cosa qua quando noi la vediamo negli animali la chiamiamo consapevolezza».
La conclusione è stata tutta nel segno dell’ambientalismo e dell’ecologia. Prima alcuni dati: ogni giorno nel mondo si estinguono circa 1000 specie vegetali, di cui il 50% ci è sconosciuto; nelle foreste c’è quasi la metà di tutte le specie viventi del pianeta, ma ne distruggiamo ogni anno più di 10 milioni, equiparabili alla superficie dell’Inghilterra ecc. Poi Mancuso ha denunciato i piromani e tutti coloro che stanno dando fuoco a boschi e foreste da alcune settimane in Italia e all’estero come autori di crimini contro l’umanità, visto che «tirare giù le foreste vuol dire tirare giù ciò da cui dipende la nostra vita». Come evitare queste follie? Con la consapevolezza dell’«importanza delle piante», ma anche con qualcosa di un po’ più concreto: incominciare a parlare di «diritti alle piante». «Lo so che sembra una cosa ridicola … Sembrava ridicolo parlare dei diritti degli animali, dei diritti delle donne…  Ma i diritti alle piante non sono diritti per le piante … quello che serve è proteggere le piante e dare loro diritti perché sono diritti per noi … e servono per la nostra sopravvivenza».

Lorenzo Sandiford

Reportage in Olanda fra alcune delle aziende floricole che hanno aperto le porte agli operatori professionali della filiera florovivaistica dal 13 al 16 giugno 2017 in occasione dei Flower Trials. 

I Flower Trials 2017, che si sono tenuti dal 13 al 16 giugno scorsi nei territori olandesi di Aalsmeer e Westland e in quello tedesco di Rheinland Westfalen, hanno consentito agli operatori della filiera delle piante e dei fiori di toccare con mano le nuove proposte delle realtà più avanzate della floricoltura europea (e non solo). Una sessantina di imprese fra ibridatori di piante fiorite in vaso e da aiuola, in primis, ma anche produttori di piante, nonché ibridatori di fiori recisi.
Ecco una sintesi di alcune delle aziende che Floraviva ha visitato, intervistandone esponenti di spicco o responsabili comunicazione oppure i referenti per l’Italia, durante la sua missione della settimana scorsa insieme a un importante imprenditore floricolo pesciatino come Leonardo Bonini, assiduo frequentatore dei produttori e commercianti olandesi. L’esposizione che segue rispetta l’ordine cronologico con cui sono avvenute le visite e le relative interviste.
flower trials, floraviva, sakataLa prima visita è stata presso un «demo nursery» (vivaio di prove) dell’azienda giapponese Sakata, per usare l’espressione di Gill Corless, marketing manager di Sakata Ornamentals Europe, che ci ha ricordato che in realtà la loro sede e le loro serre europee si trovano in Danimarca, ma che usano questo vivaio per partecipare ai Flower Trials. «Sakata – ha detto Gill Corless – è un’azienda di ibridazione, una pura e indipendente azienda di ibridazione. Nel senso che non siamo affiliati a certi distributori, non abbiamo la nostra distribuzione, ma alleviamo e vendiamo semi e talee ai produttori di giovani piante e ai distributori». La manager di Sakata, alla nostra richiesta di segnalarci alcune delle loro novità a questi Flower Trials, ha risposto indicandoci le seguenti due nuove varietà. «La prima è BonDia, che in spagnolo significa “Buongiorno” e per noi significa anche “Buon Dianthus” – ha aggiunto -, visto che si tratta di una nuova serie di Dianthus: molto compatti, molto uniformi e molto molto facili da coltivare. La serie propone cinque colori, che possono essere facilmente composti in qualsiasi tipo di combinazione, come potete vedere. Per i produttori è molto facile, per i negozianti è altrettanto facile e poi il garofano è davvero apprezzato dai consumatori. Perciò pensiamo che avrà davvero successo nei garden center e fra i consumatori». L’altra introduzione segnalata da Gill Corless è una nuova varietà della serie Zinnia Profusion che si chiama “Zinnia Profusion Red”. «Questa serie di Zinnia – ha spiegato – è stata sul mercato per più di 15 anni e in questo periodo è stata premiata 4 volte da Fleurselect per nuove varietà introdotte nella serie e riconosciute come innovazioni dell’ibridazione. Ciò che è nuovo nell’ultima arrivata è che si tratta del primo esempio di questa serie di zinnie ibride che è davvero rosso e che resta rosso anche nel caldo e in ambienti dell’Europa meridionale».
floraviva, flower trials, kp hollandLa seconda tappa si è svolta presso Kp Holland, grande azienda familiare olandese che ha 67 anni di attività alle spalle, dal momento che è stata fondata da Jan van der Knaap nel 1950. Come ci ha spiegato il direttore generale Aad van der Knaap, «siamo un’azienda speciale, poiché facciamo da un lato attività di ibridazione, ma anche produzione di piante. E l’aspetto positivo di ciò è che dai nostri addetti alle vendite possiamo cogliere i trend del mercato: li traduciamo alla nostra area di ibridazione ed essa lavora infatti su nuove varietà che si adattano ai nuovi trend. Ma prima che queste nuove varietà entrino sul mercato le testiamo nella nostra area di produzione, perché non tutte le novità sono buone abbastanza per essere spedite in Cina, Brasile, Stati Uniti o Italia». La genetica di Kp Holland, ci ha risposto il direttore, «viene venduta in tutto il mondo». Che assortimento di piante caratterizza questa azienda di Naaldwijk? «Il nostro focus è su 3 tipi di prodotti in vaso: Kalanchoe, Spathiphyllum e Curcuma». Ecco alcune delle nuove riguardanti i primi due generi di piante che ci ha illustrato Aad van der Knaap: alcune con il nome in quanto già sul mercato, altre solo numerate poiché non ancora uscite, ma, ci ha detto il direttore, «tutte le varietà esposte tra le novità arriveranno sul mercato entro 1 anno». Mostrandoci la prima Kalanchoe, una pianta bicolore rosso-arancione tra i 6 e i 15 cm non ancora sul mercato, ci ha chiesto «vi rende felici? Questa è la ragione principale per cui la gente compra fiori e piante: perché danno felicità». Di una Kalanchoe Purple della serie Taranta ha sottolineato invece l’ombrello di fiori, mentre di un’altra bicolore giallo-arancione ancora da uscire (Kalanchoe KA – 1541) «il bilanciamento tra le foglie compatte e l’ombrello dei fiori». «In generale – ha rimarcato – nelle nostre ibridazioni cerchiamo l’equilibrio perfetto fra la quantità di fiori e la dimensione dei fiori e delle foglie». Riguardo alle piante Spathiphyllum, Aad van der Knaap ha evidenziato due esempi di aspetti che stanno cercando di migliorare: a) la capacità di riempire il vaso con colori intensi e steli corti, come succede nel caso della varietà “Romeo Cupido”; ma soprattutto b) varietà di piante, come “Puro Cupido”, che non producano il polline e i suoi effetti negativi secondari.
floraviva, flower trials, syngentaPoi è stata la volta di Syngenta FloriPro Services, dove abbiamo incontrato Alexander Ern, Campaign Manager di questa divisione dell’azienda tedesca. «FloriPro Services fa parte di Syngenta, che è una grande impresa impegnata anche nell’agribusiness – ha esordito Alexander Ern -. I fiori sono una piccola parte, ma importante e simpatica al consumatore finale. Svolgiamo la nostra attività in Europa e anche negli Stati Uniti e in Giappone. Abbiamo tanti clienti in tutto il mondo». Quale assortimento di piante? «La nostra offerta consiste in semi, talee, abbiamo piante in vaso, talee di annuali, semi di annuali, abbiamo talee e semi di perenni, e abbiamo anche alcuni ortaggi». Il manager di Syngenta FloriPro Services si è soffermato in particolare su una novità di questa edizione dei Flower Trials: «la nostra principale introduzione è la serie di gerani Calliope, nel senso che Calliope annoverava in passato 10 varietà e adesso espandiamo l’assortimento a 33 varietà. Si tratta di un Pelargonium interspecifico frutto dell’ibridazione di tre differenti tipi di geranio: Perlargonium zonale, Pelargonium peltatum e un originale Pelargonium antico. Da questi tre tipi abbiamo tirato fuori il meglio di essi e la sua performance è straordinaria». Fra gli elementi salienti del nuovo concept di Calliope l’uso obbligatorio di un fertilizzante a lungo termine, che facilita la vita ai clienti inesperti e favorisce la durata delle piante. «Non abbiamo nomi speciali per le varietà di Calliope – ha precisato Ern -, l’importante è che il consumatore sappia che si tratta della serie Calliope». Tra le varietà di Calliope, la più attraente al momento pare essere quella di colore rosso Bourdeaux, molto intenso e scuro.
giuntoli, deliflor, floraviva La quarta visita è stata presso il gruppo Beekenkamp Deliflor. Qui a farci da guida è stato Antonio Giuntoli, responsabile per l’Italia insieme al collega Mario Nannini di Deliflor, azienda specializzata nel comparto “crisantemi da fiore reciso”. «Abbiamo i nostri rivenditori in Italia – ha spiegato Giuntoli - e seguiamo le aziende che producono e che hanno la licenza delle nostre piante madri, perché in Italia abbiamo tre, quattro aziende molto importanti, in Italia abbiamo aziende leader del settore del crisantemo. Parlo ad esempio di Mediterranea Fiori, che è in Sicilia ed è leader oggi in Europa per la produzione di crisantemi da fiore reciso per tutto l’anno: sono nostri clienti e hanno la licenza di coltivare le nostre varietà». Date loro le talee? «No – ha risposto Giuntoli -, abbiamo delle aziende clienti a cui diamo le talee in erba, loro le radicano e producono i fiori recisi. Mentre altre che hanno la nostra licenza hanno le loro piante madri e a noi pagano una royalty». Queste seconde hanno la vostra genetica e basta? «Sì». Riguardo all’assortimento di crisantemi di Deliflor, Giuntoli ha detto che fanno tantissimi tipi di crisantemi da fiore reciso: «dai crisantemi spray per tutto l’anno, cioè per 52 settimane, alle varietà che sono principalmente per le festività dei santi e dei morti, quindi stagionali». Quali novità quest’anno? «Innanzi tutto una che si chiama Magnum, che è un bianco a palla, a fiore molto grande, che sta sostituendo tutte le vecchie varietà. E’ il secondo anno che è sul mercato e sta avendo un successo enorme. Quest’anno abbiamo presentato anche il giallo, quindi avremo entrambi i colori bianco e giallo, che oggi rappresentano l’80/90% della produzione italiana di crisantemi da fiore reciso…». Come mai tanto successo? «Perché è una palla enorme, è molto più resistente rispetto ad altre vecchie varietà che ormai anche come genetica cominciavano a perdere colpi, per via della percentuale di scarti nella coltivazione e di problemi con gli insetti e i funghi…». E durano di più anche una volta recisi? «Esatto». Altre novità sono i crisantemi della serie “Around the world”, fra cui «un rosso nuovo a margherita, che si chiama Haiku, che è veramente molto bello, fiore grande, centro verde, ed è una varietà molto tecnica, quindi ha un risultato del 100% nella coltivazione, senza problemi di foglia, cioè foglia sempre verde, e ha una durata molto interessante nel frigo e anche poi al consumatore finale». Della stessa serie il crisantemo Himalaya, di color bianco ghiaccio: «una novità che sta prendendo forza sul mercato italiano». Giuntoli ci ha infine mostrato il sistema robotico con cui vengono piantate nei cubetti di torba per la radicazione le talee provenienti dai vivai africani di Deliflor. Nel reparto di radicazione prima ci lavoravano oltre 100 dipendenti, adesso meno di 20, perché fa quasi tutto il sistema robotico.
dummen orange, floraviva, flower trialsLa penultima tappa del nostro viaggio nei Flower Trials è presso Dümmen Orange, una delle aziende leader nell’ibridazione e sviluppo di fiori recisi, piante in vaso, da aiuola e perenni. Qui il tema dell’anno era “Let’s flower the future together” (facciamo fiorire il futuro insieme), da leggere sullo sfondo del claim aziendale “uniting the world through the language of flowers” (unendo il mondo attraverso il linguaggio dei fiori). Al centro dell’allestimento uno spazio dedicato ai trend del settore. Il primo è “Botanic vibes” (vibrazioni botaniche), definito “a romantic style with a vintage touch” (uno stile romantico con un tocco vintage). Il secondo trend identificato da Dümmen Orange è “Scandinavia vibes” (vibrazioni scandinave), descritto come “A natural, modern style characterized its neutral color palette” (uno stile naturale e moderno caratterizzato dalla sua neutrale gamma di colori), in cui rientrano vasi monocolore e colori quasi pastello. Terzo, il trend “Future vibes” (vibrazioni del futuro), definito “A modern trend inspired by minimalism and funky shapes” (un trend moderno ispirato dal minimalismo e dalle forme funky), che è focalizzato su un modo differente di far crescere i fiori, per cui ad esempio i bouquet sono concepiti diversamente da come li vediamo oggigiorno. Ultimo trend selezionato quest’anno è “City vibes” (vibrazioni di città): entro 50 anni più del 65 per cento delle persone vivranno in aree urbane e saranno alla ricerca di modi creativi di decorare i loro spazi interni ed esterni. Fra tali modi, ad esempio, l’esposizione di piante attraverso giardini verticali e poi la ricerca di colori molto forti, capaci di dare vita a piccoli spazi. Due le nuove varietà che ci sono state segnalate: una delle ultime aggiunte è “Brocade Fire Night”, una serie di Pelargonium zonali molto compatti, e “Calanday Sublime Discodip”, una Kalanchoe della serie Calanday Sublime che è già sul mercato.
floraviva, flower trials, florensis,Ultima azienda visitata è stata Florensis, dove abbiamo parlato con Raul Moras, responsabile vendite Southern Europe di Florensis Italia. «La nostra – ci ha detto - è un’azienda familiare che ha una storia ormai di 75 anni e nacque come azienda nella distribuzione e propagazione di semi, ma fin dagli inizi cominciò la produzione di giovani piante. Siamo specializzati nella produzione di giovani piante in alveolo sia da seme che da talea. Le gamme che copriamo vanno dai segmenti tradizionali delle annuali da seme e delle annuali da talea, piante da vaso tipo il ciclamino e quant’altro, e un ampio assortimento di perenni». In evidenza al centro dell’allestimento espositivo il marchio Toscana, «che in realtà è il nome di una serie di gerani che abbiamo iniziato a ibridare diversi anni fa, ed è il nostro fiore all’occhiello come assortimento di piante da vaso e da balcone. Sotto il brand Toscana racchiudiamo sia le serie di gerani peltatum e zonale che anche gli ultimi interspecifici che stanno arrivando». Come fu scelto il nome Toscana? «Perché il geranium – chi risposto Raul Moras - è ormai una pianta riconosciuta come d’uso Mediterraneo più che altro. Il nome è stato scelto nel Nord Europa e, come sapete, nel Nord Europa hanno un debole per noi italiani». Come mai lo mettete ancora al centro dell’esposizione? «Perché è un anno in cui stiamo riproponendo in modo diverso l’assortimento di gerani, dato che abbiamo acquisito un’altra azienda con delle linee genetiche…» Come si chiama? «Endisch… quindi abbiamo acquisito l’ibridazione di Endisch e ampliamo la nostra offerta sui gerani». Che cos’altro ci vuole segnalare tra le tante novità? «Ha detto bene, sono tante. E’ meglio andare un po’ per specie. Quindi partiamo dalle Calibrachoe, dove abbiamo una serie compatta che quest’anno passa a 11 colori, anche sulle petunie abbiamo un ampliamento di gamma con la segmentazione compatte, medie e vigorose. Sulle perenni, dove lavoriamo moltissimo, abbiamo quattro varietà di lavande, quindi adatte anche per il mercato italiano. Sulle salvie da aiuola, la Sensation, che è la nostra salvia più conosciuta, ha dei nuovi colori che si aggiungono. Sulle dimorfoteche, che si prestano molto bene in Italia come piante da vaso per inizio primavera, ci sono dei colori nuovi, questa gialla e blu è stata vincitrice a FleuroSelect due anni fa». Qualche altra novità? Che cosa è quella serie chiamata Popstar? «Il Popstar è una Phlox paniculata da utilizzare sia come pianta da vaso che come pianta da bordura per il segmento estivo, cioè una pianta che regge bene il caldo. Quindi per il nostro clima mediterraneo è sicuramente una pianta…» C’era già? «No, la Phlox Popstar è una novità di quest’anno: una serie tutta nuova con cinque colori diversi».
 
Redazione

Il ministro delle politiche agricole Martina a Pistoia a un incontro col mondo del vivaismo per la campagna elettorale delle amministrative ha annunciato sui contratti di filiera 60 milioni in conto capitale e 200 in conto interessi che mobiliteranno mezzo miliardo di risorse. Promesso un nuovo percorso per portare a compimento l’operazione “bonus verde”. 

«Io con il mondo del vivaismo di queste terre ho un lavoro costante e quindi non vengo qui a caso improvvisamente. Noi ci confrontiamo ormai da tre anni a questa parte, abbiamo affrontato alcuni temi insieme, penso ad esempio ad alcuni fenomeni che abbiamo dovuto gestire in fase emergenziale, Xylella e non solo. Abbiamo ragionato e stiamo ragionando da tempo su alcuni interventi di accompagnamento al settore per valorizzarne sempre più la prospettiva. Penso a tutto il tema del bonus verde che non siamo ancora riusciti a realizzare, ma che abbiamo in animo di continuare a preparare anche per le prossime scelte economico-finanziarie che il Paese dovrà fare. In generale credo che dobbiamo garantire a questo settore attenzione e sostegno. Dobbiamo lavorare adesso su alcuni temi di tutela del florovivaismo italiano, di promozione, in particolare sui mercati internazionali, e di massima attenzione soprattutto per quel che riguarda lo sviluppo di alcuni percorsi legati alla ricerca e alla promozione. Siamo qui anche per fare il punto su questo».
Si è presentato così, con questa dichiarazione ai giornalisti che erano presenti, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina intervenendo oggi a Pistoia a sostegno di tre candidati a sindaco del proprio partito, in tre Comuni del territorio provinciale pistoiese fra cui il capoluogo, alle prossime elezioni amministrative. L’incontro, nella patria del vivaismo ornamentale, era rivolto infatti al «settore vivaistico, agricolo e forestale». E durante la sua relazione il ministro Martina ha fatto anche un annuncio preciso e una promessa su due temi che stanno molto a cuore al settore florovivaistico.
«Sui contratti di filiera – ha detto Martina rivolgendosi ai rappresentanti delle associazioni di categoria agricole e vivaistiche presenti  – entro una settimana, dieci giorni editeremo la circolare di riferimento su cui si baseranno tutti i bandi di filiera. E questo interessa, per il potenziale di investimento che si può sviluppare, anche il vivaismo. In tutto, cioè per tutta l’agricoltura, saranno investiti circa 60 milioni di euro di risorse in conto capitale e circa 200 milioni in conto interessi, con la capacità di mobilitare risorse complessive intorno a mezzo miliardo di euro. Investimenti che possono consentire un salto di qualità organizzativo e imprenditoriale in molti comparti. A questo territorio chiedo di confermare la propria leadership anche nell’utilizzo di questi strumenti di sostegno che metteremo a disposizione». 
Riguardo invece alle agevolazioni fiscali per opere a verde private, come la realizzazione o riqualificazione di giardini, Martina ha ribadito quanto anticipato ai giornalisti prima dell’incontro: «dobbiamo affrontare per tempo gli strumenti di incentivazione del florovivaismo, a cominciare dal bonus verde. In passato ci abbiamo lavorato entro finestre temporali troppo corte per far maturare i percorsi legislativi necessari. Da ora a settembre, anche in virtù dei provvedimenti governativi, dovremo trovare una via percorribile per arrivare all’approvazione degli incentivi dei progetti a verde».
Martina, dopo aver ricordato quanto già fatto in passato al governo in materia di imposte agricole (taglio dell’Irpef sulle rendite catastali dei terreni agricoli, ndr), con notevoli vantaggi anche per le imprese vivaistiche del distretto pistoiese, ha affermato che il florovivaismo ha «forse superato la fase più critica e sta guardando con più fiducia alla fase che si è aperta: il settore deve essere accompagnato scommettendo su qualità, innovazione e internazionalizzazione. Come Mipaaf dobbiamo rafforzare i caratteri distintivi del florovivaismo italiano sui mercati internazionali. Abbiamo affrontato con tutte le attenzioni necessarie il caso Xylella, dimostrando, anche nel rapporto con Paesi esteri, che quanto è successo in Puglia è rimasto circoscritto, evitando così ripercussioni negative in altri territori, fra cui anche quello importantissimo del distretto pistoiese. Questo è un risultato che non era scontato».
 
Lorenzo Sandiford

stelle di natale, floraviva

All’incontro di aggiornamento “Star Academy” dell’azienda floricola Andreas Psenner, lo scorso gennaio, consigli sulla corretta coltivazione delle poinsettie e su come applicare la difesa integrata dalla mosca bianca, ormai debellata nell’azienda altoatesina. Rampinini sulla buona coltivazione di stelle di Natale e sugli obblighi di legge. Kuhnle: la lotta integrata costa solo un 10% in più e ci sono altri vantaggi. Disparità di vedute sulle prospettive di stelle di Natale biologiche certificate. [foto di Bonini Piante]

Come coltivare le stelle di Natale affrontando nella maniera corretta tutte le fonti di rischio, in primis le mosche bianche attraverso la difesa integrata, e raggiungere la massima qualità? Come capire se la propria azienda floricola è davvero pronta ad adottare una lotta integrata su larga scala, con al centro l’uso sistematico di insetti utili, e come impostare una strategia di difesa fatta di prevenzione, mezzi fisici, prodotti chimici, lotta biologica e monitoraggio? Qual è la differenza di costo fra lotta integrata e trattamenti tradizionali? E che prospettive ha l’ulteriore balzo in avanti nell’eco-sostenibilità di produzioni di poinsettie biologiche certificate?
Sono gli argomenti principali affrontati a inizio di quest’anno durante l’incontro di aggiornamento professionale “Star Academy” organizzato dall’impresa floricola di Bolzano Andreas Psenner presso l’Hotel Four Points by Sheraton di Padova. A trattare tali questioni sono intervenuti un esperto consulente come l’agronomo Giorgio Rampinini (con la relazione “Consigli tecnici sulla coltivazione delle stelle di Natale e problematiche della stagione 2016: la mosca bianca”), Francesco Lavagnoli di Koppert (“Difesa fitosanitaria su Poinsettia”), il direttore tecnico di Psenner Michael Kuhnle (che ha illustrato la strategia di difesa seguita, con successo visto che dal 2013 la mosca bianca non c’è più nelle serre di Bolzano e Caldaro) e uno dei titolari, Robert Psenner (che ha tra l’altro presentato la gamma di stelle di Natale del catalogo 2017).
A Giorgio Rampinini abbiamo chiesto dopo la fine dell’incontro di riassumerci i tre consigli principali per una buona coltivazione della poinsettia. «Non è facile ridurre la coltivazione della Poinsettia a due o tre consigli – è stata la sua risposta -. Teniamo presente che, essendo una coltura estiva, necessita di un controllo accurato della climatizzazione, quindi dell’ombreggio e delle temperature. E poi la fase finale, che è quella che determina l’aspetto estetico della pianta e quindi il suo valore sul mercato avviene invece in condizioni climatiche sfavorevoli perché è autunno-inverno, per cui abbiamo giornate corte, tempo nuvoloso e freddo. Quindi è combinare le due cose che è difficile. Per il resto un buon terriccio di partenza e una normale cura assicurano il risultato. La coltivazione non è poi così difficile. Le difficoltà vengono casomai dalle patologie, cioè dal controllo delle infestazioni di mosca bianca, che sono il problema principale da una ventina d’anni». E a proposito dell’efficacia della difesa integrata e della sua obbligatorietà per legge in Italia, così ci ha riassunto quanto di fatto richiesto dalla normativa: «coltivare in modo che la pianta sia robusta, con uso sostenibile dell’acqua e dei concimi. Ragionare per fare i trattamenti in base a dei principi scientifici, cioè in relazione alle soglie di intervento e alle epoche in cui esce il parassita (che è una cosa che si applica in viticoltura e frutticoltura, ma in floricoltura è molto più difficile). Usare mezzi fisici e biologici prima del prodotto chimico. Poi usare finalmente il prodotto chimico…». Cioè prima vanno usati gli insetti utili? «Prima va usata la lotta biologica e anche i mezzi fisici, dove si può, cioè isolare e impedire la diffusione del patogeno o parassita e poi usare i mezzi chimici da ultimo. Infine controllare il risultato della lotta. Quindi la chimica deve essere l’ultimo passo. Però non si improvvisa nella lotta biologica e nella difesa fisica. Ci vogliono degli investimenti e ci vogliono delle conoscenze…».
Per il direttore tecnico di Psenner Michael Kuhnle il primo requisito dei floricoltori per adottare con successo la lotta integrata «è l’essere convinti che la lotta integrata funziona. Questa è la base, perché in questo modo possono convincere anche i loro collaboratori. Altrimenti non può funzionare». «Poi – continua Kuhnle - l’igiene è molto molto importante, quindi lavorare nel pulito nelle serre e anche all’esterno. Terzo, controllare che le piante giovani arrivino senza mosca bianca, senza parassiti. Inoltre fare monitoraggi regolarmente nelle colture per vedere se la popolazione sta aumentando o no. Noi siamo arrivati a 0% di mosca bianca nelle serre». E quanto costa la difesa integrata rispetto ai trattamenti tradizionali? «La differenza c’è – dice Kuhnle - ma non è così grossa come magari pensava qualche cliente. E’ vero che il prodotto è più costoso nella lotta biologica e che gli insetti utili costano di più della lotta chimica. Però ci vuole molta più manodopera nell’applicare la lotta chimica. Perciò, facendo i conti della manodopera e del prodotto, esce fuori che la lotta biologica costa un 10% in più, che non è tanto. E poi si può usare questa scelta nel marketing», nel senso di comunicare che le piante sono prodotte quasi senza uso di chimica per venderle magari «a un prezzo un po’ più alto». Inoltre ci sono altri vantaggi: «meno rischi di bruciature, che la lotta chimica ogni tanto causa, e più organizzazione nelle serre. Posso distribuire i predatori anche se le persone stanno lavorando dentro le serre e ho il vantaggio che la pianta è più sana, non intossicata con prodotti chimici. Quindi forse alla fine si fa pari».
Interessanti le risposte che ci sono state date nell'occasione sulle prospettive di produzioni di vere e proprie poinsettie biologiche certificate. L’indicazione più ottimistica su questo fronte è stata quella di Michael Kuhnle, che ha sì spiegato che fare il salto verso il bio significherebbe «usare concimi biologici e non più quelli chimici che si usano adesso» ed «evitare nanizzanti, per cui lavorare di più sulle varietà di stelle compatte, che non ne hanno bisogno», ma ha affermato che si tratta di «una cosa fattibile in futuro» dal punto di vista tecnico. Fra quanto? «Ci vorranno magari 4 o 5 anni – dice - però ci si può arrivare». Il mercato lo chiede? «Il nord Europa già lo chiede, in Italia magari arriverà un po’ più in ritardo, ma arriverà anche qua». D’accordo con Kuhnle su quest’ultimo punto Giorgio Rampinini, per il quale «tutto quello che è bio è richiesto». Ma più cauta e ricca di distinguo è la sua risposta quando gli si domanda di spiegarci cosa comporterebbe il passo verso il biologico. Innanzi tutto premette un concetto spesso trascurato dall’opinione pubblica: con il biologico «rimane sempre il problema che se una pianta viene attaccata da un parassita, può produrre al suo interno delle tossine, che sono appunto tossiche e nessuno sa cosa facciano esattamente all’uomo. Quindi il bio deve essere fatto in un certo modo perché altrimenti la pianta che si ottiene può essere più tossica di una a cui hai applicato certi antiparassitari chimici, dato che se la lotta chimica normale viene fatta in maniera ponderata e accurata e con coscienza e si rispettano i tempi alla fine il prodotto non ha residui dentro». Precisato ciò, Rampinini è dell’avviso che «bisogna imparare prima a fare bene la lotta integrata. Poi ci si rivolgerà al bio, perché è vero che il biologico è una salvezza, perché i prodotti bio sono venduti più cari e uno riesce a portare a casa un po’ più di soldi. Però se la si fa bene la lotta bio costa di più di quella chimica e anche di quella integrata. Quindi bisogna fare i conti bene, perché la differenza di prezzo di vendita fra prodotto tradizionale e prodotto bio non è poi così ampia, 15-30% al massimo in più per il secondo». Ecco infine il punto di vista dell’imprenditore, Robert Psenner: «la stella biologica o in generale un prodotto biologico è un prodotto certificato con tanti controlli: si parte dal terriccio, dal substrato, i fitofarmaci non sono permessi per niente, i nanizzanti non sono permessi, ecc. Inoltre, prima di fare una stella biologica, dobbiamo chiederci quale motivazione ha, visto che non è un alimentare. Invece nella lotta integrata parliamo di un minimo possibile di trattamenti chimici col massimo di predatori. La lotta integrata consente di fare un bel prodotto e ha un senso, perché si riesce a risparmiare dei soldi, facendo un prodotto in cui per il cliente finale non ci sono più residui chimici dentro. Per una pianta la lotta integrata è il massimo che si può fare per essere al cento per cento sicuri di consegnare un prodotto esteticamente perfetto, mentre col biologico è difficilissimo».
 
Lorenzo Sandiford