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La visita dell’assessora regionale all’agricoltura Stefania Saccardi il 19 febbraio a due aziende socie di Confcooperative: a Pescia a Flora Toscana,

Fiori italiani anemoni

Cia – Agricoltori italiani e Asproflor invitano ad acquistare come doni di San Valentino bouquet di fiori made in Italy. Il 90% delle rose arriva da Africa e Sud-America con alti consumi per viaggio e frigoriferi, mentre i fiori italiani, come anemoni e ranuncoli, sono più ecologici e hanno costi abbordabili. Cia: San Valentino vale circa il 10% del fatturato annuo della filiera del fiore e nel 2021 atteso giro d’affari da 80 mln di euro in Italia. Confagricoltura consiglia di combinare fiori e prodotti enogastronomici in un fine settimana in agriturismo. Mentre Cia Toscana Centro spinge per il mazzo di fiori made in Tuscany, dove si concentra «il 13% del mercato floricolo nazionale». 


Le associazioni di categoria agricole e del florovivaismo unite nell’invito ai cittadini a donare fiori e piante italiani a San Valentino, momento dell’anno importantissimo per l’attività dei floricoltori e dei fioristi.
Ha cominciato Coldiretti l’11 febbraio con il richiamo a una sorta di mobilitazione all’acquisto di prodotti florovivaistici nostrani (vedi), hanno proseguito fra ieri e oggi Cia – Agricoltori Italiani e Asproflor con inviti più specifici alla scelta di mazzi di fiori prodotti in Italia, sia per ragioni economiche che di sostenibilità ambientale. E la Cia Toscana Centro ha ristretto ulteriormente il raggio d’azione dell’invito al bouquet sostenibile made in Tuscany, visto che la Toscana «vale il 13% del mercato floricolo nazionale», grazie in particolare al distretto di Pescia e Lucca. Confagricoltura nel frattempo, oltre a invitare a esprimere il proprio amore ai partner con i mazzi di fiori, ha suggerito di farlo nel contesto campestre di agriturismi assaporando i nostri prodotti enogastronomici.
«Un bouquet di fiori locali – hanno ricordato da Cia - è sicuramente più fresco e profumato rispetto alle tradizionali rose e orchidee in arrivo al 90% da Equador, Colombia, Kenya, Etiopia Taiwan, che, oltre ai giorni di viaggio, hanno alle spalle una lunga conservazione nelle celle frigorifere, provenendo da climi caldi, in Paesi dove il basso costo della manodopera non rende più competitiva la produzione europea di questi fiori. Il nostro prodotto locale viene, invece, incontro sia alla sostenibilità ambientale (non c’è uso indiscriminato di fitofarmaci come nei Paesi extra-Ue) che a quella economica: costo medio al dettaglio, 15 euro a bouquet». Fiori consigliati da Cia per i bouquet made in Italy: anemoni, ranuncoli, lilium, papaveri, gerbere e poi calendule, bocche di leone, garofani e fresie, con l’aggiunta di fronde verdi per l’addobbo. 
Sulla stessa linea d’onda Asproflor, secondo cui se «uno dei simboli della festa di San Valentino è la rosa rossa, fiore di provenienza keniota e peruviana», negli ultimi anni si nota «una novità nelle vendite in occasione di questa ricorrenza: al posto del classico fiore rosso si preferisce regalare bouquet composti da fiori di stagione, come primule, amarillis, ginestre, anemoni e ranuncoli. Questo cambiamento è significativo dal 2013 in poi: la diminuzione della vendita di rose infatti è netta. Ciò che è costante è la scelta di donare fiori, simboli di bellezza e di gentilezza, che generano anche benefici all’interno dei rapporti sociali». «Emerge un mutamento nelle scelte di consumo – ha dichiarato il presidente di Asproflor Sergio Ferraro – La nostra ricerca, effettuata presso i garden center e i punti vendita dei nostri associati, evidenzia un calo di prenotazioni per quanto riguarda le rose rosse, certamente da ricondurre alla provenienza». In questo periodo dell’anno, infatti, la rosa viene importata da Stati come il Kenya, il Perù e l’Etiopia: il suo costo va da 1,20 euro fino a 3,50 euro a stelo, tramite il mercato olandese. Tra l’altro, osservano ad Asproflor, «con questo mutamento e la crisi dei consumi, causata dalla pandemia nelle vendite dei fiori, l’azienda keniota che produceva circa 8 milioni di steli di rose all’anno ha convertito la sua produzione in prodotti alimentari: si va dai fagioli al mais, passando per le cipolle e le patate». Il presidente Ferraro e il vicepresidente Franco Colombano propongono quindi di acquistare prodotti italiani e di stagione ricordando che «l’Italia oggi è ai primi posti in Europa per la produzione di ranuncoli ed anemoni, piante da giardino e piante mediterranee. La produzione di piante in vaso era aumentata dell’8,9% e le piante da vivaio del 3,3% nel 2019, prima che scoppiasse la pandemia e che nel 2020, in sole sei settimane, il mercato europeo perdesse 4 miliardi di euro, di cui 1 miliardo riguardante i fiori recisi (fonte Union Fleurs)».
Ma quanto può incidere l’acquisto di bouquet italiani a San Valentino nei bilanci delle aziende della filiera florovivaistica italiana? Di che boccata di ossigeno stiamo parlando? Un’idea la dà Cia nazionale: nella giornata di San Valentino «si realizza, abitualmente, il 10% del fatturato annuo di produttori e commercianti». E «in queste settimane c’è cauto ottimismo nei distretti più importanti di Pescia e Imperia, dove si è registrato un calo degli ordinativi inferiore alle attese (-15% rispetto al passato)». Inoltre «la contrazione della produzione internazionale dovuta alla pandemia ha favorito il fiore reciso italiano, diminuendo del 10% l’import estero». Tutto considerato, Cia «stima, dunque, per questo San Valentino la vendita di 25 milioni di fiori, con un giro d’affari di 80 milioni e una spesa media pro-capite pari a 30 euro». 
Il florovivaismo nel nostro Paese, ricorda Confagricoltura, «rappresenta quasi 3 miliardi di euro di fatturato, 30 mila imprese ed oltre 100mila addetti» (includendo naturalmente, come precisa Asproflor, pure chi si occupa di «produrre vasi, terricci, concimi e semi»). E quindi garantisce un contributo rilevante in termini di crescita ed occupazione, senza dimenticare, sottolinea Confagri, «i benefici che i nostri vivai generano per l’ambiente e l’ecologia», la qualità della vita e le prospettive di salute del pianeta.


L.S.


Stefania Saccardi

Il presidente Giani ha scelto Stefania Saccardi (Italia Viva) come vice presidente e assessora all’agricoltura. Brunelli (Cia Toscana) chiede «tempi rapidi per risolvere i problemi più urgenti: emergenza ungulati, eccessiva burocrazia, impatto della crisi Covid sui redditi». Neri (Confagricoltura Toscana): «interventi urgenti sui predatori e ungulati con risarcimenti certi e sostenere le imprese verso norme di tutela ambientale graduali e sostenibili». Due giorni fa Coldiretti Toscana aveva chiesto al Consiglio regionale «l'istituzione dell'assessorato agroalimentare», più centrato sulle intere filiere, e sottolineato che in Toscana la Covid ha causato un calo del 37% del fatturato agroalimentare, con florovivaismo, agriturismo e lattiero-caseario a -80% nei tre mesi più bui.


Un’assessora all’agricoltura che è anche vice presidente della Regione e che milita nelle forze di Italia Viva, lo stesso partito della ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova. E che per di più ha molta esperienza politica, anche se non in particolare nel settore agricolo.
Può essere inquadrata così, nell’ottica agricola di Floraviva, la scelta del neo presidente della Regione Toscana Eugenio Giani di puntare su Stefania Saccardi per la vice presidenza e per l’assessorato «all’agro-alimentare, alla caccia e alla pesca». Del 1960, avvocata, è considerata una renziana fedelissima, ma anche capace di non farsi schiacciare dalla personalità di Matteo Renzi e di tenergli testa quando serve, come ha osservato oggi il Corriere Fiorentino. A lei vanno, specifica il comunicato stampa della Regione, «le deleghe all’agricoltura, con il sostegno alle imprese e alle produzioni agricole e zootecniche, lo sviluppo rurale, le foreste, la caccia, pesca e agriturismo e le politiche per la montagna, Toscana diffusa: aree interne».
Così descriveva sé stessa nel suo sito web in vista delle elezioni regionali: «sono stata vicepresidente di Avvocatura Indipendente, vicesindaco a Campi Bisenzio e assessore al lavoro alla provincia di Firenze. Successivamente, sono stata eletta in Consiglio comunale a Firenze, nella lista del PD, ho ricoperto il ruolo di vicesindaco e di assessore al welfare. Welfare e salute sono sempre state le mie priorità, sono stata presidente della Società della Salute di Firenze e, dal 2013 al 2015, vicepresidente della Regione Toscana, per poi essere riconfermata assessore regionale al Diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria nella decima legislatura».
Come hanno reagito alla notizia le associazioni di categoria agricole, con quali richieste? 
Il presidente di Cia Toscana Luca Brunelli ha chiesto innanzi tutto: «operatività e tempi rapidi per risolvere i problemi più urgenti dell’agricoltura toscana, dall’emergenza ungulati, all’eccessiva burocrazia, al reddito della aziende agricole aggravato dalla crisi Covid». A tal fine, oltre a congratularsi con la neo assessora Saccardi e a farle gli auguri di buon lavoro, come al resto della Giunta e a tutto il Consiglio regionale, ha manifestato la propria disponibilità alla concertazione. «C’è bisogno di tavoli di confronto, di un dialogo costante e propositivo con il mondo associativo e con chi è in prima linea in un settore come l’agricoltura – ha sostenuto Brunelli - che vale molto di più del semplice dato del Pil della Toscana, se pensiamo al paesaggio e ai prodotti agroalimentari della Toscana un vero motore per tutta l’economia turistica; alla tutela ambientale grazie alla presenza degli agricoltori nelle aree rurali, fondamentale per la salvaguardia del territorio e per prevenire il dissesto idrogeologico; senza dimenticare il ruolo sociale e dei servizi nelle aree cosiddette periferiche». Inoltre ha sintetizzato tutta una serie di miglioramenti procedurali e amministrativi a suo parere indispensabili per facilitare l’attività imprenditoriale degli agricoltori.
Anche per il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri tra le richieste più urgenti vi sono la semplificazione dei processi amministrativi e la riduzione della burocrazia, insieme «ad un intervento urgente ed efficace contro i predatori e gli ungulati, diventati  ingestibili in molte zone della Toscana, che mettono a rischio intere colture oltre che la sostenibilità economica delle produzioni e la sicurezza pubblica. Chiediamo inoltre  un risarcimento certo per le imprese agricole, senza che sia vincolato a onerose e poco efficaci misure di prevenzione come le recinzioni chilometriche». «Auguriamo buon lavoro alla nuova Giunta regionale, in particolare alla nuova assessora all’Agricoltura, Stefania Saccardi – ha dichiarato Neri -. Adesso rimbocchiamoci le maniche per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole e tutelare l’occupazione. Noi faremo il possibile per portare su ogni tavolo istituzionale le istanze del settore e risollevarlo da questa crisi». Tra le priorità, il futuro Piano di sviluppo rurale e la fase di negoziazione della nuova Pac, che dovranno «vedere la Regione in prima linea per sostenere le imprese e adeguare gradualmente le nuove politiche di tutela dell’ambiente e dei consumatori per concedere alle attività il tempo di adeguarsi».
Coldiretti Toscana con il presidente Fabrizio Filippi si è rivolta due giorni fa al nuovo Consiglio regionale chiedendo l’istituzione di un «assessorato dell’agroalimentare», per «mettere in atto e finanziare politiche incentivanti non solo per i singoli settori, ma anche tra i singoli settori, dalla produzione alla trasformazione, dalle attività economiche e produttive di filiera al turismo, fino alla grande distribuzione». «Il valore aggiunto di agricoltura e agroalimentare è pari a 3,5 miliardi di euro, di cui 2,3 miliardi (pari al 65%) prodotti dalla sola agricoltura, con l’export regionale del Made in Toscana che supera i 2,5 miliardi – ha sottolineato Coldiretti –, un patrimonio da promuovere anche attraverso il ricambio generazionale in agricoltura, realizzando modelli agricoli sostenibili e inclusivi, creando filiere corte e lunghe». «In Toscana il fatturato è diminuito di oltre il 37% rispetto all’anno precedente, una perdita secca superiore al dato nazionale di quasi 10 punti percentuali – ha denunciato Coldiretti con riferimento all’impatto dell’emergenza Covid-19 -. Ciò significa che le nostre imprese agricole hanno subito più che in altre regioni i gravi effetti economici indiretti della pandemia, con numeri da profondo rosso per il settore florovivaistico, l’agriturismo e il comparto lattiero-caseario che hanno perso oltre l’80% del fatturato in 3 mesi».

Lorenzo Sandiford



Le risposte di importanti giornalisti e conduttori televisivi, e del nostro arbitro più famoso, durante il Memorial Vannucci Piante a Pistoia. Luca Telese, autodefinitosi «pollice nero»: «pensavamo alla pianta come a un decoro, in realtà da isolati il verde è libertà». Per Alessandro Bonan, «pollice grigiastro» col desiderio di un «rapporto personale con la pianta», il confinamento ha avuto un effetto sui sentimenti della gente per il verde e lui da allora va tutti i giorni al «bellissimo parco di Monza». Carlo Conti, pollice «verdolino sbiadito», si ritiene fortunato per aver avuto durante il lockdown la «valvola di sfogo notevole» di un bel giardino, soprattutto per il bimbo, ma non si sbilancia sull’impatto di questa esperienza sulla coscienza collettiva del verde: «non lo so, l’uomo delle volte si dimentica facilmente di quello che è successo». Anche Pierluigi Collina ha detto di essere stato «molto aiutato» dal fatto di avere un bel giardino, ma è più ottimista sulla consapevolezza acquisita dai cittadini della «importanza di tutto quello che è green in senso ampio» e crede che il futuro sia in quella direzione.


«Questa incredibile pandemia e il lockdown ci hanno imposto di ripensare la struttura stessa della casa e dell’ufficio e della città» ha detto il giornalista Luca Telese ad alcuni colleghi che lo intervistavano prima dell’inizio del 21° Memorial Vannucci.
Ma, ci siamo chiesti noi di Floraviva, hanno intaccato in qualche modo anche la percezione del verde e il nostro rapporto con le piante? Abbiamo girato la domanda, con leggerezza, ad alcuni degli ospiti del Memorial. Tutti volti e voci noti delle nostre televisioni: giornalisti e conduttori televisivi, ma anche l’arbitro di calcio italiano più famoso nel mondo.
A cominciare da Luca Telese, giornalista, conduttore di La7 e scrittore, al quale abbiamo chiesto se questa volta era più preparato sul verde, dato che l’anno scorso ci aveva detto di avere il “pollice nero”. «Il pollice è sempre nero – ha risposto - però sono più preparato sul verde, mi sto vannuccizzando, anche nel senso estetico». Ma poi, tornando serio, ha detto: «la pandemia ci ha fatto rivalutare quello che non vedevamo. Pensavamo alla pianta come a un decoro. In realtà quando sei in uno scenario di isolamento il verde è la tua libertà, la tua capacità di respirare, di rinnovare, di cambiare la tua percezione di un isolamento coatto. Quindi guardo le piante con un occhio diverso dopo la quarantena».



Poi è stata la volta di Alessandro Bonan, anche lui giornalista, conduttore televisivo e scrittore, oltre che appassionato di musica. Nato a Pistoia, vive a Monza, vicino agli studi televisivi della sua Sky. Al Memorial Vannucci ha ricevuto un premio quale giornalista sportivo. «Il mio rapporto col verde è meraviglioso, occupandomi spesso di calcio, che si gioca su un prato verde – ha esordito scherzando -. Direi che oltre questo faccio fatica ad andare. Però mi piacciono gli spazi aperti, mi piace ogni volta venire qui da Vannucci perché vedo tanto verde e tanta imprenditoria intelligente. E se mi chiedi se ho il pollice verde, no! Non ce l’ho. So che Telese ti ha detto che ha il pollice nero, io diciamo che ce l’ho grigiastro. Però le piante mi piacciono e mi piacerebbe avere un rapporto personale con la pianta. Ci sono quelli che ci parlano con i fiori e con le piante, ecco io non sono uno di questi, però insomma…». E sull’eventuale effetto del periodo di confinamento sui sentimenti per il verde, c’è stato un impatto? «Sì». In che modo? «Privatamente devo dire che durante il lockdown ho invidiato moltissimo quelli che avevano la possibilità di godersi un giardino, mentre io no, perché abito in un appartamento in centro. Ho un piccolo terrazzo, ma oltre a quello non riuscivo ad andare. Quello che posso dire è che, una volta che si sono aperti i cancelli, ho incominciato ad andare al parco. Io abito a Monza e c’è un parco bellissimo, e non c’è giornata della settimana in cui io almeno un giro al parco per una corsetta o una passeggiata non me lo faccia. Quindi è cambiato: c’è proprio voglia di stare all’aperto, perché siamo stati tanto al chiuso in una situazione di grande frustrazione».



Anche Carlo Conti, conduttore e autore televisivo senza bisogno di presentazioni, soprattutto in Toscana, visto che è fiorentino doc, ha iniziato divagando semiserio in replica alla domanda sul suo rapporto col verde: «il verde prima di tutto è la speranza. Quindi è un colore fantastico perché è il colore della speranza, la speranza ovviamente che il futuro sia sempre migliore, la speranza che ciascuno possa stare in salute, la speranza che la tua squadra del cuore vinca, la speranza che l’amore trionfi. Insomma la speranza che questo Covid se ne vada. Quindi la speranza. E il verde è il colore della speranza». Ma poi ha aggiunto: «Io personalmente ho un pollice non proprio verde, un pollice un po’ sbiadito, un verdolino sbiadito perché non riesco a tenere vive tutte le piante. Però per fortuna ho un bel giardino e ci pensa qualcuno a tenermelo verde e in forma. Sì ho la fortuna di avere un giardino che ad esempio in un periodo come quello del lockdown è stato una valvola di sfogo notevole, non tanto per me ma per il bimbo. Quindi sono stato particolarmente privilegiato e in momenti come questo ti rendi conto quanto uno spazio verde sia importante e vitale». E alla domanda se questa emergenza pandemia abbia fatto migliorare la consapevolezza dell’importanza del verde ha risposto così: «non lo so, perché l’uomo delle volte ha dimostrato di non imparare dal passato. Speriamo che abbia imparato qualcosa, ma delle volte si dimentica facilmente di quello che è successo e prosegue con il suo modo normale di vivere».



Infine Pierluigi Collina, presidente della commissione arbitri della Fifa, venuto a ritirare il premio Clagluna al posto dell’arbitro Paolo Silvio Mazzoleni assente giustificato per via dell’inizio del campionato, si è espresso così: «il mio rapporto col verde è un rapporto buono. In questo periodo particolare mi ha molto aiutato. Io ho una casa con un bel giardino e ovviamente il lockdown averlo potuto vivere in giardino sicuramente mi ha aiutato». E pensa che dopo la chiusura la gente apprezzi di più l’importanza del verde? «Sì, credo che l’importanza di tutto quello che è green in senso ampio stia diventando sempre maggiore e sia sempre più capita dalla gente. D’altronde il futuro è in questa direzione».

Lorenzo Sandiford

 

Ieri nuova lettera a ministri e regioni per lo sblocco delle attività dei manutentori del verde da Confagricoltura, Assoverde, Aigp e AmiaVerona Spa: primo destinatario il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli. Chiesto provvedimento urgente del Governo che sblocchi le attività codice Ateco 81.30 spazzando via i dubbi interpretativi legati alle (parziali) aperture di Lombardia e Veneto. Intanto anche Aipv si è espressa sulla necessità di eliminare a livello nazionale il divieto di manutenzione del verde pubblico e privato, nel contesto di una serie di istanze di parte della filiera florovivaistica, fra cui l’allungamento da 6 a 15 anni dei tempi di rientro dei finanziamenti del Decreto liquidità. 


I manutentori del verde italiani insistono a chiedere lo sblocco delle attività codice Ateco 81.30 (Cura e manutenzione del paesaggio) ribadendo l’assenza di rischio di contagio da Coronavirus nelle modalità di svolgimento del loro lavoro e la necessità di manutenzione del patrimonio verde pubblico e privato anche al fine di garantire l’incolumità dei cittadini. Confagricoltura, Assoverde, Associazione italiana giardinieri professionisti (Aigp) e AmiaVerona SpA hanno inviato ieri in forma congiunta una lettera in cui sono tornate a chiedere, dopo la petizione del 3 aprile (vedi) e altre missive precedenti, di «sbloccare urgentemente, con un provvedimento del Governo, le attività 81.30 su tutto il territorio nazionale» e di «fare chiarezza su tutte le difficoltà interpretative che emergono dagli attuali provvedimenti, rispetto alle concrete possibilità e alle modalità di intervento, sia nei lavori pubblici che negli interventi privati di manutenzione del verde» (il riferimento è in particolare ad alcune ordinanze delle regioni Lombardia e Veneto in rapporto anche agli ultimi decreti del presidente del consiglio contenenti le misure restrittive per l’emergenza Covid-19). 
Nella lettera, che ha come primo destinatario il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ma è inviata per conoscenza anche agli altri ministri a cui è stata indirizzata la petizione e a tutti i presidenti di regione, tale doppia richiesta è accompagnata come terzo e conclusivo punto dalla sottolineatura delle «condizioni di sostanziale sicurezza» e di «pieno rispetto delle norme che gli operatori della manutenzione del verde possono garantire, rispetto alle specificità e alle caratteristiche del lavoro che svolgono». 
Nel frattempo oggi, in mattinata, l’Associazione italiana professionisti del verde (Aipv) ha diffuso una nota con il punto della situazione a seguito di una video conferenza a cui hanno partecipato, oltre ad Aipv, alcune associazioni della filiera del verde italiana, quali Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve), Associazione nazionale arboricoltori su fune (Anaf), Florveneto, Milazzo Flora, Asproflor, Aflovit e Florasi. In tale nota si esprime innanzi tutto un giudizio positivo sui comunicati del Ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova e del sottosegretario Giuseppe L’Abbate che «hanno confermato l’accessibilità alle misure del Decreto Liquidità anche alle aziende agricole», ma si definiscono «inadeguati i tempi di rientro dei finanziamenti stabiliti in sei anni, periodo estremamente corto rispetto a ciò che un'azienda agricola può sostenere ovvero un periodo di almeno 15 anni». Inoltre, passando alla questione della riapertura dei punti vendita al dettaglio, si chiede un sostegno «uniforme a livello a nazionale» e riguardo alle «attività di manutenzione del verde pubblico e privato» si giudica «necessario eliminare il divieto esistente a livello nazionale».

Lorenzo Sandiford