Indagine Ismea: all'estero solo il 4% della produzione agricola

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Le aziende agricole italiane sono ancora lontane dai mercati esteri: l'analisi Ismea parla chiaro. Su un panel di mille imprese, solo il 4% della produzione agricola viene esportata; il 20% è destinato alla vendita diretta (più del 40% nel caso delle olivicole). Si privilegiano i Paesi europei e i contratti scritti di durata inferiore o uguale ai 12 mesi.

Lo studio Ismea evidenzia anche l'estrema eterogeneità da settore a settore per ciò che riguarda il mercato. Per le aziende con allevamenti da carne il canale preferenziale è direttamente l'industria di prima trasformazione, a cui destinano il 43% dei capi allevati. Per le aziende della zootecnia da latte invece è più rilevante la quota di produzione (46%) destinata agli organismi associativi, quali cooperative, consorzi, associazioni. Lo stesso per i viticoltori, che destinano il 39% a questi organismi, e anche per gli operatori specializzati in seminativi (38%) e legnose (31%). 
La vendita diretta è molto diffusa tra le aziende olivicole e riguarda il 44% degli intervistati da Ismea. Nel 4% destinato all'esportazione, il 3% è indirizzato verso Paesi europei, mentre l'1% verso quelli extracomunitari. Qui le percentuali sono analoghe per tutti i comparti, tranne che per le aziende olivicole e vitivinicole: la loro quota estera, sul totale commercializzato, ha un'incidenza rispettivamente del 7% e del 13%. 
La destinazione geografica principale resta la provincia stessa di localizzazione dell'azienda, si parla del 74% del totale commercializzato. 
Per ciò che riguarda invece i contratti emerge una maggior diffusione del contratto scritto di durata uguale o inferiore ai 12 mesi: molti praticano ancora l'accordo verbale, o perché in fase preliminare a quello scritto, o perché attinente a cessioni di prodotti realizzate in un organismo associativo.
I prezzi vengono fissati sulla base di quelli praticati dai principali mercati di riferimento al momento della stipula del contratto, con gli aggiustamenti dovuti in base alla qualità. Le aziende che aderiscono a una cooperativa, invece, fissano il prezzo su quello di liquidazione fissato da questa.
 
Redazione