Festa dei morti: effetto Covid sulla produzione di crisantemi (-30%)

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produzione crisantemi 2020

Per Asproflor 9 milioni i vasi di crisantemi prodotti e 17 milioni gli steli di crisantemo multiflora e uniflora raccolti in Italia quest’anno, con un calo di produzione pari a -30% sul 2019. Il presidente Ferraro: i vasi coltivati soprattutto nel centronord e al nord, i recisi al sud e nel centrosud; 250 mln di euro spesi per commemorare i defunti nel nostro Paese. Conferma dell’entità del calo produttivo da Cia Toscana Centro, che segnala peraltro una crescita del 20% del prezzo medio degli steli all’ingrosso al Mefit di Pescia e il cui presidente Orlandini parla di «grande incertezza» per la pandemia, che ha causato anche meno importazioni dall’estero di crisantemi. Paura per le ipotesi di futuri lockdown, in particolare per le vendite di stelle di Natale.


Un calo della produzione italiana di crisantemi, fra numero di vasi e di steli recisi, di circa il 30%. E’ la stima alla vigilia di Ognissanti, momento dell’anno cruciale per il commercio di crisantemi ma importantissimo per tutta la filiera floricola, che è stata comunicata ieri l’altro da Asproflor – Comuni fioriti e che poi è stata indirettamente confermata ieri da Cia Toscana Centro con riferimento al Mefit, il mercato per il commercio all’ingrosso di fiori e piante di Pescia.  
«Dopo una primavera scossa dalla chiusura forzata delle attività a causa del Covid – spiega il comunicato del 29 ottobre di Asproflor – Comuni fioriti introducendo i dati - le aziende hanno tentato di riprendere la normalità programmando la coltivazione dei fiori per la principale festività autunnale, quella di Ognissanti. Certe di aver lasciato alle spalle il picco pandemico e fiduciose nel futuro, tutte la aziende hanno messo in produzione la coltivazione dei crisantemi da vaso e recisi, che è una delle più lunghe e impegnative. L’estate appena trascorsa ha registrato giornate particolarmente asciutte e luminose e ha determinato un leggero ritardo nella fioritura dei crisantemi». Così nei giorni scorsi i crisantemi sono arrivati nei centri giardinaggio, nei punti vendita e nelle fiere in programma fino al 25 ottobre con prezzi che variavano «da 1,50 a 2,00 €/cad. per gli steli multifiori ai 3,50- 6,50 €/cad per gli steli uniflora, i vasi da 12 cm da 4/5,00 €/cad a 15/20,00 € cad per i diam. 20/23 cm». E  «la produzione nazionale di crisantemi in vaso è stata di circa 9 milioni di vasi in diverse misure, 10 milioni di steli recisi multifiori e 7 milioni di steli varietà decorative uniflora, con un calo di produzione del 30%».
«Il crisantemo è una delle produzioni “storiche” e “tradizionali” per il mercato italiano - ha osservato il presidente di Asproflor Sergio Ferraro - e l’intera produzione rappresenta il 25% del fatturato annuo delle aziende florovivaistiche, per una spesa complessiva di cica 250 milioni di euro e le principali regioni produttrici sono Sicilia, Puglia, Campania e Lazio per il fiore reciso e Liguria, Toscana, Piemonte, Veneto e Lombardia per i vasi». «Stiamo vivendo questi ultimi giorni in attesa delle festività con grande apprensione e preoccupazione - ha continuato Ferraro -. Anche se i decreti e le ordinanze che si susseguono consentono alle aziende florovivaistiche e a chi vende piante e fiori di rimanere aperti, non possiamo restare indifferenti rispetto alle altre attività che sono invece costrette a chiudere in seguito alle misure prese per il contenimento dell'epidemia. […] La sfida sarà affrontare non soltanto i capricci del tempo, che nonostante le moderne tecnologie di coltivazione spesso determina la qualità della produzione e la fioritura, ma anche i cambiamenti sociali che la pandemia determinerà».
Sulla stessa linea d’onda il comunicato di ieri di Cia Toscana Centro, in cui si parla di «mercato dei fiori di Pescia, uno dei principali a livello nazionale, fortemente condizionato dall’effetto Covid» in vista delle celebrazione del 2 novembre, momento fra i «più importanti dell’anno per la floricoltura di Pescia». «Per la commemorazione dei defunti – viene segnalato - si registra un calo della produzione dei crisantemi da parte delle aziende locali (-30% rispetto al 2019), colpa dell’incertezza dei mesi scorsi e attuale per probabili lockdown, al momento evitati. Stesso fenomeno che ha fatto diminuire l’ingresso sul mercato italiano di prodotto estero. Sale invece il prezzo medio dei crisantemi (+20%) – la varietà “ping pong” la più venduta -, che vengono venduti ad 80 centesimi cadauno dall’azienda agricola al mercato all’ingrosso (contro i circa 60 centesimi dello scorso anno)».
«Le grandi difficoltà del settore con la chiusura delle attività nei mesi di marzo-aprile a causa dell’emergenza sanitaria Covid – ha commentato il presidente Cia Toscana Centro Sandro Orlandini – hanno condizionato pesantemente le scelte delle aziende nei mesi successivi. In molti hanno aspettato a piantare fiori e crisantemi pensando a nuove chiusure del settore, ma anche a quelle dei cimiteri, che per il momento non ci sono state. Una situazione che ha portato quindi ad un calo della produzione di circa un terzo rispetto alla media. Fatto positivo, comunque, che l’1 e 2 novembre potremmo ancora andare nei cimiteri ed acquistare i fiori locali, dando una importante boccata d’ossigeno alle aziende locali. Non era scontato». 
«La Cia Toscana Centro nella zona di Pescia conta circa 130 aziende agricole impegnate nella produzione dei fiori – rende noto il comunicato - che conferiscono al Mercato dei fiori della Toscana (Mefit) di Pescia. Crisantemi pesciatini che vanno perlopiù nel mercato locale toscano ed in alcune regioni del Nord Italia, quasi assente l’export». In una annata comunque particolarmente difficile, Cia Toscana Centro è preoccupata per il periodo natalizio, quando si vendono le stelle di Natale, per l’incertezza ed il rischio di nuove chiusure per l’emergenza Covid. Del resto in Toscana il florovivaismo ha un peso molto significativo: «si coltivano fiori e piante in 6.500 ettari di superficie e il settore vale - ricorda Cia - all’incirca un terzo del fatturato (900 milioni di euro) dell’agricoltura toscana. Con oltre 3.300 imprese florovivaistiche (di cui 2.060 vivaistiche e 1.900 floricole, molte lo sono entrambi), con una grande incidenza su occupazione ed economia indotta, oltre ad una forte vocazione, in tempi normali, all’export».

Redazione