Confagricoltura boccia i decreti sulle energie rinnovabili

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All’indomani dell’entrata in vigore, netta critica da parte di una delle maggiori organizzazioni di agricoltori: «Così la green economy non cresce. I nuovi decreti penalizzano gli investimenti delle imprese agricole». Fra i punti criticati, «le serre fotovoltaiche subiscono un’ulteriore restrizione sulla superficie ricopribile da pannelli, che scende dal 50% al 30%».

«Vogliamo comprendere se il Paese crede davvero nella green economy e nel ruolo indispensabile che hanno le imprese agricole per lo sviluppo dell’energia alternativa». E’ quanto affermato da Confagricoltura all’indomani della pubblicazione sulla gazzetta ufficiale del 10 luglio dei due decreti sui nuovi sistemi di incentivazione per le fonti rinnovabili elettriche (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas) e per il fotovoltaico in particolare (Quinto Conto Energia). Regimi di incentivazione che saranno in vigore dal 27 agosto 2012 per il fotovoltaico, visto che il Quinto Conto Energia scatta 45 giorni dopo il superamento della soglia di 6 miliardi di incentivi sul contatore del Gse (Gestore dei servizi energetici) e ciò è avvenuto il 12 luglio secondo quanto comunicato dall’Aeeg (Autorità per l’energia elettrica e il gas), e dal 1 gennaio 2013 rispetto alle altre fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica.
In un comunicato congiunto del 6 luglio i ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera, dell'Ambiente Corrado Clini e dell'Agricoltura Mario Catania, avevano salutato l’approvazione definitiva dei due decreti interministeriali (il Quinto Conto Energia firmato solo dai ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente, mentre quello sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche di concerto con il ministero delle Politiche agricole) con la seguente dichiarazione: «viene introdotto un sistema di incentivi moderno, sostenibile ed equo. L'energia rinnovabile è un pilastro fondamentale della nostra strategia, ed è per questo essenziale supportarla in modo efficace, favorendo le fonti che possono sviluppare una filiera produttiva nazionale, senza generare dannose competizioni con la produzione alimentare. Allo stesso tempo, con questi decreti si pone un freno alla crescita dei costi energetici per i cittadini e le imprese. La sostenibilità economica e ambientale sono i due cardini della strategia energetica del Paese».
«Grazie al lavoro portato avanti nelle scorse settimane, - si leggeva ancora nel comunicato congiunto - sono state effettuate importanti modifiche migliorative, che hanno tenuto conto dei pareri dell'Autorità per l'Energia e della Conferenza Unificata, di specifiche mozioni Parlamentari e di suggerimenti di Associazioni di categoria». In particolare venivano elencati i seguenti punti:
- un ampliamento del budget di spesa, per un totale di 500 Milioni di Euro annui, pari a ulteriori 10 Miliardi di Euro di spesa su 20 anni, suddivisi tra Fotovoltaico (200 Milioni) e Non-Fotovoltaico (300 Milioni)
- una forte semplificazione delle procedure per l'iscrizione ai registri
- l'innalzamento delle soglie di accesso ai registri per tutte le categorie rilevanti. In particolare, per il fotovoltaico, vengono esentati dai registri gli impianti a concentrazione, quelli innovativi e quelli realizzati da Amministrazioni pubbliche, oltre a quelli in sostituzione di amianto fino a 50 KW. Inoltre, sono esentati gli impianti tra 12 e 20 KW che richiedono una tariffa ridotta del 20%
- un premio per gli impianti fotovoltaici realizzati in sostituzione di coperture in amianto e per quelli con preponderante uso di componenti europei
- un incremento degli incentivi per alcune specifiche tecnologie che presentano una forte ricaduta sulla filiera nazionale, ad esempio: geotermico innovativo, fotovoltaico a concentrazione e innovativo
- una rimodulazione dei termini di pagamento dei certificati verdi
- la conferma della priorità di accesso al registro per gli impianti realizzati dalle aziende agricole.
Ma questo non basta a Confagricoltura, che nel suo comunicato del 12 luglio ha sostenuto che «nonostante il lavoro svolto in Conferenza unificata per migliorare i provvedimenti proposti dai ministeri competenti, i risultati non sono positivi. La nuova regolamentazione, che oltretutto giunge con un inaccettabile ritardo di dieci mesi rispetto a quanto indicato dal decreto legislativo 28/2011, ha apportato solo limitati e marginali miglioramenti. Il ministero per le Politiche agricole non avrebbe dovuto avallarla».
Ad avviso di Confagricoltura nei decreti emanati si discriminano le imprese agricole. E l’organizzazione agricola fa alcuni esempi: «nel V Conto Energia i fabbricati rurali, ai fini dell’accesso alle tariffe, non sono equiparati agli altri edifici; le serre fotovoltaiche subiscono un’ulteriore restrizione sulla superficie ricopribile da pannelli, che scende dal 50% al 30%; le tariffe onnicomprensive e quelle premio per l’energia consumata in sito non sono convenienti neppure per i piccoli impianti, ovvero quelli che interessano maggiormente il settore primario; e per i piccoli impianti agricoli non c’è più la priorità di accesso al registro».
Per quanto riguarda invece il decreto sulle altre fonti rinnovabili, per Confagricoltura permane una serie di problemi legati «alle tariffe base, comunque insufficienti per realizzare gli investimenti; ai premi, che richiedono tecnologie non facilmente applicabili agli impianti di potenza inferiore ad 1 MW; alle procedure di accesso, sia in relazione al registro, sia alla tipologia di alimentazione dell’impianto (nella categoria sottoprodotti rimane il vincolo di poter utilizzare solo il 30% di coltivazioni dedicate). E ancora una volta vengono penalizzati proprio i piccoli impianti, come quelli a biogas, fondamentali per il settore agricolo».

L.S.