Cia: ok a banca della terra e riforma dei consorzi di bonifica

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Consorzi di bonifica riforma regionale toscana

Il presidente di Cia Toscana Giordano Pascucci ha espresso piena soddisfazione per le due leggi approvate a inizio settimana dal Consiglio regionale: quella che istituisce la “banca della terra” e la riforma dei consorzi di bonifica. In linea Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia, che però manifesta qualche timore per le ripercussioni sul Consorzio del Padule di Fucecchio.

Una legge che istituisce l’ente pubblico dipendente dalla Regione “Terre regionali toscane”, che gestirà le sue aziende agricole di Alberese (Grosseto) e Cesa (Arezzo) e tutto il suo patrimonio fondiario, e nel cui contesto nascerà la “Banca della Terra” con l’inventario completo dei terreni agricoli e forestali disponibili per affitto, concessione e compravendita. Un’altra legge che riforma il sistema dei consorzi di bonifica, riducendo il numero dei comprensori (da 41 a 6) e dei soggetti gestori (da 26 a 6) e introducendo un unico programma regionale di manutenzione e difesa del suolo, al cui interno confluiranno i piani di attività dei singoli consorzi.
Sono le due leggi, di grande importanza per il mondo agricolo, approvate a inizio settimana dal Consiglio regionale toscano. Riguardo alle quali la Confederazione italiana agricoltori della Toscana ha subito espresso piena soddisfazione, con la dichiarazione del presidente Giordano Pascucci che «in entrambe le leggi i contenuti rispondono in pieno alle nostre sollecitazioni».

Istituzione di “Terre regionali toscane” e della “Banca della terra”
Nella prima legge, approvata all’unanimità dall’assemblea regionale, come ha spiegato il presidente della commissione Agricoltura Loris Rossetti, in nome di una «gestione ottimale» del patrimonio agricolo forestale pubblico viene fissato l’obiettivo di una «strategia unitaria su tutto il territorio regionale». “Terre regionali toscane” ha infatti il compito di programmare l’attività per rendere produttivo il patrimonio delle disciolte aziende agricole e dei terreni della Regione. E la “Banca della terra” comprende l’inventario di terreni e aziende agricole di proprietà pubblica e privata disponibili per il mercato, pronti cioè a essere utilizzati in operazioni di compravendita, affitto o concessione. Con l’obiettivo, ha spiegato Rossetti, di «garantire un ricambio generazionale, attirando i giovani a diventare imprenditori agricoli». Non solo, la legge punta anche alla difesa del territorio, come dimostra la previsione di un possibile utilizzo dei terreni agricoli incolti, concessi ai privati dietro pagamento di un canone.
«Con questa formulazione – ha detto l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori – la legge è la prima in Europa e ci consentirà di recuperare oltre 100 mila ettari di terreno che negli ultimi 28 anni erano stati abbandonati». Salvadori ha citato i numerosi esempi di giovani che hanno presentato alla Regione, in occasione dell’ultimo bando di “GiovaniSì”, progetti per avviare attività imprenditoriale in agricoltura. «Vi sono stati casi – ha detto l’assessorenei quali la Regione non ha potuto finanziare il progetto perché i giovani che avevano presentato la domanda non avevano la terra per poterlo realizzare. Ora, con questa legge, potremo mettere loro a disposizione la terra necessaria».
«Fra i punti qualificanti – ha detto Giordano Pascucci commentando la legge - quello di gestire la proprietà privata (oltre ai terreni pubblici) e le terre incolte. Terreni pubblici, proprietà demaniali e private e terre incolte, se messi in circolo, possono creare una concreta mobilità fondiaria per l’insediamento di nuove imprese e per il rafforzamento di quelle già operanti».

Riforma dei consorzi di bonifica e Padule di Fucecchio
Gli obiettivi della riforma, come spiegato in aula dal presidente della commissione Territorio del Consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli, sono ridurre il numero dei soggetti gestori ed i relativi costi; delimitare i nuovi consorzi di bonifica, garantendo uniformità ed omogeneità di manutenzione dei corsi d’acqua sulla base del bacino idrografico; semplificare il sistema di competenze degli enti locali. Ceccarelli ha detto che «la proposta di legge propone un disegno organico e snello, dove sono chiaramente individuate funzioni e responsabilità», anche se non è stato possibile riordinare completamente la materia della difesa del suolo, a causa della riforma statale delle Province non ancora completata.
In sintesi, alla Regione va l’indirizzo, il coordinamento, il controllo e l’attuazione delle opere strategiche. Alle Province la gestione tecnica e amministrativa delle opere, l’attività di programmazione comune, il servizio di polizia idraulica, la realizzazione delle nuove opere di seconda e terza categoria. Ai nuovi Consorzi l’attività di manutenzione di tutte le opere idrauliche e di tutto il reticolo idrografico, la realizzazione delle nuove opere di bonifica. Nei territori montani i Consorzi per l’attività di bonifica si avvalgono delle Unioni dei Comuni.
«L’attività di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, ma anche dei versanti dove ciò rappresenti un beneficio per il buon regime delle acque, sarà svolta in tutta la regione dei Consorzi di bonifica – ha precisato Ceccarelli –. Nell’attuale quadro delle competenze tale attività è già garantita da 65 milioni di euro provenienti dalla contribuenza privata. Si stima che tale valore possa arrivare a 100 milioni di euro con l’estensione del tributo alle zone non ancora coinvolte, ad esempio le città di Firenze e Siena».
Il numero dei comprensori di bonifica passerà da 41 a 6. Passeranno a 6 da 26 anche i soggetti gestori (Consorzi ed Unioni dei Comuni). Nascerà un unico programma di spesa regionale per la difesa del suolo, che, sulla base del Piano ambientale ed energetico regionale (Paer), individuerà anche le “opere strategiche”, la cui realizzazione è attuata direttamente dalla Regione. All’interno del programma confluiranno i piani di attività dei singoli consorzi, in modo da avere un unico piano regionale di manutenzione e difesa del suolo. Una Conferenza permanente costituita dai presidenti della Giunta regionale e delle Province, da sei rappresentanti dei Comuni, di cui due indicati dai comuni montani, farà da supporto alle funzioni di indirizzo della Regione.
«Si tratta di un passaggio fondamentale per le politiche regionali di difesa del suolo, di tutela e valorizzazione delle risorse idriche e più in generale dell’ambiente come ecosistema – ha detto l’assessore regionale all’ambiente e all’energia Anna Rita Bramerini -. Le nuove norme valorizzano l’esperienza maturata in questi anni dai Consorzi ma affrontano le criticità che da più parti, anche in Consiglio, erano state evidenziate, chiarendo ruoli e competenze, in un settore particolarmente delicato della difesa del suolo».
«Valutazione molto positiva anche per la legge sui consorzi di bonifica – ha dichiarato Giordano Pascucci -, perché porta ad un netto snellimento del “sistema” dei Consorzi (che passano da 41 a 6), introducendo l’omogeneità della governance e della gestione, con una riduzione dei comprensori e dei soggetti gestori e quindi ad una diminuzione dei costi di gestione. Inoltre emerge una semplificazione sulle competenze degli enti locali, con vantaggi e minore burocrazia per le aziende agricole».
In linea Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia e vice regionale, che però, anche in rappresentanza del territorio, esprime qualche timore per le ripercussioni che ci potrebbero essere sul Consorzio di bonifica del Padule di Fucecchio, che è stato finora «un’esperienza positiva per gli agricoltori e i cittadini» (vedi nostro articolo: Consorzio di bonifica del padule di Fucecchio e coltivatori diretti), in particolare nella capacità di utilizzare la normativa che consente l’affidamento diretto agli agricoltori delle opere di manutenzione e bonifica sotto i 50 mila euro. «Il Consorzio del Padule di Fucecchio – dice Orlandini – si unirà ad altri tre: Bientina, Val d'Era, Pisa. Il timore è che costruendo un soggetto più ampio si possa perdere questa esperienza positiva e questo patrimonio di conoscenze del territorio e delle sue problematiche. Comunque si spera di riuscire a traghettare tutto ciò anche nel nuovo contesto, magari facendo leva sul protocollo d’intesa dello scorso settembre con Urbat (Unione regionale per le bonifiche, l’irrigazione e l’ambiente della Toscana)».

L.S.