Notizie

Il 15 marzo al Centro di sperimentazione e assistenza agricola di Albenga la prima dimostrazione in campo del progetto “Controllo e gestione dell’efficienza energetica nelle colture protette – Serre smart”. Obiettivo: illustrare ad agricoltori e florovivaisti alcune innovazioni pronte per l’uso.

Un progetto «finalizzato alla illustrazione alle imprese agricole del pacchetto di innovazioni che sono state sviluppate, sperimentate e messe a punto grazie a precedenti progetti di ricerca e sperimentazione industriale, e che ora sono pronte per l’applicazione in campo agricolo. L’obiettivo è permettere il miglioramento dell’efficienza energetica dei processi produttivi, considerando le strutture di protezione attualmente disponibili».
Viene presentato così nel comunicato stampa del Cersaa, il Centro di sperimentazione ed assistenza agricola della Camera di Commercio Riviere di Liguria di Albenga, in provincia di Savona, il progetto “Controllo e gestione dell’efficienza energetica nelle colture protette – Serre smart”, attivato nell’ambito del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 della Regione Liguria.
La prima dimostrazione in campo di tale progetto si svolgerà giovedì 15 marzo, dalle ore 16 alle 19, presso le strutture del Cersaa (Regione Rollo 98 Albenga), con «la visita alle installazioni dimostrative e la discussione in campo sulle possibilità applicative di sistemi di: i) climatizzazione (riscaldamento/raffrescamento) basati sull’impiego di sonde geotermiche accoppiate a pompa di calore, capaci di produrre calorie/frigorie per il condizionamento dell’atmosfera interna alla serra e loro interazione con i sistemi di umidificazione/deumidificazione utilizzati anche per la limitazione della capacità infettiva di patogeni (funghi) fogliari; ii) riscaldamento del terreno/substrato di coltivazione che utilizzano il calore (acqua calda) prodotto attraverso geotermia accoppiata a pompa di calore o da resistenze elettriche ad alta efficienza; iii) regolazione fine dei parametri climatici interni alle serre, giungendo fino alla lettura della temperatura e dell’umidità fogliare, per un controllo sempre più accurato di tali parametri e la gestione della loro influenza sulla prevenzione della manifestazione di fitopatie fogliari».
Nel programma dell’appuntamento vengono elencati i seguenti argomenti: “Presentazione del progetto”, “Visita ad un impianto tradizionale di controllo climatico”, “I controlli da remoto dei sistemi di protezione”, “La sensoristica tradizionale”, “Visita ad un impianto di sensoristica conctactless”, “Le possibilità di difesa da peronospora su basilico”, “Un esempio di interfaccia di controllo da PC o da dispositivi mobili”, “Conclusioni e dibattito con i presenti”.
Per informazioni: segreteria organizzativa CeRSAA + 39 0182 554949 Margherita Fallabrini – Sara Familari – Francesca Rossello.

Redazione

Dall’agenzia per la protezione ambientale della Toscana i risultati dei monitoraggi del 2016 nelle acque superficiali e sotterranee della provincia di Pistoia. Le aree più contaminate da fitofarmaci sono i corsi del sud-est della piana, quasi interamente occupato da vivai: oltre 30 volte il limite il Fosso Quadrelli e 20 volte la Brana. Più del 90% dei pesticidi sono diserbanti e il maggior inquinante è il Glifosate. In Valdinievole livelli 10 volte più bassi, ma l’Ampa supera la soglia accettabile nei torrenti Nievole e Pescia e nel Padule. L’Arpat dice alla Regione che ci sono le condizioni anche per «misure di limitazione/sostituzione/eliminazione nei confronti dei diserbanti» ed è «da valutare una modifica della disciplina delle acque di dilavamento della vasetteria».

 
Dopo le recenti notizie sulle difficoltà di molte imprese vivaistiche a ottenere credito dalle banche, altre bad news si abbattono sul distretto vivaistico ornamentale di Pistoia. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha diffuso oggi una relazione, intitolata “Andamento della contaminazione da fitofarmaci nel territorio della provincia di Pistoia”, che descrive i risultati delle indagini svolte dall’Arpat nel 2016 sulla presenza di pesticidi nelle acque del territorio provinciale e gli esiti dei monitoraggi non sono affatto positivi, in particolare per la piana pistoiese occupata quasi per intero dal vivaismo ornamentale. 
Anche se i dati sono fermi al 2016, non si sono riscontrate, fanno sapere dall’Arpat, dinamiche o tendenze né di miglioramento né di peggioramento, come a lasciar intendere che, più o meno, al netto di contingenze climatiche o di altro genere, la situazione dovrebbe essere rimasta sostanzialmente immutata anche nell’anno appena concluso. Non solo, nella relazione sono contenute pure indicazioni alla Regione Toscana su misure da intraprendere per fermare i diserbanti o almeno limitarne l’uso e raccomandazioni ai vivaisti di «energici interventi correttivi delle pratiche agricole».   
Tab stazioni Mas a Pistoia 770x499Come precisato nella nota di Arpat News, l’Agenzia «esegue la ricerca dei residui di prodotti fitosanitari nell’ambito del monitoraggio ambientale sulla qualità delle acque interne principalmente attraverso tre reti: i) quella delle acque superficiali (laghi e corsi d’acqua), ii) quella delle acque destinate alla potabilizzazione, iii) quella delle acque sotterranee. I principi attivi ricercati (erbicidi, fungicidi e insetticidi) in 27 stazioni sono stati oltre cento (112); a questi si aggiunge l’erbicida Glifosate ed il suo prodotto di degradazione, l'Acido aminometilfosfonico (AMPA) la cui determinazione, onerosa e complessa dal punto di vista analitico, è stata limitata a 20 stazioni ritenute più significative in base all’analisi di pressioni ed impatti».
Ma vediamo i risultati comunicati dall’Arpat.
 
Acque superficiali
Nel 2016 sono stati effettuati in provincia di Pistoia campionamenti riguardanti i fitofarmaci «su 14 stazioni di Monitoraggio Acque Superficiali, di queste 10 sono corsi d'acqua e 4 laghi/invasi. Il superamento dello Standard di Qualità Ambientale [in parole povere la soglia da rispettare, ndr] per i Pesticidi Totali nel 2016 si è avuto in 6 stazioni su 14; il superamento dello Standard di Qualità Ambientale per singolo principio attivo come media annuale si è avuto in 10 stazioni, dei quali cinque casi sono stati determinati soltanto da Glifosate e/o AMPA». 
«Le aree maggiormente interessate da inquinamento da fitofarmaci – prosegue Arpat - sono risultate quelle dei corsi d’acqua della pianura pistoiese a sud-est della città, ovvero nelle aree dove la superficie è quasi interamente interessata dalle colture vivaistiche. I valori della media annua dei Pesticidi Totali nei corsi d’acqua di questa zona sono risultati molto alti, oltre 30 volte il limite per il Fosso Quadrelli, 20 volte per la Brana. Il maggior contributo è dovuto a Glifosate e AMPA, oltre a vari erbicidi come Oxadiazon, Oxifluorfen e Pendimethalin. I diserbanti contribuiscono tipicamente al valore dei pesticidi totali per oltre il 90%; ciò nonostante anche alcuni antiparassitari determinano un superamento degli standard di qualità, per singolo principio attivo. Anche in Valdinievole, dove i livelli di pesticidi totali sono almeno 10 volte più bassi rispetto alla piana pistoiese, si è registrato il superamento degli standard di qualità ambientale determinato dalla presenza di AMPA nel torrente Nievole, nel torrente Pescia di Pescia e all’interno del Padule di Fucecchio».
 
Acque destinate alla potabilizzazione
Riguardo alle «acque superficiali destinate alla potabilizzazione il rapporto riferisce che si sono riscontrati alcuni casi di contaminazioni elevate in due delle stazioni controllate. Pertanto ARPAT proseguirà l’attività di controllo, iniziata nel 2016, sulla osservanza delle aree di salvaguardia stabilite dal D.Lgs 125/2006 e sulle aree di tutela dai regolamenti dei vari comuni».
 
Acque sotterranee
«Per le acque sotterranee appartenenti alla rete di monitoraggio – comunica ancora Arpat - il rapporto evidenzia che non si sono verificati casi di superamento degli Standard di Qualità Ambientale e la gran parte dei campioni non presenta principi attivi con concentrazioni misurabili. Nel 2016 sono stati analizzati 7 pozzi (tutti per uso potabile): solo in quattro casi (quattro pozzi diversi) almeno un principio attivo risulta superiore al livello di quantificazione. Tuttavia viene ricordato che i risultati dei pozzi analizzati nel 2016, a seguito di uno sversamento accidentale di una cisterna contenenti prodotti diserbanti nel comune di Pistoia, hanno evidenziato una significativa vulnerabilità dei pozzi alla contaminazione da fitofarmaci, con conseguente rischio di contaminazione della falda. Per questa ragione ARPAT sta valutando la possibilità di inserire almeno una stazione di monitoraggio della prima falda in quelle zone che attualmente non sono controllate direttamente».
 
Azioni correttive
Il rapporto contiene anche «una valutazione della necessità di azioni per correggere i problemi riscontrati». Ebbene per Arpat «il raggiungimento dell’obiettivo di Buono stato ecologico per la classificazione dei corpi idrici superficiali della piana Pistoiese, che hanno questa scadenza nel 2021», richiede le seguenti azioni: 
1. Misure di limitazione dei diserbanti. Cioè, «facendo riferimento alle Linee guida per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi, approvate con DM del 10 marzo 2015, si ritiene che ricorrano le situazioni per l’adozione da parte della Regione Toscana, di misure di limitazione/sostituzione/eliminazione nei confronti dei diserbanti (misura 10 delle linee guida)».
2. «Promozione di pratiche agronomiche che limitano il ruscellamento delle acque contaminate nel retico idraulico; sia mediante incentivi, sia con modifiche alla normativa di settore». Vanno «incentivate tutte le azioni tese al recupero delle acque di innaffiatura, e valutate le possibilità di integrazione, ove possibile, con pratiche agronomiche (es. specifiche lavorazioni del terreno, drenaggio, introduzione lungo i bordi di colture e/o cultivar che necessitano per la difesa di un numero di interventi minori) volte a contenere il ruscellamento nel reticolo idraulico e/o la eventuale filtrazione delle acque di dilavamento. In questo senso pare anche da valutare una modifica della disciplina delle acque di dilavamento della vasetteria, su terreni diserbati o su superfici impermeabili includendole tra le attività che presentano oggettivo rischio di trascinamento, nelle acque meteoriche, di sostanze pericolose o di sostanze in grado di determinare effettivi pregiudizi ambientali previste dall’articolo 39 del DPGR 46/R 2008».
 
L.S.

Per la festa della donna si vendono 12 milioni di ramoscelli di mimose (l’85% delle vendite annue). La produzione italiana è per il 90% in Liguria (dove si trovano 1500 produttori). Coldiretti: «quest’anno raccolta della mimosa anticipata per evitare il gelo». Cia: «acquistate anche altre piante e semi per valorizzare la biodiversità». Intanto crescono le imprenditrici agricole under 35: per Coldiretti +6,6% nel 2017, cioè quasi 14 mila su 215 mila aziende agricole guidate da donne.

«Sono circa 12 milioni i ramoscelli di mimosa salvati quest’anno dal gelo siberiano che verranno donati l’8 marzo come omaggio all’impegno delle donne nella società». A stimarlo è Coldiretti, che ricorda che quest’anno «la raccolta della mimosa è scattata in anticipo per sottrarre i fiori alla spallata di ghiaccio e neve che ha sconvolto la Penisola da nord a sud». Una quantità di vendite, come ha precisato la Confederazione italiana agricoltori (Cia), che equivale a «l’85% degli acquisti annui».
«Oltre a essere il simbolo della presenza femminile nel mondo, dalla famiglia al lavoro, la mimosa esprime anche un importante valore ambientale – sostiene Coldiretti – perché è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono. I ramoscelli che verranno regalati – spiega Coldiretti – sono praticamente tutti di origine nazionale e soprattutto della provincia di Imperia in Liguria dove operano circa 1500 produttori e si realizza oltre il 90 per cento della produzione italiana». Coldiretti dà anche alcuni consigli per conservare al meglio le mimose acquistate: «tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore». «Dal punto di vista botanico si tratta in realtà di Acacia dealbata – aggiunge Coldiretti -. Le varietà più diffuse sono la Floribunda e la Gaulois, che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico».
Cia invece caldeggia di non fossilizzarsi sulle mimose e di regalare oggi anche altre piante e semi. «Azalee, begonie, primule, narcisi e rose, ma anche piante officinali e piante alimentari»: sono questi i consigli per celebrare l’8 marzo di Donne in Campo, Agia e Anp, le associazioni di Cia-Agricoltori Italiani che rappresentano donne, giovani e pensionati, le quali invitano tutti «a recarsi nei tanti vivai sparsi in Italia per acquistare e regalare piante e semi: un’azione “verde” per sensibilizzare i cittadini sul valore di agricoltura e ambiente e sulla straordinaria biodiversità dell’Italia, ma anche un gesto simbolico per celebrare le fonti di ogni vita. Il suolo, i semi, le piante rappresentano il primo anello della catena alimentare e sono il simbolo della sostenibilità ambientale. Difenderli e curarli è il compito di tutti, a partire dal mondo agricolo che ogni giorno contribuisce a garantire la sicurezza alimentare valorizzando la biodiversità. Il rispetto della natura è un passo fondamentale per contrastare la cultura della sopraffazione che causa la violenza contro donne e anziani. Per imparare a rispettare e a valorizzare la diversità e la biodiversità, quale migliore esercizio che accudire e crescere una nuova vita vegetale? Quindi semi e piante, e ovviamente mimose, […] poi rampicanti e piante aromatiche, cereali, pomodori, insalata etc.».
Coldiretti coglie l’occasione della festa della donna per comunicare alcuni dati sulle donne in agricoltura e in particolare le imprenditrici under 35. «Sono aumentate del 6,6% nell’ultimo anno le imprese agricole guidate da giovani donne per un totale di 13.887 realtà nel 2017» fa sapere l’associazione di categoria agricola, precisando che si tratta di un’elaborazione su dati della Camera di Commercio di Milano rispetto alla rappresentanza femminile under 35 nei campi, nelle stalle e negli agriturismi. «In pratica – osserva Coldiretti – in agricoltura una impresa giovanile su quattro viene gestita da ragazze».
«Nella loro attività imprenditoriale – spiega Coldiretti – le agricoltrici italiane hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato ed il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità diventando protagoniste in diversi campi: dalle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole ai servizi di agritata e agriasilo, dalle fattorie didattiche ai percorsi rurali di pet-therapy, fino agli orti didattici, mercati di Campagna Amica e l’agriturismo. Una capacità imprenditoriale che ha creato dato direttamente lavoro a oltre 15mila persone, senza contare l’occupazione generata dall’’indotto». «Le quasi 215mila aziende agricole guidate da donne in Italia – conclude Lorella Ansaloni, responsabile nazionale delle donne imprenditrici della Coldiretti – sono un patrimonio di tutto il Paese con un peso all’interno del mondo produttivo che non è dato solo dal numero delle titolari, ma anche da una capacità di innovazione che è stata in grado di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla multifunzionalità per le imprese agricole in ambito economico, ambientale e sociale».

L.S.

Nello spazio di 140 mq sulle tendenze del merchandising del prossimo Salon du Végétal (19-21 giugno a Nantes) sarà proposta una nuova formula per valorizzare i prodotti delle aziende attraverso un’esposizione che combinerà piante e manufatti in maniera drammatizzata o teatrale. La tendenza BOHO per la primavera 2019.


Ancora non è uscito il programma definitivo della prossima edizione del Salon du Végétal, l’importante fiera internazionale made in France del florovivaismo e del verde, in programma al Parc Expo di Nantes dal 19 al 21 giugno. Ma gli organizzatori incominciano a far trapelare notizie su alcuni degli aspetti che saranno cambiati e sulle novità.
Tra questi è da segnalare l’annuncio di una nuova formula per valorizzare i prodotti degli espositori nello spazio di 140 metri quadrati sulle ultime tendenze del merchandising che si trova al centro del Grand Palais ed è denominato Corner Distribution (angolo distribuzione). Una formula, spiegano, basata su una presentazione combinata e drammatizzata o teatrale di piante e manufatti.
 
Uno spazio in tre parti per valorizzare le iniziative di merchandising degli espositori
Il Corner Distribution sarà articolato in tre parti:
- una parte libera, in cui ogni espositore può svelare spontaneamente la propria visione del merchandising dei suoi prodotti su qualsiasi supporto ritenuto rilevante, anche i tablet;
- una parte di scaffali, visibile al centro dello showroom e dove i prodotti presentati saranno associati allo scopo di creare varie operazioni di cross-merchandising;
- una parte di vetrine, situata all’interno dello showroom per esprimere temi seduttivi agli occhi dei consumatori: vetrine, realizzate dal Gabinetto delle tendenze Chlorosphère, che riprendono i codici dei macro trend del momento e mettono in scena, in maniera pragmatica, i prodotti per delle stagioni 2019 di successo.
 
Una messinscena giocata su quattro assi
In questo spazio gli assi saranno declinati per simboleggiare tutte le stagioni del prossimo anno:
- Primavera/Orto: dei prodotti per coltivarsi da soli i propri prodotti (freschi, biologici e con valori condivisi sulla natura);
- Estate/Convivialità estiva: i nostri prodotti preferiti per l’estate, perché ricevere, prima di essere un’arte, è un piacere e una fonte di benessere;
- Autunno/Orto urbano: un'offerta di prodotti per piccoli spazi e in linea con i gusti dei consumatori urbani;
- Inverno/Natale: una selezione ispirata e ispiratrice per preparare uno dei momenti più piacevoli dell'anno.
 
La Tendenza Primavera 2019: BOHO
Ispirata ai festival americani all'aperto che hanno respirato lo spirito bohémien negli ambienti più alla moda, la tendenza BOHO sarà messa in evidenza nel Corner Distribution. Quale modo migliore per riconnettersi al consumatore che promuovere l’arte della vita bohémien, simbolo di convivialità, del lasciarsi andare e di dolcezza?
Questa tendenza assumerà i codici di uno spirito country-chic già molto diffuso nel prêt-à-porter, nel decoro e nel marketing: colore bianco, effetti pizzo, materiali caldi, legno chiaro, giochi di trasparenza, valorizzazione dello spirito umano, fuoco sulla spiaggia.
 
Redazione

L’allarme arriva da Cia Toscana che, informata da Cia Livorno, ha subito chiesto il riconoscimento dello stato di calamità e il risarcimento dei danni subiti. Anche Coldiretti Toscana aveva avvertito ieri che il rischio maggiore era per le verdure e gli ortaggi in pieno campo, una pratica che riguarda 9 mila ettari in regione. 

 
Circa il 90% dei 600 ettari di carciofi, della varietà “Violetto di Toscana” o “Morello di Livorno” più altre destinate al mercato toscano per il consumo fresco, prodotte nella Val di Cornia, in provincia di Livorno, sono state distrutte dal maltempo delle ultime ore. Per un danno che si aggira attorno ai 6-8 milioni di euro.
A lanciare l’allarme è la Confederazione italiana agricoltori di Livorno presieduta da Pierpaolo Pasquini, che afferma: «situazione drammatica per le aziende agricole, interi raccolti sono andati distrutti. Temperature di dieci gradi sotto lo zero e il vento gelido, Burian, a due passi dal mare, hanno provocato la distruzione della quasi totalità della produzione del carciofo. Se qualcosa si potrà salvare (un 8-10% della produzione) verrà raccolta a fine aprile, ormai produzione tardiva». Ma, fanno sapere da Cia Livorno, gli effetti degli abbassamenti di temperatura di questi giorni, seguiti dalle precipitazioni nevose, hanno danneggiato anche la fava da orto, un danno che può ritenersi del 100%, e hanno compromesso anche gli altri ortaggi a foglia. Preoccupazioni pure per la coltura del finocchio, nel caso perdurino condizioni metereologiche avverse.  
Pertanto la Cia Toscana, per bocca del presidente Luca Brunelli, ha subito chiesto lo stato di calamità per i danni da maltempo alle colture ortofrutticole della costa livornese e sta monitorando la situazione in tutta la Toscana, dopo le abbondanti nevicate di questa notte e dei giorni scorsi. «Chiediamo il riconoscimento immediato e completo della calamità – ha detto Brunelli - ed il risarcimento dei danni subiti, per permettere alle aziende agricole toscane di non perdere ulteriori quote di mercato. Chiediamo inoltre il rinvio dei contributi previdenziali ed il rinvio delle rate dei mutui».
Anche Coldiretti Toscana aveva preannunciato ieri, in un comunicato in cui avvertiva della neve in arrivo ed elencava le misure di prevenzione attivate (fra cui 1000 trattori spazzaneve), che il pericolo maggiore era per la verdura. «Dalla “finta primavera” al rischio gelate – aveva dichiarato Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti regionale – il passaggio si annuncia repentino. Il brusco calo delle temperature di 10 gradi rischia di mandare in tilt la campagna toscana. La nostra preoccupazione è rivolta a verdure e ortaggi coltivati in pieno campo. Questa tipologia di coltivazioni all’aria aperta è, in Toscana, una pratica agricola che interessa circa 9 mila ettari. Il timore maggiore è per le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, radicchio e broccoli». 
 
Redazione