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Tutto on-line fino ad arrivare all’asta. Mutui trentennali per i giovani sotto i 41 anni. Tutto il ricavato dalla vendita Ismea lo reinveste sui giovani e progetti nuovi.

Da ieri 3 ottobre fino al 2 dicembre 2018 è in vendita il 2° lotto al quale sarà possibile partecipare presentando la manifestazione d’interesse. I terreni sono in vendita sulla Banca nazionale delle Terre Agricole di ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).



On Line potrete trovare i terreni in vendita con le principali informazioni: caratteristiche agronomiche, numeri di terreni a lotto, particelle catastali, tipologia di coltivazione, la località e ovviamente la metratura. Sul sito sarà possibile manifestare l’interesse all’acquisto e se questa avverrà entro il 2 dicembre 2018, si sarà invitati all’asta per l’aggiudicazione dei terreni. Ismea sempre attenta alle policy agricole al fine di facilitare il ricambio generazionale e lo sviluppo della imprenditoria giovanile in agricoltura, per giovani sotto i 41 anni, offre la possibilità di accedere a mutui trentennali. Ismea infine dedicherà tutte le risorse derivanti dalla vendita dei terreni verranno dedicate da ismea al sostegno delle iniziative imprenditoriali condotte dai giovani attraverso le misure di primo insediamento, subentro e sviluppo delle giovani imprese

Redazione

Ieri a Pescia riunione dei floricoltori di Cia con i vertici di Cia Toscana Centro (Fi-Po-Pt). Dall’incontro sono emerse critiche alle politiche agricole del Comune. In particolare emerge che il risultato del piano di marketing del mercato dei fiori, affidato a un’agenzia di comunicazione sganciata dal territorio è costato agli operatori più di 100 mila euro dal 2017 a oggi, è stato un calo di iscritti del -7%. Cia chiede un direttore commerciale capace di promuovere davvero il Mefit. Sul fronte fiscale, i floricoltori di Cia sono allibiti per l’introduzione nel Comune di Pescia, praticamente senza preavviso, della Tari (a livelli irrealisticamente esosi) sulle serre di produzione, già gravate dalle imposte sui rifiuti speciali e in certi casi sul solido urbano. Non si aspettavano ciò da un sindaco che si professa amico dell’agricoltura e ritengono che il chiarimento sulla questione della Tari sulle serre sia preliminare al confronto con il Comune (previsto il 9 ottobre) sulle esigenze degli agricoltori rispetto al Piano operativo urbanistico.

Sul piano di marketing e comunicazione, nell’ultimo anno, il Mercato dei fiori della Toscana – città di Pescia (Mefit) ha investito moltissimo: il contributo complessivo degli operatori (commercianti e floricoltori) è stato di oltre 100 mila euro dal 2017 a oggi. Ma, nonostante questo investimento senza precedenti nella storia recente del mercato dei fiori di via Salvo d’Acquisto, i risultati non si sono potuti apprezzare. E anzi, ad oggi, l’unico esito certo e concreto è che al 31 luglio 2018 le aziende iscritte al Mefit sono diminuite di circa il 7% rispetto al 31 luglio 2017. Non esattamente l’effetto che ci si aspetterebbe da un buon piano di marketing, capace di rilanciare le attività di commercio di piante e fiori all’ingrosso.
A dichiararlo è Cia Toscana Centro (Firenze – Prato – Pistoia) che, a seguito delle lamentele e insoddisfazioni espresse dalle proprie aziende floricole durante la riunione di ieri a Pescia del suo Gruppo di interesse economico (Gie) “Floricoltura”, intende dar voce ad alcune critiche nei confronti delle politiche floricole e agricole del Comune di Pescia, in particolare riguardo alla gestione del Mefit e all’introduzione della Tari, fra l’altro a livelli irrealisticamente esosi, sulle serre di produzione. Cia chiede inoltre che come nuovo direttore del Mefit si scelga una figura di “direttore commerciale” davvero in grado di promuovere il mercato dei fiori di Pescia e con esso tutta la floricoltura della Valdinievole e dintorni.
Come mai questo calo di iscritti a fronte di investimenti promozionali di questa portata? Con il rischio di ritrovarci la struttura del mercato messa in sicurezza (dopo aver speso per i lavori 3,5 milioni di euro fra Regione Toscana e Comune di Pescia) ma sempre meno frequentata da operatori della filiera florovivaistica? Il Gruppo “Floricoltura” di Cia ricorda che il sostegno economico all’attività di marketing e comunicazione era stato richiesto dall’amministrazione Giurlani agli operatori del Mefit come prova di un’assunzione di impegno e responsabilità da parte loro, dopo che il Comune di Pescia si era invece assunto l’onere della proprietà dell’immobile ex Comicent. Pertanto tali investimenti avrebbero dovuto essere focalizzati al rilancio delle attività commerciali, sia sul lato dei venditori di piante e fiori che dei fornitori di servizi, sia su quello degli acquirenti. Purtroppo, invece, così non è stato. In primo luogo, a causa dell’inopinata scelta di affidare l’incarico a un ufficio di comunicazione completamente sganciato dal territorio, non solo della Valdinievole ma addirittura della Toscana, contro i suggerimenti di tutti quegli esperti che consigliano brand costruiti in maniera partecipata dagli attori stessi del territorio. Ma per capire fino in fondo che cosa è andato storto sarà necessaria un’analisi della strategia effettivamente adottata e dei risultati di mercato (quantitativi) raggiunti, al di là dei pur apprezzabili miglioramenti delle regole e dei meccanismi di funzionamento ordinari della struttura.
Riguardo all’applicazione alle serre di produzione, da parte del Comune di Pescia, praticamente senza preavviso né tanto meno concertazione alcuna, di una Tari esosissima e insostenibile per le aziende del settore floricolo - che già fanno fatica a restare competitive e sopravvivere sui mercati a causa della concorrenza di piante e fiori importati da Paesi meno sviluppati, con redditi e condizioni lavorative e fitosanitarie nettamente inferiori ai nostri –, Cia è letteralmente allibita. Sulle serre di produzione i floricoltori già pagano le imposte per i rifiuti speciali e, quando previsto, per i rifiuti solidi urbani. Eppure sono state emesse ad alcune aziende floricole di Pescia cartelle Tari che se dovessero essere confermate significherebbero semplicemente la chiusura dell’attività o, nella migliore delle ipotesi, la delocalizzazione della produzione. Anche questo non è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un sindaco come Giurlani che ha sempre detto di voler puntare sulla floricoltura e sull’agricoltura, al punto di aver addirittura creato un tavolo tecnico che se ne occupa, il cosiddetto Pav (Pescia agricola e verde floreale).
A questo proposito, visto che alla prossima riunione del Pav del 9 ottobre è all’ordine del giorno una discussione con l’amministrazione comunale sulle richieste degli agricoltori in vista del prossimo Piano operativo di Pescia, Cia avverte il sindaco di Pescia di non essere disponibile a discutere le questioni urbanistiche comunali senza che prima sia stata affrontata e chiarita la questione dei livelli di imposte che il Comune intende applicare all’agricoltura e in particolare della Tari sulle serre di produzione. Anche perché, senza un’adeguata risposta su questo fronte, il settore orto-florovivaistico pesciatino rischia veramente di scomparire.

Redazione

Piano di sviluppo rurale 2014-2020 l’Emilia Romagna al 6° anno di programmazione contina ad investire sui giovanivi: 9 domade su 10 dagli over 40, malgrado ciò si continua a puntare su avvicendamento genenerazionale e bodiversità


L'Emilia Romagna giunta al 5° anno di programmazione ha attivato risorse complessive di circa 1 miliardo che avrebbero dovuto attivare investimenti per 1,7 miliardi. Relativamente ai bandi attivati fino ad ora sono state accolte 54mila domande sulle 65mila presentate e sono stati concessi 612 milioni (anche se risultano effettivamente erogati solo 240 milioni).
Parlando di numeri, secondo i dati del Comitato di sorveglianza, il 90,1% dei richiedenti ha un'età superiore ai 40 anni, ma il dettaglio dell'assegnazione delle risorse manifesta che i beneficiari con meno di 40 anni sono il 30,9%, di cui il 74% sono maschi e il 26% femmine.
Il 56% delle risorse assegnate vanno ad aziende agricole singole, il 36% ad associazioni o consorzi di aziende o imprese, l'8% ad enti pubblici. Il 72,3% dei contributi sono stati concessi ad aziende agricole che praticano l'agricoltura convenzionale e il 27,8% a quelle che operano nel settore bio. Quantunque la maggior frazione delle domande pervenute provenga da aziende agricole attive in montagna (64,1%), sono, finora, quelle attive in pianura ad aver ottenuto l'assegnazione della maggior parte delle risorse messe a bando (62,7% in pianura rispetto al 37,3% in aree montane).
Per la Priorità 2 del Psr e cioè “Potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività dell'agricoltura” fino ad oggi sono stati pubblicati 36 bandi, con 190 milioni di risorse: i fondi concessi sono stati 138 milioni e quelli pagati 37 milioni. Bisogna specificare però che le richieste, quantificate in 303 milioni, erano ben superiori ai fondi disponibili, e, come ribadito dal Comitato di sorveglianza «le risorse rimanenti dedicate agli investimenti nelle aziende agricole condotte da giovani risultano insufficienti a soddisfare il trend di fabbisogno accolto sino ad oggi».
Con il “Pacchetto giovani”, comprendente il premio per i neo-insediati e il sostegno agli investimenti collegati, sono stati messe a bando 53,6 milioni di premio e di 44 milioni di contributi agli investimenti.
Per la Priorità 3 (“Promuovere l'organizzazione della filiera agro-alimentare”), sono stati pubblicati 44 bandi con 230 milioni di risorse, di cui soltanto 84 milioni concessi. I progetti di filiera ritenuti ammissibili, sono stati 63, con 135 milioni di euro disponibili. 53 sono stati i bandi indetti per la Priorità 4 (“Ripristino ecosistemi legati all'agricoltura”) con 410 milioni di fondi e 154 milioni pagati, mentre per i pagamenti agro-ambientali e il biologico, le domande presentate (3.253) richiedono risorse per 68 milioni, ampiamente superiori a quelle al momento disponibili (47 milioni). Le Priorità 5 (“Riduzione emissioni”) e 6 (“Sviluppo zone rurali e riduzione della povertà”) sono quelle con la minor consistenza di contributi pagati (rispettivamente 5 e 7,8 milioni).
Anche per l'anno prossimo sono molti i bandi in programma. Si va dal sostegno alla formazione professionale, di attività dimostrative e ad azioni di promozione (misura 1) ai servizi di consulenza (misura 2), dalla partecipazione a regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari agli investimenti in azienda agricola per giovani agricoltori beneficiari di premi di primo insediamento fino alla realizzazione di servizi di fitodepurazione in contrasto ai nitrati (misura 3). Per la misura 6 sono previsti bandi per l'aiuto all'avviamento d'impresa per giovani agricoltori, la creazione e sviluppo di agriturismi e fattorie didattiche, la diversificazione delle attività agricole con impianti per la produzione di energia da fonti alternative. Nel 2019 la Regione ha programmato inoltre di attivare bandi per attività di studio dello stato di conversazione della biodiversità (misura 7), compensazioni del mancato reddito e dei costi aggiuntivi da vincoli ambientali nelle aree agricole dei siti di Natura 2000 (misura 12), pagamenti compensativi nelle zone montane (misura 13), gruppi operativi del partenariato europeo per la produttività e la sostenibilità in agricoltura, agricoltura sociale in aziende agricole in cooperazione con i Comuni o altri enti pubblici (misura 16).

Redazione

La riforma fiscale francese, formulata da una commissione di esperti indipendenti, associazioni professionali e gruppi politici, prevede defiscalizzazioni per gli imprenditori agricoli e abbattimento della tassazione sui risparmi. Il mondo agricolo ha accolto con favore il nuovo regime fiscale.


Edouard Philippe, primo ministro francese, ha presentato in conferenza stampa i punti fondamentali della riforma del regime fiscale per l'agricoltura che potrebbe già entrare nella legge di bilancio del prossimo anno, almeno in parte.
«Per ridurre l'impatto delle calamità naturali e della crescente volatilità dei prezzi - annuncia il primo ministro - il “risparmio precauzionale” degli agricoltori sarà incentivato sul piano fiscale dal 1° gennaio 2019».
Per garantire continuità produttiva e incentivare i produttori a accantonare parte degli utili per far fronte a eventi climatici eccezzionali e crisi di mercato, al di là degli interventi pubblici nazionali o della Ue, il primo ministro ha annunciato che gli interessi sui risparmi dei titolari delle imprese agricole, fino ad un ammontare di 150 mila euro, non verranno tassati per 10 anni.
Sono previsti aumenti delle agevolazioni per la cessione delle aziende agricole ed una rivisitazione della normativa ordinaria riguardante la tassazione delle imprese, per tener conto delle specifiche esigenze del mondo agricolo.
Per quanto riguarda il gasolio utilizzato in agricoltura, questo sarà escluso dall'aumento di accise già programmato.
Infine il primo ministro ha confermato che dal 1° gennaio sarà soppressa la fiscalizzazione totale dei contributi previdenziali a carico degli imprenditori per il lavoro stagionale.
Christiane Lambert, presidente della Fnsea, l'organizzazione più rappresentativa del settore, ha contestato la soppressione degli incentivi sul lavoro stagionale: «Siamo di fronte a una decisione incomprensibile, incoerente e inammissibile», Si calcola che l'aumento dei costi per le imprese sarà di 144 milioni di Euro, con un'ulteriore perdita di competitività rispetto a Germania e Italia, dove il costo del lavoro stagionale è già più basso, rispettivamente, del 27 e del 37% rispetto a quello francese.
Per le imprese dei settori vitivinicolo e ortofrutticolo, ha segnalato la Fnsea,
l'aumento degli oneri potrebbe risultare insostenibile.

Redazione

A partire dal 1 agosto 2018 gli agricoltori che certificano il proprio Basilico Genovese DOP devono utilizzare esclusivamente la modulistica predisposta dall’organismo di certificazione Made in Quality. La loro certificazione non sarà più mensile sui lotti di basilico, ma annualmente assegnata all'azienda produttrice.

L'organismo di certificazione Made in Quality è stato costituito nel 2015 dal Centro camerale di sperimentazione e assistenza agricola (CeRSAA) di Albenga per far fronte alla sempre maggiore richiesta del mercato di prodotti agricoli certificati e di qualità.
Fra le importanti novità entrate in vigore per il Basilico Genovese DOP si segnala che il piano dei controlli di Made in Quality non prevede più un’attestazione mensile di conformità o di conformità dei lotti di basilico, ma la certificazione dell’azienda produttrice.
Entro il 15 settembre tutti i produttori hanno dovuto inviare il riepilogo mensile della produzione del mese di agosto. La certificazione ha scadenza il 31 dicembre di ogni anno e, per avere continuità nella certificazione, la stessa dovrà essere rinnovata entro tale data. 

Redazione