Gli agricoltori lanciano #riprendiamocilterritorio: esasperati, delusi, arrabbiati. Migliaia di agricoltori ed allevatori toscani arriveranno martedì 2 agosto fino nel cuore del centro storico di Firenze, in Piazza Duomo, di fronte alla Regione Toscana, per protestare contro il proliferare incontrollato degli ungulati, cinghiali, daini, caprioli, volatili ma anche predatori, lupi e canidi.
Colpevoli di devastare le coltivazioni, falcidiare i greggi, mettere a rischio la sicurezza del territorio, gli ungulati e i predatori rappresentano sempre più un pericolo per la collettività. Gli agricoltori intendono soprattutto chiedere l’applicazione della legge obiettivo per gli ungulati (L.R. 10/2016), che fin qui ha disatteso tutte le aspettative.
Lo stato di agitazione è stata deciso dal Direttivo Regionale di Coldiretti Toscana. A sostegno dell’iniziativa è stato lanciato anche l’hastag #riprendiamocilterritorio a rafforzare ulteriormente il messaggio della protesta. In Piazza Duomo arriveranno, già dalle prime ore della mattina, agricoltori ed allevatori da tutte le province della Toscana per rivendicare la volontà di produrre per i cittadini-consumatori e non per animali selvatici e predatori. A guidare la protesta sarà il Presidente di Coldiretti Toscana, Tulio Marcelli, insieme ai Presidenti della singole provincie. L’emergenza ungulati è già costata, negli ultimi cinque anni, 100milioni di euro di danni all’agricoltura ed è la causa 3 incidenti stradali al giorno. Secondo Coldiretti Toscana sono 450 mila gli esemplari a “piede libero”, il 70% sono cinghiali colpevoli di contribuire all’impoverimento della fauna e della flora del bosco e del sottobosco.
«Gli strumenti ci sono, e sono la legge obiettivo ed il piano lupi, ma non sono applicati. L’emergenza selvatici è diventata una costante quotidiana dell’agricoltura toscana. E’ inutile investire risorse sul piano di sviluppo rurale per incentivare l’agricoltura di montagna e nelle zone svantaggiate se poi si consente ai selvatici di fare razzie e di depredare gli agricoltori del loro lavoro. Coldiretti, insieme agli agricoltori ed allevatori, scende in piazza nuovamente ». L’ultima volta era stato nel novembre del 2008. «Questa è una prima fase della mobilitazione Coldiretti – conclude Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana - che monitorerà con grande attenzione lo sviluppo di questa problematica cui soluzione non può avere ulteriori ritardi e non può essere rimandata ».
Si stima, per la campagna 2016-2017, un calodellaproduzionediperechesiattestaattorno al -13%: ma nientepaura, Gianni Amidei, presidentedell'Organismointerprofessionale (Oi) Pera, rassicura: «questeproduzionipotrannoesserefacilmenteassorbitedalmercato, vista l'entitàdelladomandadegliultimianni.»
In Emilia Romagna, dove si concentra quasi il 70% della coltivazione dipere italiane, i dati previsionali indicano nel complesso 448 mila tonnellate, ovvero il 13% in meno rispetto allo scorso anno. Molto buona comunque la qualità del frutto, con alcune peredal calibro elevato grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli. Le superfici in piena produzione sono comunque valutate stabili rispetto allo scorso anno: un lieve rafforzamento di “Abate Fetel “e della cultivar di più recente introduzione “Carmen”. Stimati invece in diminuzione gli investimenti in piena produzionedi “Decana”, “Conferenze” e “Kaiser”. Risultano invece sostanzialmente costanti le superfici a “William” e “Santa Maria”. In calo rispetto al 2015, a livello produttivo, le “Santa Maria” (-25%), le “Decana” (-17%), le “Kaiser” (-19%), le “Abate Fetel” (-14%) e le “William” (-11%). Durante il Comitato di coordinamento dell'Oi Pera, tenutosi lo scorso 14 luglio a Ferrara, i partecipanti hanno condiviso la necessità di indicare un calibro minimo di raccolta per la varietà “Conference”. Il calibro minimo è stato fissato dunque sopra i 60 millimetri per salvaguardare una offerta di qualità e valore elevato.
Ai 300 milioni del 2015 al Piano irriguo nazionale ne arriveranno altri 500 dal Fondo di coesione (sbloccati entro agosto dal Cipe): dunque per il periodo di programmazione 2014-2020 le risorse disponibili saranno 800 milioni di euro. I cittadini, compresa l'importanza del ruolo svolto dalla bonifica, si dichiarano disposti a pagare anche una bolletta un po'più cara.
Questo quanto è emerso dall'assemblea annuale dell'Anbi, Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e tutela del territorio e acque irrigue, lo scorso 13 luglio a Roma. La Toscana possiede, in particolare, un territorio di 2.299.248 ettari completamente affidato a sei consorzi di bonifica. Unica regione italiana dove tutta la superficie del territorio è affidata ai consorzi, anch'essa sarà monitorata in tempo reale da osservatori per la gestione delle crisi idriche, attivi in ogni autorità di distretto idrografico italiana. Francesco Vincenzi, presidente di Anbi, ricorda a tutti i cittadini che dalla rete di irrigazione dipende l'86% del “Made in Italy” agroalimentare. Nonostante la recente polemica che ha investito il territorio valdinievolino, i consorzi di bonifica sono stati descritti dal presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, come un perno centrale dell'agricoltura, presente e futura.
Uno studio dell'Anbi dimostra poi come l'agricoltura irrigua sia capace di generare un maggior reddito per le aziende agricole: essa esercita infatti un ruolo significativo nel mantenimento dell'occupazione e nel contenimento dell'esodo rurale. Un paesaggio tipico da agricoltura irrigua può portare benefici a 24,6 milioni di famiglie per un valore economico di quasi 192 milioni di euro al mese (secondo la metodologia applicata “ChoiceExperiment” - C.E.). In base a una ricerca nazionale i cittadini sarebbero disposti a pagare 7,80 euro in più al mese nella bolletta per mantenere il paesaggio tipico di un'agricoltura irrigata, 4,66 euro per la presenza della cultura contadina, 1,58 euro per introdurre l'irrigazione in paesaggi dove non è presente e 1,35 euro per il riempimento, anche se solo parziale, delle falde acquifere.
Inaugurata ieri, lunedì 25 luglio, la centrale geotermoelettricaBagnore 4 alla presenza del presidente Rossi e dell'assessore all'ambiente FedericaFratoni. Obiettivo: trasformare la geotermia da problema ambientale a motore di sviluppo del territorio. La centrale ha comportato un investimento di 130 milioni di euro e ha dato lavoro a 130 persone nei due anni di cantiere.
La Toscana, consapevole di non poter fare ameno dell'energia rinnovabile, prova a invertire la rotta sul geotermico e nel comune di Santa Fiora, sul Monte Amiata, inaugura una nuova centrale geotermica. Un'eccellenza in quanto si tratta di uno degli impianti geotermici più moderni al mondo, con due gruppi di 20 megawatt per una produzione annua di energia elettrica di circa 310 milioni di kilowattora. «Qualcosa Enel finora ha fatto, ma l'accordo di programma - ha precisato Rossi - servirà a verificare volta volta tempi e responsabilità messe in capo a l'uno o altro organismo perché ognuno faccia la sua parte e quello che deve. Dico anche che se non sarà mantenuto l'impegno della firma dell'accordo, noi terremo la penna alzata se ci fosse bisogno di dare altre autorizzazioni». Rossi, che ha fatto il punto della situazione geotermia con l'ad di Enel Francesco Venturini, ha ribadito l'importanza di questa risorsa alternativa e rinnovabile, come l'ha definita l'Europa, che deve diventare una locomotiva di sviluppo. «La Toscana - ha detto - è terra della ricerca non solo delle bellezze artistiche e paesaggistiche. Insieme a Venturini abbiamo convenuto che su questo territorio dell'Amiata le potenzialità per una crescita ci sono, ma si deve innanzitutto garantire una viabilità adeguata, come i sindaci hanno sempre chiesto. Perciò faremo una riunione prima della pausa estiva con Cosvig, Enel e i sindaci stessi per affrontare anche tale questione, che sta a cuore a tutti, senza la quale questa zona rimane un limbo, difficile per nuovi investimenti. Siccome parte delle risorse ci sono già, se insieme vediamo che ci sono tutte, possiamo deciderci a fare presto quello che dobbiamo fare».
Enel Green Power ha programmato anche altri investimenti nella geotermia toscana per 600 milioni di euro entro il 2022. Questo di Bagnore4 ha comportato un investimento di 130 milioni di euro, finanziato in parte dalla Bei, e ha dato lavoro a 130 persone nei due anni di cantiere.
Altro punto affrontato, quello dell'impatto ambientale. «Bisogna spingere su questo terreno - ha detto Rossi - sono pronti i dati degli studi fatti dall'Agenzia regionale di sanità e da Arpat che verranno pubblicati e illustrati a settembre rispondendo alla richiesta precisa dei cittadini e dei sindaci. Un fatto che reputiamo positivo, è l'incarico che Enel ha conferito per uno studio sul paesaggio: adesso vogliamo un piano concreto con interventi concreti perché il paesaggio sia tutelato e l'impatto delle centrali sia ridotto al massimo». Il presidente Rossi ha anche ricordato che «con Enel abbiamo stabilito la riduzione del 10% nella bolletta di energia elettrica per chi investe in queste aree. È un vantaggio competitivo non banale e per questo metteremo a disposizione un ufficio che dia informazioni precise e sostegno agli imprenditori che chiedono la riduzione in bolletta». Infine una nota anche sulle proteste che da sempre accompagnano il tema geotermia sull'Amiata. «La protesta fa parte della democrazia - ha osservato Rossi – e noi pensiamo che questa spinga, anche in positivo, sia le istituzioni sia Enel a fare sempre meglio. L'utilizzo della energia geotermica non è una scelta avventata, ma sta nei piani europei e deve stare anche nei nostri piani. Dobbiamo fare il meglio possibile, regolando e cercando soluzioni sempre più avanzate sotto il profilo ambientale e paesaggistico oltre che su quello occupazionale».
Dal primo al 31 agosto tutti gli organi della giustizia (amministrativa, ordinaria e tributaria) saranno chiusi per ferie: stop dunque alle scadenze per presentare ricorsi, appelli e memorie. Non si fermeranno le controversie su contratti agrari e lavoro.
Visto il periodo di sospensione feriale dei termini, anche gli operatori agricoli dovranno monitorare le scadenze su ricorsi o appelli, che per tale periodo restano sospese di diritto. Infatti, secondo la vigente versione dell'art. 1 della legge 742/1969, il decorso dei termini processuali relativi alle giurisdizioni ordinaria, speciale e amministrativa è sospeso di diritto dal 1 al 31 agosto di ciascun anno e riprende a decorrere dalla fine del periodo di sospensione. Se il decorso ha inizio proprio durante il periodo di sospensione, l'inizio stesso è differito alla fine di questo periodo. La pausa riguarderà soltanto i termini processuali, ad esclusione delle scadenze inerenti notifiche di atti impositivi e sanzionatori e atti di riscossione (per esempio, cartelle di pagamento).
In ambito tributario, nello specifico, la sospensione feriale non inciderà sui termini di notifica degli avvisi di accertamento, compresi gli atti relativi alle operazioni catastali, gli avvisi di liquidazione e delle cartelle di pagamento, i termini di versamento e di presentazione delle dichiarazioni o denunce fiscali.
Sospesi tutti i termini della disciplina del contenzioso tributario, come le scadenze per la presentazione dei ricorsi, degli appelli e delle eventuali memorie. Per l'eventuale deposito di documenti, memorie illustrative e brevi repliche, il computo dei termini va a ritroso. Ovvero, trattandosi di termini liberi (5, ,10 o 20 giorni) rispetto alla data dell'udienza, non devono essere computati il giorno iniziale e quello finale.
Andrà in ferie anche l'ambito della disciplina di reclamo/mediazione: strumento deflattivo del contenzioso su controversie con valore non superiore a 20.000 euro. Per le controversie sorte in ambito di contratti obbligatori agrari e per le liti in materia di lavoro non scatta invece la tregua estiva in quanto procedimenti amministrativi e non giurisdizionali: nessuna cumulabilità dei termini.