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Il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli ha presentato il 7 gennaio a Bruxelles il Piano Strategico Nazionale per l’attuazione della nuova PAC 2023-2027, che prevede 10 miliardi di euro a finalità ambientali. All’agricoltura bio 2,5 miliardi, mentre 3 miliardi per la gestione del rischio con protezioni assicurative e 1,5 miliardi per i giovani. Patuanelli: «grazie all’architettura verde e al sostegno alla ricerca risposte alla grandi sfide ambientali del Green Deal europeo».
«Il Piano mette in campo una strategia unitaria sulla PAC, ma soprattutto affronta le sfide presenti e future del settore primario: il benessere animale, la digitalizzazione del settore agricolo per il miglioramento delle performance economiche e ambientali, l'inclusione sociale, la parità di genere e le condizioni di lavoro. Inoltre, grazie all'architettura verde e al sostegno alla ricerca risponde alle grandi sfide ambientali lanciate dal Green Deal europeo».
Così il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) Stefano Patuanelli ha riassunto in un post sulla sua pagina Facebook i contenuti del Piano Strategico Nazionale (PSN) per l’attuazione e il coordinamento dei programmi della Politica Agricola Comune (PAC) 2023-2027 presentato venerdì 7 gennaio a Bruxelles alla Commissione Europea. «Gli investimenti previsti – ha aggiunto Patuanelli - permetteranno di raggiungere nel 2027 una maggiore sicurezza e qualità alimentare a lungo termine, un maggiore livello di competitività delle aziende, una più efficiente valorizzazione delle risorse naturali, un riequilibrio del valore lungo le filiere agroalimentari, una minore emissione di gas serra, la salvaguardia della biodiversità e nuova occupazione per i giovani e per le aree marginali».
Il PSN, come specificato nel comunicato ufficiale del MIPAAF, si avvale dei diversi strumenti a disposizione, a partire dai pagamenti diretti e dalle organizzazioni comuni di mercato, allo sviluppo rurale e al PNRR e ha come obiettivi «il potenziamento della competitività del sistema in ottica sostenibile» e il rafforzamento «della vitalità dei territori rurali, la promozione del lavoro agricolo e forestale di qualità e la sicurezza sui posti di lavoro, il sostegno alla capacità di attivare scambi di conoscenza, ricerca e innovazioni e l'ottimizzazione del sistema di governance».
In particolare il PSN prevede le seguenti azioni di sostegno:
- Circa 10 miliardi di euro, tra 1° e 2° pilastro, ad interventi con chiare finalità ambientali. In questo quadro, grande importanza assumeranno i 5 eco-schemi nazionali, a cui sarà destinato il 25% delle risorse degli aiuti diretti, che sosterranno le aziende nell'adozione di pratiche agro-ecologiche per la sostenibilità climatico-ambientale. Gli eco-schemi opereranno in sinergia con 26 interventi agro-climatico-ambientali contenuti nel secondo pilastro, con una dotazione di circa 1,5 miliardi di euro, con gli interventi a favore della forestazione sostenibile (500 milioni di euro), con una serie di investimenti produttivi, non produttivi e infrastrutturali a finalità ambientale (650 milioni di euro), con le azioni ambientali previste nell'ambito degli interventi settoriali delle organizzazioni comuni di mercato e gli investimenti ambientali del PNRR.
- 2,5 miliardi di euro all'agricoltura biologica, considerata la tecnica di produzione privilegiata per concorrere al raggiungimento di tutti gli obiettivi ambientali previsti dalle diverse strategie europee.
- 1,8 miliardi di euro per il miglioramento delle condizioni di benessere animale ed «il contrasto del fenomeno dell'antimicrobico resistenza, in attuazione della strategia Farm to Fork».
- Un sistema di aiuti al reddito più equo, attraverso la progressiva perequazione del livello del sostegno al reddito che, prendendo a riferimento l'intero territorio nazionale, determina un sensibile riequilibrio nell'allocazione delle risorse dei pagamenti diretti, a vantaggio delle aree rurali intermedie e delle aree rurali con problemi di sviluppo, nonché delle zone montane e di alcune zone collinari interne. Contestualmente, il 10% della dotazione nazionale dei pagamenti diretti viene ridistribuito focalizzando l'attenzione sulle aziende medio-piccole.
- Particolare attenzione ai comparti produttivi con maggiori difficoltà, al fine di tenere conto delle sfide che alcuni settori devono affrontare, allo scopo di migliorare la qualità, la competitività e la sostenibilità dei vari processi produttivi. Una dotazione annua di circa 70 milioni di euro è destinata a sostenere il piano proteine vegetali, con l'obiettivo di ridurre il livello di dipendenza dell'Italia dall'estero e conseguire un miglioramento della sostanza organica nel suolo.
- 3 miliardi di euro per i nuovi strumenti di gestione del rischio, in modo da garantire una più ampia partecipazione degli agricoltori agli strumenti messi a disposizione per far fronte alle crescenti avversità climatiche di carattere catastrofale. Al già collaudato strumento delle assicurazioni agevolate, si affianca infatti il nuovo fondo di mutualizzazione nazionale, cui concorrono anche gli agricoltori attraverso una trattenuta del 3% dei pagamenti diretti.
- Il rafforzamento della competitività delle filiere, con l'obiettivo di migliorare il posizionamento degli agricoltori lungo la catena del valore, attraverso una maggiore integrazione dei diversi attori, dalla gestione dell'offerta, all'ammodernamento delle strutture produttive. A questo obiettivo concorrono, in particolare, gli interventi settoriali dedicati ai settori vitivinicolo, ortofrutticolo, olivicolo, apistico e pataticolo.
- Potenziamento delle politiche in favore dei giovani, integrando gli strumenti del 1° e del 2° pilastro della PAC, in modo da mobilitare complessivamente 1,25 miliardi di euro.
- Maggiore equità e sicurezza nelle condizioni di lavoro, promuovendo il lavoro agricolo e forestale di qualità, favorendo maggiore trasparenza agli aspetti contrattuali e più sicurezza sui luoghi di lavoro. Con questo obiettivo saranno rafforzati i servizi di consulenza aziendale, da indirizzare anche all'assistenza sulle condizioni di impiego e gli obblighi dei datori di lavoro, nonché alla salute e sicurezza sul lavoro e all'assistenza sociale nelle comunità di agricoltori.
- Più attenzione alle aree rurali, patrimonio di diversità da salvaguardare e valorizzare, dato che il legame dei nostri prodotti alimentari con il territorio, i paesaggi tradizionali, il patrimonio naturale e culturale rappresenta un valore non solo per la competitività del settore, ma anche per la tenuta socio-economica del territorio.
- L'incentivazione alla diffusione della gestione forestale sostenibile, da perseguire attraverso gli strumenti della pianificazione forestale, ma anche prevedendo il sostegno a tutti gli interventi in grado di migliorare la prevenzione dai danni causati dai disturbi naturali e dagli eventi climatici estremi.
- Una nuova attenzione al sistema della conoscenza (AKIS) a servizio della competitività e della sostenibilità. Al fine di supportare le imprese agricole e forestali nell'adozione di tecniche produttive più sostenibili e innovative è stato compiuto uno sforzo importante per superare la frammentazione del sistema della conoscenza e proporre strumenti più efficaci per favorire l’integrazione tra consulenza, formazione, informazione e gruppi operativi per l'innovazione.
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Confagricoltura regionale promuove la modifica della legge forestale approvata a fine 2021 dall’assemblea della Regione Toscana. Il presidente Neri: «la Toscana non è l’Amazzonia o un far west di motoseghe selvagge e questa legge semplifica le procedure tutelando il paesaggio». Il taglio a raso è «marginale» e «la stragrande maggioranza delle attività di selvicoltura è di mantenimento»: la superficie forestale ha superato il 50% della superficie regionale e «ogni anno solo il 30% della ripresa vegetativa viene tagliata ed il capitale aumenta sempre di più».
Bene ha fatto la Regione Toscana a rivendicare le sue competenze in materia forestale. E bene ha fatto ad ascoltare le esigenze che sono arrivate da tutto il mondo agricolo e della selvicoltura toscana.
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Il 5° asse di finanziamento, Isi Agricoltura, è pari a 37,5 milioni di euro, di cui 27,5 milioni per la generalità delle imprese agricole e 10 per i giovani agricoltori. Anche le aziende agricole potranno accedere all’asse 3° per progetti di bonifica dell’amianto, che ha una dotazione di 74 milioni di euro. Le date di apertura e chiusura della procedura saranno pubblicate sul portale dell’Inail dal 26 febbraio 2022.
«Incentivare le imprese a realizzare progetti per il miglioramento documentato delle condizioni di salute e di sicurezza dei lavoratori rispetto alle condizioni preesistenti» e «incentivare le micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione primaria dei prodotti agricoli all’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature di lavoro caratterizzati da soluzioni innovative per abbattere in misura significativa le emissioni inquinanti, migliorare il rendimento e la sostenibilità globali e, in concomitanza, conseguire la riduzione del livello di rumorosità, del rischio infortunistico o di quello derivante dallo svolgimento di operazioni manuali».
Sono queste le finalità del bando Isi 2021 con cui l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) mette sul piatto altri 273,7 milioni di euro a favore delle aziende che investono per migliorare la sicurezza dei lavoratori. L’edizione 2021 del bando, che porta oltre quota 2,7 miliardi l’importo complessivo stanziato dall’INAIL a partire dal 2010, è stata presentata ufficialmente il 16 dicembre scorso a Roma alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando.
Come precisato nella scheda del bando (vedi), dei cinque assi di finanziamento previsti uno riguarda in particolare il settore agricolo: è il 5° asse, il cosiddetto “Isi Agricoltura”, pari a 37,5 milioni di euro - di cui 20 milioni finanziati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - destinati a progetti per le micro e piccole imprese operanti nella produzione primaria dei prodotti agricoli, suddivisi in 27,5 milioni per la generalità delle imprese agricole (asse 5.1) e 10 milioni per i giovani agricoltori (under 40), organizzati anche in forma societaria (asse 5.2).
Ma per la prima volta le micro e piccole imprese agricole potranno accedere anche al 3° asse di finanziamento, quello per “Progetti di bonifica da materiali contenenti amianto”, che è salito a 74 milioni di euro.
Il nuovo bando prosegue sulla strada della semplificazione dell’iter tecnico-amministrativo per la concessione e la successiva erogazione del finanziamento e, «dopo la sperimentazione avviata con l’avviso Isi Agricoltura 2019-2020», conferma «la disponibilità dell’applicativo di compilazione online del modulo di perizia asseverata, specializzato per tipologia di intervento».
Le risorse finanziarie sono ripartite per regione/provincia autonoma, come indicato nell’allegato “Isi 2021 – risorse economiche” che costituisce parte integrante degli avvisi pubblici regionali/provinciali pubblicati.
Per l’Asse 5 il contributo, in conto capitale, è calcolato sulle spese ritenute ammissibili al netto dell’Iva, come di seguito riportato: 40% per la generalità delle imprese agricole (sub Asse 5.1), 50% per giovani agricoltori (sub Asse 5.2) e per ciascun progetto il finanziamento non potrà essere inferiore a 1.000 euro né superiore a 60.000 euro.
La presentazione delle domande di accesso ai finanziamenti avverrà, come per i bandi precedenti, attraverso una procedura informatica articolata in diverse fasi, le cui date di apertura e chiusura saranno pubblicate dal 26 febbraio 2022 nella sezione del portale dell’Istituto dedicata al nuovo bando Isi.
Per chiarimenti e assistenza è possibile rivolgersi al contact center Inail al numero di tel. 06-6001. È anche possibile rivolgersi al servizio Inail Risponde, nella sezione Supporto del portale. Chiarimenti di carattere generale possono essere richiesti entro e non oltre il termine di 10 giorni antecedenti la chiusura della procedura informatica di compilazione della domanda online.
Ulteriori informazioni a partire da qui.
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Per l’Annuario dell’Agricoltura italiana 2020 del Crea sia la produzione agricola (valore 55,7 miliardi di euro: -2,5% sul 2019) sia l’intero sistema AgroAlimentare (512 miliardi: -4,8%) hanno retto meglio del resto dell’economia nell’anno pandemico, in cui il Pil italiano è sceso dell’8,9%. Male le attività di diversificazione del settore primario, trascinate dal -60% dell’agriturismo. In controtendenza, col +1%, il settore forestale.
L’agricoltura e tutto il sistema agroalimentare si sono confermati nell’anno della pandemia un asse portante dell’economia italiana reggendo meglio di altri settori le pesanti conseguenze delle restrizioni legate al contenimento della diffusione della Covid-19.
A sancirlo è l’Annuario dell’agricoltura italiana 2020 a cura del Centro di ricerca ‘Politiche e Bioeconomia’ del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che è stato presentato lo scorso 17 dicembre.
In esso risulta innanzi tutto che «la contrazione del valore della produzione della branca agricoltura, silvicoltura e pesca, pari al -2,5% [sul 2019, ndr], si è collocata ben al di sotto di quella dell’intero PIL, che ha vissuto la caduta più rilevante a partire dalla Seconda guerra mondiale (-8,9%)».
Mentre l’intero sistema agroalimentare (AA) – che include tutti i segmenti della filiera, dal commercio all’ingrosso e al dettaglio alla ristorazione e i servizi legati al cibo – ha registrato una contrazione del fatturato pari a -4,8% rispetto al 2019, per un valore assoluto di oltre 512 miliardi di euro, con un peso sull’intero sistema economico di circa il 17%. Il calo è stato causato dal crollo della ristorazione fuori casa, solo in parte compensato dal commercio (dettaglio e ingrosso) e dall’impennata delle vendite alimentari on line.
A trainare il settore ha contribuito il fatturato legato ai mercati esteri. Nel 2020, infatti, si registra «l’inversione di segno della bilancia commerciale agroalimentare, il cui saldo, dopo il pareggio dell’anno precedente, per la prima volta presenta un valore positivo, pari a 2,6 miliardi di euro, legato alla buona performance del Made in Italy (+2% di export)».
Indiscusso l’apporto dell’agricoltura e dell’industria alimentare, con un peso del 63% alla bioeconomia italiana, il cui fatturato è stimato dal CREA in poco meno di 317 miliardi di euro. Dato che colloca l’Italia, insieme a Germania e Francia, in una posizione di leadership a livello europeo. Da segnalare, inoltre, l’incremento del peso della bioeconomia sul totale dell’economia nazionale: salito al 10,2% proprio grazie alla migliore tenuta del settore primario e dell’industria alimentare rispetto agli altri settori.
Scendendo più nel dettaglio, la produzione agricola, con la diminuzione di valore del -2,4%, si è attestata a oltre 55,7 miliardi di euro, attorno al 2,2% del Pil (Prodotto interno lordo) nazionale. Le coltivazioni vegetali si sono rafforzate ulteriormente come la componente principale raggiungendo il 53% del totale dell’agricoltura, nonostante che i prodotti vitivinicoli (-3,4%) e floricoli (-3%) – per non parlare del -22,4% dell’olio di oliva - siano stati colpiti pesantemente dalle restrizioni necessarie ad arginare i contagi. Mentre il comparto zootecnico si è attestato al 29% del totale della produzione agricola nazionale, per la flessione dei prezzi delle carni a seguito della diminuzione dei consumi.
L’Italia ha confermato nel 2020 il primato all’interno dell’UE nei prodotti di qualità certificata DOP/IGP (prodotti vitivinicoli, vegetali freschi e trasformati, formaggi e oli di oliva), a cui si aggiungono i 5.333 prodotti agro-alimentari tradizionali, quei prodotti ottenuti con metodo tradizionale, dall’elevato valore gastronomico e culturale riconosciuti in ambito nazionale.
Negativa, invece, la performance delle attività di diversificazione dell’agricoltura, declinate nei due aggregati delle attività di supporto e secondarie, che comunque restano una componente caratterizzante dell’agricoltura italiana, con un peso vicino al 20% della produzione agricola totale. «Le attività di supporto – si legge nella presentazione dell’Annuario - registrano un calo del 3%, che ha colpito in misura relativamente contenuta i servizi in conto terzi, i quali per la loro natura si sono potuti svolgere anche in presenza di misure di distanziamento sociale; al contrario, le limitazioni imposte hanno impresso un significativo rallentamento alle operazioni di prima lavorazione, svolte dopo la raccolta, che hanno condizionato il risultato negativo dell’intero aggregato». Ma a soffrire di più sono state le attività secondarie, calate del 21% circa, trascinate al ribasso dalla caduta verticale dei servizi legati all’agriturismo che hanno subito una contrazione in valore superiore al -60%. Tuttavia, un sostegno al valore economico dell’aggregato è arrivato dalle energie da fonti rinnovabili, in costante crescita grazie soprattutto al contributo del solare e del biogas.
In controtendenza il settore forestale con +1% del valore della produzione. Risultato che ben si sposa coi dati dell’Inventario nazionale forestale (vedi) che confermano l’aumento della superficie boscata, giunta a più di 11 milioni di ettari (oltre il 36% del territorio nazionale), di cui ben 3,5 milioni in aree protette, e una elevata eterogeneità, al punto che l’Italia è il primo Paese dell’UE in termini di biodiversità.
Si conferma rilevante infine la spesa pubblica per il settore agricolo: circa 11 miliardi di euro nel 2020. Dall’UE proviene ben il 64% di questo sostegno, mentre, i fondi nazionali coprono appena il 16% e quelli regionali il restante 20%.
Per ulteriori informazioni ecco la versione integrale dell’Annuario.
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