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ottimizzare l'uso dell'acqua in agricoltura
«Diamo incentivi per interventi indispensabili nell'ottica di una razionalizzazione della risorsa acqua e consegniamo questo compito ai nostri giovani ai quali indichiamo tra le strade percorribili quella del Programma di sviluppo rurale e le opportunità che offre».
Così Stefania Saccardi, assessora toscana all’agroalimentare, presenta un nuovo bando che prevede contributi per realizzare interventi di ottimizzazione dell’uso dell’acqua nelle aziende agricole. Questo bando, promosso nell'ambito di Giovanisì (il progetto della Regione Toscana per l'autonomia dei giovani) mette a disposizione 3 milioni di euro e si rivolge agli imprenditori agricoli professionali (IAP) che potranno chiedere contributi per realizzare interventi che riguardano il sistema di accumulo, il sistema di distribuzione/adduzione di acque da destinare ad uso irriguo aziendali, installazione di sistemi di misurazione, controllo telecontrollo e automazione, acquisizione di programmi informatici per la gestione degli impianti e impianti di irrigazione.
I contributi saranno pari al 40% degli investimenti, incluse le spese generali. Sono previste anche maggiorazioni del 10% per interventi in zona montana e del 10% per i giovani agricoltori con un'età non superiore a 40 anni al momento della presentazione della domanda e già in possesso da 5 anni di partita Iva come azienda agricola oltre che qualifica IAP a titolo definitivo. 
L’importo massimo del contributo pubblico concesso per singola domanda di aiuto varia in funzione del numero di occupati e dei tirocini attivati: da un minimo di 150.000 euro a un massimo di 350.000 euro. Non sono ammesse domande di aiuto con un contributo minimo richiesto/concesso inferiore a 10.000 euro. 
E’ possibile ricevere un anticipo fino al 50% del contributo ammesso a finanziamento a seguito della presentazione di richiesta da parte del beneficiario. L’anticipo è erogato solo successivamente all’inizio delle attività oggetto di contributo e a seguito di presentazione di garanzia fideiussoria rilasciata a favore di Artea.
Si potranno presentare le domande a partire dall’11 marzo 2022 ed entro le ore 13 di lunedì 31 maggio 2022, esclusivamente mediante procedura informatizzata impiegando la modulistica disponibile sulla piattaforma gestionale dell’anagrafe regionale delle aziende agricole gestita da ARTEA, raggiungibile dal sito www.artea.toscana.it.
 

Redazione

Mefit mercato dei fiori di Pescia

Forte preoccupazione di Cia Toscana Centro per le 650 aziende e i 4 mila addetti coinvolti nelle attività del Mercato dei fiori di Pescia in vista della data di possibile chiusura del 22 giugno. Il presidente Orlandini: «agire senza tentennamenti, evitare polemiche e salvare Mefit con messa a norma struttura».

 
«Il Mercato dei Fiori di Pescia deve vivere e garantire un futuro alle 650 aziende che hanno nel Mefit il proprio punto di riferimento e ai circa 4 mila addetti diretti ed indiretti». 
Inizia così il comunicato stampa odierno di Cia Toscana Centro sulla questione del rischio chiusura della struttura mercatale di Pescia dedicata al commercio all’ingrosso di fiori recisi e piante. Questione che, sottolinea il comunicato, sta a cuore a Cia, che «ha messo il futuro del Mercato dei Fiori al centro del documento politico discusso dall’assemblea» dei giorni scorsi. 
«Chiediamo a tutte le istituzioni che si ottenga lo slittamento, la sospensione o altre soluzioni percorribili, per evitare la prossima chiusura al 22 giugno del Mercato dei Fiori di Pescia – sottolinea il presidente Cia Toscana Centro, Sandro Orlandini –, mantenendo tutti gli accorgimenti sulla sicurezza che erano stati già stati impartiti ormai da oltre 3 anni ed ai quali, anche con risorse degli operatori stessi, si era in parte già ottemperato».
In Cia Toscana Centro, si legge nella nota, «c’è forte preoccupazione per la situazione del Mercato dei Fiori di Pescia che è sotto la spada di Damocle di una possibile chiusura della struttura, a seguito di prescrizioni che i Vigili del Fuoco di Pistoia hanno impartito ormai da quasi un anno al Comune di Pescia (proprietario della struttura) ed al Mefit (azienda speciale del Comune di Pescia incaricata della gestione)». 
«Senza voler entrare in polemiche stucchevoli e ormai inutili sulle responsabilità di questa situazione che si è venuta a creare – dichiara ancora Orlandini –, esprimiamo la più forte preoccupazione sugli scenari che potrebbero aprirsi se davvero il Mercato dei Fiori chiudesse le attività che lì vengono svolte, innanzitutto quelle di commercializzazione di fiori e piante».
Cia Toscana Centro fa sapere di essersi attivata da alcuni mesi «con tutte le istituzioni ed i loro rappresentanti locali e regionali, con l’obiettivo - non tanto di trovare soluzioni (che spettano ai tecnici ed alla politica) - di evidenziare con forza a tutti gli interlocutori quella che è l’importanza strategica, economica ed anche sociale che il Mercato dei Fiori di Pescia ha sul territorio della Valdinievole e lucchese, oltreché toscano, nazionale ed estero».
«Bisogna agire in fretta e senza tentennamenti - conclude il presidente Cia Toscana Centro - al fine di far quadrare il cerchio magari con un nuovo accordo di programma dove, con le adeguate risorse credibili ed ottenibili per l'esecuzione degli interventi necessari, venga garantita sin da subito la possibilità di mantenere la completa funzionalità del mercato dei fiori dando sicurezza a tutto un comparto».
 

Redazione

Ieri 24 febbraio Confagricoltura ha lanciato l’allarme sullo «scenario di profonda instabilità e ulteriore aumento dei prezzi di gas e petrolio»: il gas naturale è a +379% sul 3° Trim 2020. Oggi Coldiretti ha messo in primo piano l’esplosione del «caro-concimi (+170%)» nel contesto di una disamina generale del balzo dei prezzi, mentre AseS – Cia ha ricordato gli effetti negativi sull’agricoltura sociale per via dell’aumento dei costi energetici e delle difficoltà di accesso al credito, oltre all’impatto sull’export.


Grande apprensione tra gli agricoltori italiani anche per l’impatto economico sul settore primario italiano della guerra in Ucraina. Le cui conseguenze si stanno facendo sentire pesantemente già da prima dell’inizio della guerra e sono aumentate dopo l’attacco dell’esercito russo accompagnato dalle minacce di Putin a tutto l’Occidente per scoraggiare sul nascere le interferenze, con prospettive di ulteriori peggioramenti a seguito del crescendo di sanzioni e ritorsioni.
La prima a reagire è stata ieri Confagricoltura. «Si è aperta una fase nuova piena di rischi che impone a tutti i rappresentanti dei settori produttivi e dei lavoratori di assicurare il massimo contributo alla coesione sociale – ha dichiarato il presidente nazionale Massimiliano Giansanti -. Dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione di profonda instabilità. La risposta di Mosca alle sanzioni della UE può spingere ancora verso l’alto i prezzi del gas e del petrolio, come già stiamo registrando in queste ore. L’aumento del costo dell’energia, inoltre, impatta su tutti i mezzi di produzione e sui trasporti». «Non è da escludere – ha proseguito Giansanti - un’ulteriore stretta, da parte di Mosca, delle importazioni di prodotti agroalimentari dagli Stati membri dell’Unione, attestate a circa 7 miliardi di euro nel 2020». Come specificato dal presidente di Confagricoltura, «rischiamo di non avere a disposizione le quantità necessarie di fertilizzanti per i prossimi raccolti. E il blocco dell’attività nel porto di Odessa potrebbe far collassare il mercato internazionale dei cereali». E l’Ucraina «è il terzo esportatore di cereali a livello globale. La Federazione Russa è al primo posto, anche se ha attuato già dallo scorso anno una limitazione delle esportazioni per contenere l’aumento dei prezzi all’interno».
«Le imprese agricole continueranno a fare il massimo sforzo per garantire la continuità dei cicli produttivi e il regolare svolgimento delle consegne - assicura il presidente di Confagricoltura - Alle istituzioni della UE e al nostro governo chiediamo però il varo di misure straordinarie di supporto adeguate alla gravità della situazione in atto. Nessuna impresa può reggere l’aumento dei costi già acquisito e l’ulteriore corsa verso l’alto che potrebbe scattare nelle prossime settimane, se non ripartiranno rapidamente le trattative diplomatiche per la soluzione della crisi». Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Commissione europea in occasione della riunione del Consiglio Agricoltura del 21 febbraio, i prezzi del gas naturale hanno fatto registrare un aumento del 379% sul livello in essere nell’ultimo trimestre del 2020. Mentre dal lato dei fertilizzanti il prezzo dell’urea è salito nello stesso periodo del 245%.
Coldiretti con una nota diffusa oggi, a seguito di una mobilitazione in solidarietà del popolo ucraino, si è soffermata in primo luogo sul caro concimi, «con aumenti fino al 170% che pesano sulla filiera agroalimentare Made in Italy mettendo a rischio le forniture alimentari e aggravando la dipendenza del Paese dall’estero». I rincari dei fertilizzanti, spiega Coldiretti, sono «legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. Una decisione assunta per mettere in difficoltà la produzione europea di cereali, fortemente dipendente dalle materie prime estere». Dal momento che «la conseguenza è una riduzione generale della disponibilità sui mercati che, oltre a far schizzare in alto i prezzi con rincari di oltre il 170% (da 250 euro/tonnellata a 670 euro/tonnellate), mette di fatto a rischio la produzione europea di grano, a partire da quella italiana. Il nitrato di ammonio viene, infatti, a mancare proprio nella fase decisiva per la crescita delle spighe, diminuendo inevitabilmente la produttività con il taglio dei raccolti». «Una scelta – continua Coldiretti - che danneggia gravemente le aziende agricole, già in difficoltà a causa dei rincari di tutti i fertilizzanti legati all’impennata del costo del gas scatenata dal conflitto. L’urea è balzata a 750-800 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di Cai – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata, mentre i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata».
«Il risultato – aggiunge Coldiretti - è che il 30% delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare del Paese che è già obbligato a importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato e il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale. Senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 27%, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga».
«Nell’immediato – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - occorre anche garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi sostenuti in forte aumento per effetto dei rincari di petrolio e gas che hanno un effetto a valanga su tutti i fattori produttivi». Coldiretti chiede interventi immediati a partire dallo «sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso la garanzia del 100% pubblica e gratuita di Ismea e fermare le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un’efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali».
Anche l’ASeS, l’Ong “Agricoltori Solidarietà e Sviluppo” di Cia – Agricoltori Italiani, esprime oggi forte preoccupazione per il precipitare della situazione in Ucraina. «La guerra va nella direzione opposta ai nostri valori e allo spirito che muove l’agricoltura sociale - afferma la presidente Cinzia Pagni -  e da parte di ASeS vi è una ferma condanna. Alla solidarietà doverosa nei confronti del popolo ucraino, che sarà duramente colpito da un confitto che non ha voluto e che dovrà subire pagando un prezzo altissimo, si affianca la forte preoccupazione per le gravi ripercussioni che quanto sta accadendo può avere sulla nostra agricoltura e, di conseguenza, sulle nostre attività ad essa strettamente legate».
In primo luogo, ricorda la presidente di ASeS-Cia, c’è «l’impatto tremendo sui costi energetici che già sta mettendo da mesi in grandissima difficoltà le produzioni agricole. Poi ci sono gli effetti sull’export: già sono stati cancellati molti contratti e tante aziende agricole saranno a rischio chiusura. Infine, aumenteranno notevolmente le difficoltà per l’accesso al credito». Questa situazione «può mettere in grave pericolo il settore primario già sofferente e, dal momento che l’agricoltura sociale si fa con gli agricoltori, anche le nostre attività rischiano di subire un forte contraccolpo -osserva Pagni-. Siamo certi che chi ci ha supportato e affiancato in questi anni continuerà a farlo, ma è indubbio che le difficoltà e gli ostacoli saranno maggiori». «La solidarietà e lo spirito di inclusione, per garantire dignità e sostegno ai più vulnerabili, certamente non svanirà -conclude la presidente di ASeS-. Ma sin da ora siamo certi che la strada sarà in salita».

Redazione

A Pordenone la 41^ edizione del salone del verde del Nord Est, con 300 espositori su 35 mila mq, e la fase finale della 9^ edizione del “Festival dei Giardini”. Tra gli eventi collaterali, l’“Emporio del Verde” sui trend dei decori e arredi per giardini e terrazze e la 21^ edizione di “Pordenone Orchidea”. [Foto sull'8^ edizione del festival dei giardini]


Un’occasione per gli appassionati e gli esperti di fiori, piante e giardinaggio per vivere insieme «una nuova primavera».
Così viene presentata la 41 edizione di “Ortogiardino”, in calendario a Pordenone Fiere dal 5 al 13 marzo prossimi, il principale salone sulla filiera del verde del Nord Est Italia. Una manifestazione che rivolgendosi al consumatore finale accoglie vivaisti, floricoltori, produttori e rivenditori di attrezzature e prodotti per la cura del giardino e dell’orto, bulbi e sementi, attrezzature per giardini e parchi, arredamento da esterni, decorazione. Più di 300 espositori per oltre 35.000 mq di area espositiva, con l’attesa, almeno stando ai numeri delle edizioni precedenti, di 65 mila visitatori di cui il 12% dall’estero, soprattutto da Croazia e Slovenia.
La fiera Ortogiardino, da quando include il Festival dei Giardini, giunto alla 9^ edizione quest’anno, ha avviato un processo di trasformazione, come spiegano gli organizzatori, da «manifestazione leader per gli appassionati di giardinaggio a salone di riferimento anche per operatori professionali e soprattutto architetti paesaggisti, vivaisti, agronomi e progettisti del verde pubblico». Assumendo così «un format unico in cui stand commerciali si alternano a spettacolari allestimenti, eventi tematici sempre nuovi in un’atmosfera calda e coinvolgente».
Il 9° Festival dei Giardini, sotto la direzione artistica dell’architetto Giovanna Bellotto, metterà a confronto le migliori idee nella progettazione di piccoli giardini sul tema di quest’anno: “Da viaggio a realtà”. In conformità ai seguenti criteri: «l’espressione qualitativa nel realizzare il verde secondo il gusto e lo stile italiano; l’abilità tecnica e la conoscenza delle piante; la progettualità; la maturità e l’estro dei progettisti in relazione ai gusti e alle esigenze di relax e benessere degli 375x375 punto uno 2022appassionati del verde attrezzato sono le doti di progettisti e vivaisti che il Festival dei Giardini vuole mettere in luce e valorizzare».
Da segnalare alcuni eventi collaterali di Ortogiardino 2022. A cominciare dall’ “Emporio del Verde”: «una coloratissima mostra mercato di arredi e decori per giardini e terrazzi realizzati da artigiani e piccole aziende» che si potrà visitare nel Padiglione 1. In quest’area espositiva riservata ad artigiani e commercianti di decorazioni e arredi da esterno verranno lanciate le tendenze della prossima primavera-estate: i colori, gli stili, gli accessori a cavallo tra moda e design.
Un altro evento collaterale è la 21^ edizione di “Pordenone Orchidea”, «la più importante mostra mercato del Nordest dedicata ai collezionisti e agli appassionati di questo raffinato fiore». Qui si troveranno allestimenti, incontri culturali ed enogastronomici che faranno da cornice a una raffinata esposizione di oltre 150 varietà di orchidee. Ma in esposizione si troveranno anche «Bonsai, Cactacee, Tillandsie, Collezione di Aspidistre, e l’originalissima Tetradenia riparia». E Pordenone Orchidea assegnerà i suoi Oscar dei Fiori, un riconoscimento a persone che si sono particolarmente distinte nel coltivarli, dipingerli, raccontarli, fotografarli.
Per ulteriori informazioni su come visitare Ortogiardino e magari fare il biglietto online potete cliccare qua.

Redazione

Parco Agrisolare fotovoltaico sui tetti agricoli
Il bando per i finanziamenti ai pannelli fotovoltaici sui tetti agricoli previsto dal programma del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è in dirittura di arrivo.
Lo ha comunicato tre giorni fa il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) segnalando che «sarà pubblicato entro il 31 marzo, in pieno rispetto delle scadenze fissate al primo trimestre 2022 per l'attuazione del Pnrr, il bando per accedere ai finanziamenti - Componente 2.1 - per la misura ‘Parco Agrisolare’, a cui sono dedicate risorse pari a 1,5 miliardi di euro». 
Il bando mira a sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica in ambito agricolo, «escludendo totalmente il consumo di suolo». La misura prevede, infatti, «l'installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, puntando a raggiungere l'installazione di pannelli fotovoltaici su una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di mq per 0,43 GW, e  contribuendo così ad aumentare la sostenibilità e l'efficienza energetica del settore».
Le domande del bando saranno poi gestite dal Gestore dei servizi energetici (Gse), indicato dal Mipaaf quale attuatore della linea di intervento Pnrr, «con cui si sta predisponendo una convenzione 'pubblico-pubblico' e che consentirà di avviare subito le operazioni di attuazione dei programmi fotovoltaici le cui domande avranno ricevuto parere favorevole. Un importante passo avanti per accelerare il processo e consentire l'avvio immediato dei progetti».
Il Mipaaf manterrà il ruolo di punto unico di contatto con il Servizio centrale per il Pnrr e avrà la responsabilità in tema di supervisione complessiva dell'intervento, in ognuna delle diverse fasi di attuazione dei progetti, oltre che in materia di gestione dei flussi finanziari.
 

Redazione