GREENITALY E FLORMART: UNA FIERA IN PIU' O UN CAMBIO DI SCENA?
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in Editoriali

Il florovivaismo italiano – e ripeto ormai da anni “floro-vivaismo” con convinzione, perché chi conosce il comparto sa che è fatto di almeno due anime – vale, nel suo insieme, 3,2 miliardi di euro. Lo dicono i numeri ufficiali, non le stime fantasiose. Di questi, ben il 70% va all’export: oltre 2,2 miliardi. Eppure, alla conferenza stampa di lancio di Greenitaly, tenutasi ieri a Roma, Matteo Zoppas, presidente di ICE Agenzia, ha parlato di 1,2 miliardi esportati nel 2024 e 480 milioni nei primi tre mesi del 2025. Un taglio? Sì, probabilmente sì: quei dati si riferiscono con ogni probabilità al solo vivaismo ornamentale, monitorato attraverso le voci doganali che escludono fiori recisi, accessori e progettazione. Greenitaly, che debutta dal 15 al 17 ottobre 2025 alle Fiere di Parma, si presenta con l’endorsement pieno del governo e di ICE Agenzia. Il progetto è nuovo, ma l’ambizione è antica: diventare piattaforma internazionale del verde. A ribadirlo, tra le pieghe del linguaggio diplomatico, lo stesso Zoppas: “Fiere come Flormart appartengono al passato. Fiere di Parma ha fatto un gesto straordinario prendersi quel ruolo e creare Greenitaly”. Tradotto: Flormart è chiusa. Parma raccoglie la bandiera.
Patrizio La Pietra, sottosegretario all’Agricoltura con delega al florovivaismo, ha dato tono politico e istituzionale all’incontro. Ha rimarcato che il floroviviasmo era ritenuto “la Cenerentola dell’agricoltura”, ma oggi se ne riconosce l’importanza eoconomico-sociale e ambientale. Poi la promessa: Greenitaly potrebbe essere l’occasione per presentare il decreto attuativo della legge delega sul florovivaismo. Ed infine chiosa: “Senza piante prodotte dal settore non si fanno né rimboschimenti né rinaturazioni e il Green Deal europeo non si raggiunge”.
Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma, ha ammesso di aver cercato di rilanciare Flormart quando ormai nessuno ci credeva più. “Mi dicevano che era finita, anche aziende leader del distretto vivaistico di Pistoia. Ma ci ho creduto, e oggi ripartiamo da Parma, con un progetto nuovo”. Greenitaly sarà, nelle sue parole, “un ecosistema, non una semplice fiera”.
Ma poi si arriva alla domanda che resta in sospeso: in cosa consiste davvero questo “ecosistema”? Qual è il cambio di paradigma? Le fiere del settore hanno ormai bisogno di format agili, esperienziali, capaci di facilitare il matching diretto tra produzione e mercato. A oggi, non è ancora chiaro cosa differenzi davvero Greenitaly rispetto a Myplant & Garden – oggi leader del comparto in Italia – o rispetto ai modelli fieristici europei più dinamici.
La logistica? Parma come crocevia? Potrebbe esserlo, ma è sufficiente? Il punto è che nel florovivaismo per una fiera btob è diventato più semplice attrarre buyer che aziende leader. Quelle, da anni, espongono sempre più volentieri all’estero. E non è un caso: in Olanda si tengono eventi come l’IFTF di Vijfhuizen o la Trade Fair di Aalsmeer, fiere a cielo aperto o itineranti, spesso organizzate dentro le aziende. Più business e meno passerella. E poi i Flower Trials, riferimento obbligato per chi lavora con la genetica e la selezione. Il panorama internazionale è consolidato: l'IPM di Essen resta punto di riferimento per il professionale, Angers mantiene una reputazione solida con il Salon du Végétal, e Londra brilla con il Chelsea Flower Show, vetrina di paesaggio e design. A questi si affiancano nuove realtà emergenti in Polonia, Romania, Turchia: mercati dinamici, che stanno costruendo format nuovi e adatti a una domanda in evoluzione.
A chiudere la presentazione romana, Mauro Uniformi, presidente del CONAF, ha ricordato che il verde è oggi molto più di una questione estetica: è salute pubblica, risposta al cambiamento climatico, infrastruttura urbana. E va progettato e gestito con metodo, visione e responsabilità.
Prima di seppellire Flormart
L’arrivo di Greenitaly segna un cambio di scena, ma non necessariamente la chiusura definitiva di Flormart. Con la nomina di Paolo Ferrin alla guida di Padova Hall, il polo fieristico padovano annuncia l’intenzione di rilanciare Flormart già a partire dal 2025. Saonara è un distretto vitale, e Padova è città dotta e produttiva, al pari di Parma. La sfida, quindi, potrebbe non essere tra fiere concorrenti, ma tra visioni capaci – o meno – di dare rappresentanza a tutto il comparto. Il primo passo c’è stato. Ora si dimostri se si sa dove andare.
Andrea Vitali