UNA PINATA PER TINGERE CON I COLORI DELL'AUTUNNO
- AnneClaire Budin

In autunno la natura offre una ricca tavolozza vegetale per ottenere tinte naturali: gialli, rossi, marroni e viola si estraggono da foglie, radici e frutti raccolti nel momento più carico di pigmenti.
L’autunno non è solo la stagione del raccolto e dei colori caldi, ma anche il tempo ideale per chi pratica la tintura naturale. Professionisti del paesaggio, artisti green, vivaisti e agronomi sempre più spesso riscoprono le piante tintorie come risorsa per filiere sostenibili, creative e circolari. Le piante raccolte in questa stagione, infatti, offrono pigmenti più concentrati e stabili, perfetti per tingere fibre naturali come lana, lino o cotone.
Per i gialli, oltre alle foglie cadute di larice, betulla, tiglio e acero, che offrono sfumature dorate e luminose, si raccolgono fiori e sommità della Genista tinctoria (ginestra dei tintori) e della Reseda luteola, due storiche piante tintorie dalla resa brillante. Il marrone si ottiene facilmente dalla corteccia e dalle radici del noce, mentre le foglie di faggio, in autunno, virano dal giallo ruggine al rosso bruno. Per un rosso profondo, si utilizza la Robbia (Rubia tinctorum), le cui radici, raccolte ora, sono al massimo della loro carica colorante.
I viola sono il frutto di bacche e piccoli frutti: mora, mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), utilizzati freschi o fermentati, rilasciano sfumature che vanno dal lilla al blu notte, variabili in base al pH e al mordente. Anche il verde, seppur meno tipico in autunno, si ottiene con buoni risultati da piante come ortica e chenopodio, le cui foglie conservano ancora clorofilla utile alla tintura.
La raccolta deve seguire criteri precisi: per le foglie, meglio agire quando iniziano a cambiare colore ma sono ancora elastiche; per le radici, l’autunno è il momento ideale per scavare, pulire e far essiccare all’ombra. Una volta pronte, le materie prime vanno macerate, bollite o fermentate a seconda del procedimento tintorio adottato.
Utilizzare piante tintorie locali rappresenta non solo un modo per riscoprire antichi saperi, ma anche una strategia concreta di sostenibilità ambientale e culturale. In un settore come quello florovivaistico, sempre più attento all’economia circolare e alla diversificazione produttiva, le tinture naturali aprono a nuove possibilità per laboratori, piccole filiere artigiane e progetti educativi nel verde.
AnneClaire Budin