UNA PIANTA PER ...RINASCERE DALLA DAMNATIO. L'ARTEMISIA

artemisia; assenzio

Dal culto terapeutico alla damnatio politica e alla rinascita culturale: l’assenzio a base di Artemisia tra medicina antica, arte e lobby industriali.
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L’Artemisia absinthium, pianta perenne dai toni amari e aromatici, ha radici antiche nella storia della medicina. Già nel V secolo a.C., Ippocrate, padre della medicina occidentale, la consigliava contro dolori mestruali, ittero, anemia e reumatismi. Utilizzata anche per facilitare il parto, l’Artemisia era preparata in infusi con vino o alcol, in un precursore dell’assenzio moderno.
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Nel XIX secolo, l’assenzio si diffuse come bevanda alcolica iconica, simbolo della bohème parigina. Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Baudelaire ne furono estimatori: la “Fata Verde” divenne musa e vizio, tra visioni e creatività. Ma la sua ascesa avvenne in un contesto critico per l’industria vinicola francese, colpita dalla fillossera. Le lobby del vino promossero una campagna di demonizzazione contro l’assenzio, indicandolo come causa di follia e decadenza morale. La tujone, molecola contenuta nell’Artemisia, fu accusata (senza solide basi scientifiche) di indurre allucinazioni e comportamenti criminali. L’assenzio venne vietato in Francia nel 1915, seguito da altri Paesi.
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Solo alla fine del Novecento, con nuove ricerche scientifiche, si scoprì che le dosi di tujone nei prodotti tradizionali erano ben sotto i limiti tossici. La normativa europea ha così consentito la sua regolamentazione e il ritorno legale dell’assenzio, oggi apprezzato come distillato artigianale e simbolo di cultura alternativa.
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L’Artemisia absinthium, da rimedio ippocratico a icona maledetta e infine a protagonista di una rinascita consapevole, incarna il potere rigenerativo della natura e la ciclicità dei simboli culturali. Una pianta per… ritrovare equilibrio tra scienza, tradizione e libertà espressiva.
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AnneClaire Budin