NANTES: EVOR, TRA I TETTI IL RESPIRO VEGETALE SOSPESO
- AnneClaire Budin

Una giungla inaspettata cresce sui tetti di Nantes: un’opera poetica e vivente firmata da Evor, un artista discreto ma ispiratore.
Nel cuore di Nantes, tra i tetti di un quartiere centrale, un artista ha dato vita a un miracolo verde. Il suo nome è Evor, e da oltre quattordici anni coltiva un sogno fatto di foglie, radici e poesia urbana. Dalla corte interna del suo condominio fino ai tetti degli edifici vicini, ha creato una vera e propria giungla sospesa, visibile solo a chi sa guardare in alto — o salire una scala di legno.
Tutto è iniziato con pochi vasi, posizionati quasi per caso. Poi, piano piano, le piante hanno colonizzato ogni spazio disponibile. Oggi, si trovano agavi, papiri, felci, banani, magnolie, sedum, salici e perfino alberi piantati in enormi fioriere. Nessun accesso diretto al suolo, solo contenitori recuperati in strada, nei mercatini, o ricevuti in dono. Una foresta domestica nata dal riciclo e dalla pazienza.
Evor dedica ogni giorno diverse ore alla cura di questo giardino aereo. Non lo considera solo un progetto estetico, ma un gesto politico e spirituale. «Qui si può imparare a rallentare, a osservare le stagioni, a riconnettersi con gli elementi», racconta. Nessun diserbante, pochissimo concime, tanta attenzione: una filosofia che sfida l’idea tradizionale di giardinaggio.
Dal 2018, il progetto è diventato parte del circuito culturale Le Voyage à Nantes, ricevendo anche il sostegno della municipalità e della sua stessa coproprietà. Il giardino, ribattezzato La Jungle intérieure, è oggi un luogo di incontro: i vicini vi organizzano aperitivi, una coppia vi ha celebrato il proprio matrimonio.
L’opera di Evor mostra che si può coltivare ovunque. Basta iniziare con una pianta rampicante, una vivace, un vaso in plastica per trattenere meglio l’acqua. E poi si cresce, con un approccio sperimentale, empatico. Per lui, il segreto è semplice: «Bisogna prendersi cura delle piante come delle persone».
In un mondo sempre più grigio, Evor ha scelto il verde. Non per fuggire dalla città, ma per renderla più vivibile, più bella, più umana.
AnneClaire Budin