GRAND TOUR: ITALIA COME META DEL SOGNO EUROPEO DI CULTURA
- AnneClaire Budin

Dal XVII al XIX secolo, l’Italia fu la meta prediletta del Grand Tour: un viaggio di formazione, scoperta e amore per la bellezza, che plasmò l’identità culturale europea.
Il Grand Tour fu molto più di una moda aristocratica: rappresentò, tra Seicento e Ottocento, l’apice di una civiltà che faceva del viaggio un rito di passaggio intellettuale. Giovani rampolli europei, ma anche artisti, filosofi, studiosi, intraprendevano lunghi itinerari verso l’Italia, allora considerata il cuore della civiltà europea, crocevia di storia, arte, natura e pensiero.
Il termine “Grand Tour” fu coniato nel 1670 da Richard Lassels, ma il fenomeno si consolidò nel secolo successivo. Francis Bacon, già nel 1625, ne tracciava le linee guida: imparare le lingue, viaggiare con un tutore, portare lettere di presentazione, tenere un diario. Il viaggio doveva durare anni e toccare le capitali della cultura, ma aveva il suo culmine in Italia.
Goethe, che scrisse pagine immortali sul suo viaggio italiano, sosteneva che "senza la Sicilia l’Italia non lascia immagine nello spirito". Roma, Firenze, Venezia, Napoli erano tappe irrinunciabili. Ma anche le rovine di Pompei ed Ercolano, le colonne di Paestum, i tramonti mediterranei e le melodie napoletane lasciavano un segno indelebile.
Il Grand Tour come esperienza europea condivisa, che creava un’élite colta e cosmopolita, in grado di dialogare attraverso confini e nazionalità. Un’utopia di scambio e conoscenza che oggi ci ricorda l’importanza dell’unità europea.
Certo, l’Italia che accoglieva quei viaggiatori non era sempre all’altezza del suo passato: rovine, povertà, lentezze burocratiche. Eppure proprio queste contraddizioni facevano parte del fascino. Ogni viaggiatore ritornava a casa con un sogno italiano nel cuore – e spesso con opere d’arte, schizzi, diari, incisioni.
Oggi il Grand Tour sopravvive sotto altre forme: turismo culturale, viaggi lenti, scoperta del territorio. E continua a dirci che viaggiare è un modo per conoscere gli altri, ma anche se stessi.
AnneClaire Budin