Nel 2015 sonoaumentatedi 5 volte in quantità le importazioniitalianedi olio d’olivadaGrecia e Tunisia e del 200% dalMarocco, a parzialecompensazione del quasi dimezzamentodell’importdallaSpagna. Ma iltotaleèdiminuitodell’8% in quantità, nonostanteilbalzo del +37% in valore, dovuto a un nettoaumento del prezzomedio. In arrivoun’inversioneditendenza con ritornoallanormalitànel 2016: l’oliveto Italia produrràpiùdi 380 milatonnellate (+70% sullaprecedentecampagnaproduttiva) e la produzionetunisinasaràpiùchedimezzata.
Ha destato preoccupazioni e proteste, nei giorni scorsi, la notizia del «contingente di 35 mila tonnellate a dazio zero di olio proveniente dalla Tunisia», come lo definisce Ismea in una nota del 29 gennaio, che potrebbe entrare quest’anno nel mercato comunitario dopo il via libera definitivo di Bruxelles (vedi “Altro schiaffo all’olio d’oliva..”). Ma in che contesto dell’import si inserisce questo provvedimento? Come stanno andando le importazioni di olio di oliva in Italia?
A dare una risposta è la stessa nota di venerdì scorso di Ismea, in cui si afferma, facendo riferimento ad elaborazioni Ismea di dati Istat relativi ai primi 10 mesi del 2015, che «è cresciuto nel 2015 il ruolo di Grecia e Tunisia tra Paesi fornitori di olio di oliva dell’Italia, con un quantitativo importato di cinque volte superiore rispetto al 2014». «Alla base di questa dinamica - spiega l’Ismea - il dimezzamento degli acquisti dalla Spagna, scesi a 260 mila tonnellate (rispetto alle 466 nel periodo gennaio – ottobre 2014), a causa di una scarsa disponibilità della campagna 2014-2015».
«Nonostante l’incremento a tripla cifra degli arrivi dagli altri partner commerciali del Mediterraneo, oltre a Grecia e Tunisia anche i conferimenti dal Marocco sono impennati del 200%, l’import italiano nel periodo in esame – si legge ancora nella nota di Ismea - si è attestato a 484 mila tonnellate, l’8% in meno sui primi 10 mesi del 2014. Le importazioni in valore al contrario hanno registrato un balzo in avanti del 37% di riflesso all’aumento medio dei listini, che hanno risentito inevitabilmente del deficit di prodotto immesso nei circuiti commerciali internazionali».
«Un andamento - sottolinea l’Ismea - destinato progressivamente ad attenuarsi nel 2015 e probabilmente ad invertirsi nel corso del 2016, considerata l’abbondante produzione di quest’anno dei primi due player mondiali, Italia e Spagna, che dovrebbe a breve rispristinare una situazione di normalità negli scambi. In base alle ultime ricognizioni dell’Istituto effettuate a gennaio attraverso la sua rete di rilevazione e i dati delle dichiarazioni dei frantoi, si evince infatti, un forte incremento produttivo per l’Oliveto Italia che dalle 222 mila tonnellate della scorsa campagna potrebbe arrivare quest’anno a una produzione superiore a 380 mila (+70%)». «Per chiudere, da considerare anche - aggiunge l’Ismea - che la produzione olivicola tunisina, in base alle ultime stime Coi, potrebbe risultare più che dimezzata nel 2016 rispetto alle 340 mila tonnellate registrate nella campagna precedente».