Cia sulle vendite a San Valentino: meno rose estere, più bouquet con fiori italiani

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bouquet con fiori italiani - San Valentino 2022

Per Cia – Agricoltori Italiani la scarsità di rose e il loro rincaro (+40%) spingerà del 20% le vendite di fiori italiani (ranuncoli, fresie, anemoni, gerbere ecc). Ma ciò non porterà grande sollievo ai floricoltori schiacciati dagli aumenti dei costi di produzione: aumento di energia elettrica, gas e gasolio (salito da 1 € a 1,20 €), terriccio e imballaggi, plastica (+18%), torbe (+10%), prodotti fitosanitari (+10%).

 
Le rose, per la maggior parte provenienti dall’estero, hanno prezzi alle stelle e scarseggiano. A questo San Valentino il 50% delle coppie sceglierà bouquet con fiori italiani, le cui vendite cresceranno intorno al +20% sull’anno scorso. Ma nel complesso il giro d’affari della festa degli innamorati in Italia si attesterà sugli 80 milioni di euro come nel 2021, con circa 30 milioni di fiori venduti.
Questa la stima presentata ieri, alla vigilia di San Valentino 2022, da Cia – Agricoltori Italiani in una nota in cui vengono delineati alcuni tratti della situazione di mercato attuale della filiera dei fiori. «Pochi mazzi di rose, il cui prezzo al dettaglio è arrivato fino a 10 euro (+40%) per il fiore a gambo lungo, sopra i 70cm – fa sapere Cia -. Il 50% delle coppie innamorate sceglierà, dunque, bouquet misti in cui prevale prodotto tipico Made in Italy, composizioni più economiche - 30 euro in media - con varie tipologie: ranuncoli, fresie, anemoni, gerbere, alstroemerie, garofani (tutti da 1,5 a 2 euro a stelo) e al centro una singola rosa rossa». E non mancheranno i garofani nelle classiche composizioni a cuore, aggiunge Cia, ricordando che il settore del fiore reciso italiano è più legato che nel Nord Europa a ricorrenze quali la festa della mamma, quella della donna, San Valentino e il giorno dei defunti, che insieme «rappresentano più del 50% degli acquisti annui di fiori».
A causare questa situazione di rincaro della rosa, il fiore simbolo di San Valentino, sostiene Cia, è la «scarsità di prodotto sul mercato» per via della «crisi del sistema internazionale dei trasporti durante la pandemia», che ha «diminuito l’import estero delle rose, che vengono al 90% da Equador (le Freedom e Explorer), Colombia, Kenya (la famosa Red Naomi), Etiopia e Zimbabwe, dove il basso costo della manodopera e il clima caldo, che non necessita serre riscaldate, non rendono più competitiva da molto tempo la produzione europea di questo fiore, ben prima dell’attuale emergenza energetica». Con «la poca produzione italiana, non riscaldata in serra», che «deve aspettare la bella stagione e non è pronta per la commercializzazione del 14 febbraio».
Tutto ciò non comporterà comunque grandi vantaggi economici per i floricoltori italiani, afferma Cia, che andranno «sostanzialmente, in pareggio». La maggiore vendita del 20% di fiori italiani «dovrà, infatti, compensare i rincari dell’energia elettrica che - contrariamente a quanto sostenuto in questi giorni - non hanno a che vedere col riscaldamento delle serre», dal momento che «la maggior parte del prodotto floricolo italiano nei distretti toscani, campani e del Ponente ligure si coltiva in campo aperto oppure in serra fredda». «In queste realtà – spiegano da Cia - il prezzo maggiorato di gas e gasolio (quello agricolo è passato da uno a 1,20 euro e si prevede che salga ancora di 10-15 centesimi) incide piuttosto sulle irrigazioni di soccorso per fiori, che necessitano di essere preservati dalla prolungata siccità che ha contraddistinto questo inverno; oppure si abbatte su interventi ordinari e necessari come per l’alimentazione delle celle di conservazione e le lampade per l’infiorescenza». E poi, ricorda Cia, c’è «l’aumento del 30% di alcune materie prime indispensabili al settore florovivaistico, come il terriccio, gli antiparassitari o gli imballaggi». Infine «il prezzo della plastica è aumentato del 18%, con la stessa percentuale di incremento anche per il legno, e i listini delle torbe sono cresciuti del 10%, quelli dei prodotti fitosanitari del 10%».
 

Redazione