Legge salva olio: quasi tutti contenti ma non Confagricoltura

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La legge salva olio made in Italy, il ddl Mongiello-Scarpa sulla trasparenza e qualità dell’olio d’oliva approvato definitivamente ieri alla Camera, riceve il plauso di Cia, Coldiretti e Alleanza delle cooperative agroalimentari. Critico invece il commento di Confagricoltura, che si lamenta per la «tanta burocrazia ed incertezza».

E’ arrivata in porto la legge salva olio italiano, ormai ex disegno di legge Mongiello-Scarpa sulla trasparenza e qualità dell’olio di oliva. Ieri la norma è stata infatti approvata in via definitiva dalla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati in sede deliberante. Esulta gran parte della filiera: dalle organizzazioni agricole Cia e Coldiretti fino all’Alleanza delle cooperative agroalimentari.
Ma non c’è l’unanimità. Gli agricoltori di Confagricoltura esprimono il proprio disappunto per la «tanta burocrazia ed incertezza» e le «molte criticità nell’applicazione del provvedimento», «nonostante avessimo condiviso – hanno dichiarato in un comunicato stampa ieri - l’obiettivo di una legge che mira a tutelare la qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini». In particolare, non digeriscono «il riferimento alla presenza di alchilesteri collegata all’indicazione di origine», senza che nulla sia stato «previsto per evitare che gli oli nazionali, inclusi gli oli Dop e Igp, che hanno un tenore di alchilesteri superiore al parametro indicato, debbano sottoporsi ad un “piano straordinario di sorveglianza”». Temono inoltre «un appesantimento burocratico ed economico a carico delle imprese», lamentano «l’indeterminatezza del piano di sorveglianza ad oggi ancora non definito» e il «peso del nuovo impianto sanzionatorio».
Ecco invece come hanno reagito all’approvazione della legge salva olio made in Italy altri protagonisti della filiera.
Il presidente di Cia, Giuseppe Politi, ha affermato che «in questo modo si tutelano i consumatori e soprattutto i produttori, perché si tratta di norme che aiutano a prevenire e a combattere frodi e sofisticazioni nel settore, che causano ogni anno danni per 1,5 miliardi di euro». «Il testo di legge, infatti, - ricorda Politi - prevede l’obbligo di rendere più chiare le informazioni contenute in etichetta, dall’origine alla categoria merceologica con l’obiettivo di agevolare i consumatori nel riconoscimento e nella scelta del prodotto realmente “made in Italy”». Inoltre, aggiunge il presidente della Cia, «si introduce il vincolo del termine minimo di conservazione e la corretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi, nonché nuove disposizioni per contrastare le pratiche commerciali ingannevoli, ad esempio tutte quelle diciture o immagini o simboli grafici sulla bottiglia che evocano zone geografiche non corrispondenti all’effettiva origine territoriale delle olive». «E’ un segnale importante di attenzione al settore che il ddl sia stato approvato prima dello scioglimento delle Camere. Ora - conclude Politi - occorre vigilare che le norme siano applicate nel modo migliore e bisogna lavorare affinché queste misure di trasparenza e tracciabilità in etichetta siano estese a tutte le produzioni agricole». Sulla stessa linea d’onda anche il presidente di Cia Toscana Giordano Pascucci, che in una nota di oggi dice fra l’altro che «la qualità dell’olio extravergine d’oliva toscano da oggi è più tutelata».
Altrettanto entusiasta Coldiretti, che per bocca del presidente Sergio Marini parla di «risultato che rappresenta un passo straordinariamente importante nella direzione della trasparenza e della lotta alla contraffazione sugli oli extravergini di oliva a tutela dei produttori e dei cittadini» e sottolinea «l’unanimità nell’approvazione della legge da parte di tutti i gruppi parlamentari sia al Senato che alla Camera ed il parere positivo del Governo […] nonostante “i non pochi bastoni tra le ruote”». I coltivatori diretti riassumono come segue i contenuti della legge, non senza ricordare alcuni dati del settore: «l’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con circa 250 milioni di piante e una produzione di oltre mezzo milione di tonnellate e può contare su 40 oli extravergine d'oliva Dop/Igp. Il fatturato del settore è stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative».
«Con la nuova legge - sottolinea la Coldiretti - mettere in etichetta indicazioni fallaci e non veritiere “che evocano una specifica zona geografica di origine degli oli vergini di oliva non corrispondente alla effettiva origine territoriale delle olive” diventa reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine (articolo 517-quater del codice penale). Vengono inoltre aggiunte sanzioni accessorie, con l’interdizione per 5 anni dal realizzare attività di comunicazione commerciale e attività pubblicitaria aventi per oggetto oli di oliva e il divieto di ottenere, a qualsiasi titolo, contributi, finanziamenti o mutui agevolati da parte di istituzioni nazionale e/o europee, per chi sia stato oggetto di condanna per reati nel settore. Per i marchi che evocano una specifica zona geografica che non coincide con l’effettiva origine delle materie prime scatta quindi il ritiro. Si inaspriscono anche i controlli, con il rafforzamento degli istituti processuali e investigativi (intercettazioni, ecc.). Contro il segreto sulle importazioni agroalimentari, verrà poi garantito il diritto d'accesso alle informazioni concernenti l’origine degli oli di oliva detenute dalle autorità pubbliche a tutti gli organi di controllo e alle amministrazioni interessate».
«Si va, ancora, a migliorare - continua la Coldiretti - la leggibilità delle etichette e si completa l’intervento già anticipato dal Parlamento con una norma precedente sul valore probatorio del panel test, al fine di garantire la corrispondenza merceologica e la qualità degli oli di oliva e punire la non conformità dei campioni degli oli di oliva vergini alla categoria dichiarata in etichetta. Si fissano inoltre limiti più restrittivi per il contenuto di etil esteri degli acidi grassi (Eeag) e di metil esteri degli acidi grassi (Meag) e saranno rese note le risultanze delle analisi che sono pubblicate ed aggiornate mensilmente in una apposita sezione del portale Internet del Ministero delle Politiche Alimentari e Forestali. In etichetta viene anche previsto un termine minimo di conservazione non superiore a 18 mesi dalla data di imbottigliamento nonché specifiche modalità di presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi, imponendo l’obbligo di idonei dispositivi di chiusura o di etichettatura e di sanzioni connesse alla violazione delle relative disposizioni».
Da segnalare infine il plauso del presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, Maurizio Gardini, che ha osservato che «il consumo mondiale di oli vergini è destinato nei prossimi anni a crescere: è quindi fondamentale poter competere con il resto del mondo differenziando e rendendo riconoscibili le nostre produzioni d’eccellenza».

Lorenzo Sandiford