In arrivo il brevetto per una nuova margherita dell’Irf di Sanremo

margherita beruto

Con la nuova varietà bianca e adatta al vaso 18, l’Istituto regionale per la floricoltura di Sanremo, spiega il direttore Margherita Beruto, porta avanti il percorso di ricerca e innovazione sulle margherite in vaso. In ambito fiore reciso si punta sull’elleboro (la rosa di Natale), con 5 varietà brevettate e 10 aziende che provano a produrle.

«Il nostro fine è dare supporto alle aziende del territorio, in particolare quelle del comparto florovivaistico. E lo facciamo da una parte sviluppando delle ricerche in collaborazione con loro, dall’altra fornendo dei servizi specialistici. Il nostro campo di azione va dalla fitopatologia (e quindi patologia, assistenza e gestione colturale) al discorso di ibridazione, propagazione, gestione del prodotto in vista di prove pre-commerciali. Lavoriamo in stretta sinergia con le aziende del territorio».

flormart 2016A parlare è Margherita Beruto, direttore dell’Istituto regionale per la floricoltura di Sanremo (Irf), sentita da Floraviva durante la manifestazione organizzata a Genova lo scorso sabato per le finali del Campionato europeo dei fioristi di Florint. L’Irf è un ente strumentale della Regione Liguria senza fini di lucro, a cui la Regione un contributo annuale di funzionamento e che ha altri introiti derivanti dai soggetti aderenti, dai progetti e dai servizi offerti o accordi di vario genere con i produttori. L’Istituto per la floricoltura dispone di una superficie destinata a laboratori e uffici di 700 mq e una di coltivazione di 10 mila mq adibita a colture in ambiente protetto e pieno campo; inoltre possiede strumentazioni per le sperimentazioni e camere di crescita per una produzione di circa 100 mila piante in vitro. L’organico è di una trentina di persone fra dipendenti e collaboratori e l’Irf siede nel Comitato del Distretto rurale florovivaistico del Ponente, oltre a collaborare con tutte le strutture che sono presenti nel territorio, sia nazionale che regionale.

«In particolare la nostra filosofia di lavoro – aggiunge Margherita Beruto - è di lavorare anche in stretta sinergia con la produzione, perché tutte le nostre ricerche e tutti i nostri servizi devono avere la finalità molto concreta di servire alle aziende».

Lavorate sia nel comparto del reciso che in quello della piante in vaso?

«Il nostro campo d’azione è sia reciso che piante in vaso. Sulle piante in vaso stiamo lavorando principalmente sulla margherita e abbiamo ottenuto degli ibridi che sono naturalmente compatti, quindi non necessitano di regolatori di crescita, che già da un po’ di anni sono presenti sul mercato, e proprio questa settimana abbiamo ottenuto una nuova varietà».

E’ già stata lanciata questa varietà?

«E’ stata depositata la richiesta della protezione brevettuale…»

Quando esattamente?

«Ai primi di aprile è stata depositata la richiesta di brevetto. E’ una nuova varietà adatta al vaso 18, di colore bianco, nelle prossime settimane tra l’altro faremo anche delle “porte aperte” su tutti i diversi cloni che abbiamo. Abbiamo circa un centinaio di cloni nuovi: da quelli più compatti a quelli più vigorosi, da quelli colorati a quelli bianchi. Quindi per riprendere la sua domanda, riguardo alle piante in vaso, noi lavoriamo molto sulla margherita».

E riguardo al reciso invece?

«Abbiamo iniziato un lavoro sull’elleboro, che è una pianta su cui noi stiamo puntando molto adesso..»

helleboro

Ma questa, la cosiddetta rosa di Natale, non è in vaso?

«Eh, inizialmente il nostro discorso era rivolto al vaso. Però in questi ultimi anni la nostra attenzione si è rivolta particolarmente al fiore reciso, perché il vaso è estremamente conosciuto e prodotto nel nord Europa, ci sono delle produzioni estremamente importanti. E quindi per poter penetrare quel tipo di mercato molto forte bisogna avere nelle mani qualcosa di veramente unico e distintivo, che in questo momento noi non eravamo così forti da poter produrre. Mentre lo stelo reciso che sulle aste olandesi registra quantitativi di circa 1 milione e mezzo di steli annuali (di Helleborus, ndr), con una vendita e produzione abbastanza stabile ma da parte di un numero piuttosto ristretto di aziende – che noi fra l’altro abbiamo anche visitato in Olanda -: tutto questo ci ha fatto capire che poteva esserci uno spazio commerciale e produttivo per le nostre aziende. Ora però c’è un problema con l’elleboro».

Quale?

«Le selezioni condotte da colleghi olandesi sono evidentemente selezionate per il clima olandese e l’elleboro soffre tantissimo il caldo, il periodo estivo. Quindi la sfida è stata quella di trovare delle selezioni che fossero adattate anche alle temperatura del nostro clima. E poi fare degli incroci ibridi interspecifici, che abbiamo fatto prendendo anche delle specie selvatiche che naturalmente possono crescere in Sardegna, in Greca, cioè in zone che sono molto più simili al nostro clima. Abbiamo fatto ibridi interspecifici, ibridi che sono venuti poi normalmente attraverso la semina oppure sono stati recuperati attraverso le tecniche in vitro di embryo rescue (di recupero dell’embrione) e di sviluppo successivo delle piante. Abbiamo sviluppato dei protocolli di moltiplicazione in vitro, perché è una pianta a lenta crescita, a lenta propagazione, e, per arrivare sul mercato con un’omogeneità, abbiamo bisogno dei numeri. Quindi la micropropagazione - come è successo nel caso del ranuncolo, che è un altro nostro lavoro fatto negli anni -, abbiamo sviluppato questo protocollo per avere delle varietà».

E che risultati avete ottenuto?

«Adesso il nostro portfolio varietale presenta cinque varietà che sono depositate e abbiamo il brevetto: Francesco, Guapa, Mapada, Domingo e Nikita. In modo particolare Nikita e Francesco, che sono quelle che si trovano, insieme a Mapada, all’entrata (della manifestazione per l’Europa Cup dei fioristi, ndr). Mapada è colorata. Ci sono poi Francesco e Nikita, che sono particolarmente adatte alle condizioni delle nostre aziende».

Sono già in produzione?

«Sono in una produzione pre-commerciale, nel senso che abbiamo una decina di aziende che l’hanno provata in diverse condizioni (per la precisione, a queste 10 aziende, come ha spiegato poi Beruto, sono state consegnate 6 mila piantine micro propagate di 20/30 cm, ndr). Siamo stati anche provocatori in questo, perché siamo partiti da zone dell’entroterra senza protezione, per arrivare alla costa, serre che magari non venivano più coltivate a pianta da foglia, le abbiamo riconvertite come le foto che avete visto qua. E con i nostri coltivatori stiamo cercando di incominciare a fare delle prove commerciali».

Quando pensate di fare le prime produzioni vere e proprie?

«Le prime produzioni e le prime vendite in effetti, di Francesco e Nikita, ci sono già. Perché i nostri coltivatori, evidentemente, devono poterci dire questo materiale va bene o non va bene; e certamente ce lo dicono: la coltivo bene, ho un buon prodotto. Da quel punto di vista abbiamo delle ottime condizioni. Però, perché un prodotto si possa dire veramente che va, si deve vendere».

E come stanno andando queste prime vendite?

«In questo momento c’è stata qualche prima raccolta lo scorso anno, ma era il primo anno. Tra l’altro è stata abbastanza importante perché, consegnate le piante ai coltivatori in aprile-maggio, abbiamo avuto le prime raccolte già in gennaio-febbraio, il che è abbastanza notevole, cioè significa che sono dei genotipi estremamente vigorosi, estremamente ben selezionati e adattati, perché a volte i semenzali, soprattutto quelli che derivano dal Nord Europa, ci mettono anche due o tre anni prima di riuscire a fiorire. Quest’anno c’è stata la prima raccolta. Siamo ancora in fine di stagione, perché i nostri ibridi sono Niger corsicus. La fioritura è iniziata più o meno a metà di gennaio e tutt’ora stanno vendendo. Quindi faremo un primo punto il prossimo mese. Certamente siamo tutti consci del fatto che abbiamo bisogno di un’attività anche di promozione, abbiamo bisogno di una pianificazione strategica, abbiamo comunque degli imprenditori che cominciano ad avere un interesse anche nello svilupparli da un punto di vista imprenditoriale. Quindi, sostanzialmente, come istituto stiamo cercando di incentivare la filiera».

Prima di chiudere l’intervista, Margherita Beruto aggiunge una puntualizzazione:

«Riguardo all’elleboro, va ricordato che alcune foglie di queste varietà sono molto belle e sono state utilizzate per fare dei bouquet, e quest’anno sono arrivate anche al Festival di Sanremo».

 

Lorenzo Sandiford