Ognissanti 2022: più ombre che luci nei mercati dei fiori

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Ognissanti 2022 - mercati dei fiori

Prevalgono i segni meno nei principali mercati dei fiori italiani. Al Mefit di Pescia giro d’affari generale del periodo pre-Ognissanti calato del 3% rispetto al 2021, con i crisantemi che valgono il 40% del totale. Nel mercato di Sanremo continuano a diminuire i crisantemi (pari al 30% del totale del periodo), ma il giro d’affari generale cresce del +10/15% grazie all’ascesa delle fronde verdi. Al mercato di Terlizzi, il più ricco di fiori made in Italy e dove il crisantemo vale il 70% del giro d’affari in questo periodo, ulteriore accelerazione del trend negativo iniziato 2 anni fa, con molti fiori invenduti in platea. Anche a Ercolano «vendite al di sotto dell’anno scorso e degli altri anni». [Foto del mercato di Terlizzi il 29 ottobre fornita dal direttore Caputo] 

 
Come è andata quest’anno l’importante fase che precede Ognissanti e la festa dei morti per la floricoltura italiana? Mentre escono le prime valutazioni e fotografie di esponenti delle associazioni di categoria agricole, Floraviva ha provato a chiederlo ai direttori di alcuni dei maggiori mercati dei fiori italiani, vale a dire, da Sud a Nord: quello di Terlizzi in Puglia, di Ercolano in Campania, di Pescia in Toscana e di Sanremo in Liguria. 
Un’occasione per gettare uno sguardo anche oltre la contingenza prefestiva su alcuni aspetti di questi centri per il commercio all’ingrosso di fiori e piante. Ovviamente, per la prevalenza quando non l’esclusività come merce trattata, ci siamo concentrati unicamente sull’andamento delle vendite all’ingrosso di fiori recisi. Con in primo piano i crisantemi, che sono i protagonisti del periodo. 
 
Mercato di Pescia
La prima tappa è il Mercato dei fiori della Toscana – città di Pescia (Mefit), l’azienda speciale del Comune di Pescia in provincia di Pistoia che gestisce il commercio di fiori e piante all’ingrosso presso l’imponente struttura mercatale di via Salvo d’Acquisto. Ciò non solo e non tanto per prossimità geografica con l’editore, ma anche perché il Mefit ha già fornito ieri, tramite una nota alla stampa del direttore Gianluca Incerpi, un esplicito resoconto dell’andamento del mercato in questo pre-Ognissanti 2022. 
Partiamo dunque dai suoi dati principali, ricordando che al Mefit le due settimane che precedono la festa dei morti e Ognissanti valgono un giro d’affari pari a oltre il 10% del giro d’affari annuale. Ebbene Incerpi ha stimato quest’anno nelle due settimane precedenti a Ognissanti: un giro d’affari totale pari a -3% rispetto a quello del 2021, un calo del -6,7% circa delle quantità di «crisantemi multiflori» vendute (da 1.825.000 a 1.703.000 steli, per lo più della varietà spider) e un incremento dei prezzi all’ingrosso dei «crisantemi uniflora», la tipologia di fiore più utilizzata in Italia per la commemorazione dei defunti, da +5 a +15 centesimi a stelo. 
Riguardo alle altre specie di fiori, si legge ancora nella nota del direttore del Mefit, «le rose sono diminuite di 150.000 steli rispetto al 2021 con prezzi all’ingrosso pressoché stabili; i lilium (gigli) con una diminuzione di 28.000 steli; le orchidee Dendrobium con una diminuzione di 20.000 steli; le orchidee Cymbidium con un decremento delle quantità di 11.000 fiori, a causa della diminuzione delle produzioni in Olanda dovuto all’aumento dei costi energetici e con prezzi in notevole aumento; in generale con i prezzi che sono aumentati nei confronti dell’anno precedente. Da segnalare anche la diminuzione dell’offerta di gerbere, con quantità diminuite di circa 10.000 steli».
In sintesi, scrive Incerpi, «il mercato ha quindi assorbito un afflusso di merce leggermente inferiore al 2021, stazionario quello proveniente dalla Toscana, ed in diminuzione quello dal sud Italia e dall’estero; ma si conferma ancora un punto nodale importante di distribuzione per le regioni del centro nord d’Italia».
Entrando più nell’analisi delle dinamiche del periodo, la nota spiega che «quest’anno la produzione dei crisantemi ha risentito dell’aumento dei costi di coltivazione, a partire dal costo delle piantine, per arrivare a quello dei prodotti chimici. Per fortuna il clima mite e sereno di ottobre, con temperature minime quasi sempre superiori a 15 gradi e con illuminazione costante, ha fatto risparmiare in costi energetici, non essendo stato necessario riscaldare ed illuminare artificialmente le serre. La quantità di crisantemi proveniente da produzione locale toscana transitata sul nostro mercato si è mantenuta all’incirca sulle stesse posizioni dello scorso anno con piccole diminuzioni per alcune aziende, sono diminuite, invece, le quantità provenienti dal sud Italia e dalla Liguria, con un dato aggregato di circa 2.000.000 di steli». «I produttori di crisantemi che accedono al mercato – continua la nota - si sono dichiarati contenti dell’andamento delle vendite, anche se l’impegno produttivo e le varie fasi dell’attività di vendita, dalla raccolta degli ordini alla consegna del prodotto siano stati più gravosi e stancanti rispetto allo scorso anno. Questo in linea di massima vale anche per i commercianti venditori e per tutti i produttori che coltivano gli altri fiori, e tutti sono concordi nella speranza che i consumatori finali acquistino i loro prodotti floricoli da donare ai propri cari mancati».
Questo il quadro della situazione tracciato nella nota di ieri. Oltre a ciò, il direttore Gianluca Incerpi aveva riferito venerdì scorso al cronista di Floraviva qualche altro dato e fenomeno di quest’anno. Innanzi tutto, ci aveva precisato che in valore la percentuale dei crisantemi (sommando Multiflora e Uniflora) nelle vendite di queste due settimane dell’anno al Mefit è di circa il 30/40% del giro d’affari del periodo. Inoltre che la diminuzione di quantità di orchidee Dendrobium arrivate al Mefit, via Olanda, era dovuta a problemi specifici di produzione in Thailandia, da dove vengono importate. 
Rispetto poi alle conseguenze del caldo, Incerpi, dopo aver ricordato che normalmente «le consegne ai grossisti partono il 18 ottobre e si concludono il 24/25 ottobre, mentre per i dettaglianti e gli ambulanti iniziano quando finiscono quelle dei grossisti», ha spiegato che «quest’anno è successa una cosa particolare: essendo caldo, quelli che hanno il chiosco ai cimiteri e i piccoli ambulanti, privi di frigoriferi, hanno avuto il problema di stoccare la roba per via del caldo. Quindi hanno fatto le prenotazioni e hanno ritirato il prodotto da oggi (28 ottobre) perché non avevano la possibilità di tenerli in frigo». Tutto ciò ha inciso negativamente sulla qualità dei fiori? ci sono state segnalazioni in tal senso? Incerpi ha risposto di no e che l’effetto principale è stato il risparmio dei produttori per non aver dovuto riscaldare, anche se «per il maggior irraggiamento solare hanno dovuto stare attenti a ombreggiare, perché il crisantemo ha bisogno di ombra, di buio».
 
Mercato di Sanremo
Come sono andate invece le cose al Mercato dei fiori di Sanremo in provincia di Imperia? Lo abbiamo chiesto sabato scorso al direttore Franco Barbagelata, che ci ha subito rassicurato che sostanzialmente già il 29 ottobre, a tre giorni dalle festività di Ognissanti e dei Morti, «i giochi sono chiusi» riguardo all’andamento delle vendite di crisantemi al mercato di Sanremo, perché «la nostra – ha detto Barbagelata - non è una forte zona di consumo e di produzione» di crisantemi e «quello che si fa va tutto al Nord Est, quindi non è che li possiamo mandare lunedì mattina: sarebbe tardi».
Chiarito questo, Franco Barbagelata ha spiegato anche che «la produzione di crisantemi per Ognissanti su Sanremo si è molto ridotta. Dal Covid in avanti c’è stato un fortissimo calo, in quanto era un po’ un appannaggio delle persone anziane e dei vecchi coltivatori, che continuavano la tradizione del crisantemo, che poi spesso viene venduto direttamente sul campo, neanche sul mercato». «Adesso – ha ribadito il direttore del mercato dei fiori di Sanremo - la produzione è molto ridotta e grossa parte di quella che viene prodotta si concentra appunto su acquisti sul campo, qualcosa va sui magazzini, pochissimo sul plateatico per non dire niente e una parte da noi in deposito». 
Quanto pesa percentualmente il crisantemo sulle vendite del periodo precedente a Ognissanti a Sanremo? «Può essere un 30% - ci ha risposto il direttore Barbagelata -, perché tenga conto che Sanremo ormai è quasi tutta votata all’esportazione, avendo trovato degli articoli che funzionano molto bene. Per noi questo è un po’ l’inizio della stagione: cominciano ad arrivare i primi ranuncoli, i primi anemoni e siamo concentrati su quella che sarà la stagione invernale». Tra l’altro, ha aggiunto, «io vedo anche che c’è la tendenza a non comprare più i crisantemi per Ognissanti», si comprano sempre di più altri fiori. 
Ma, al di là del fatto che non contano più tantissimo, i crisantemi sono diminuiti quest’anno nel mercato dei fiori di Sanremo rispetto all’anno scorso? «Sì, sì dal Covid in avanti il discorso della coltivazione del crisantemo si è ridotto di molto. I produttori sono passati a colture di maggior reddito. E quindi hanno abbandonato il crisantemo. Perché da noi era prodotto solamente per la vendita di una settimana: da noi mediamente veniva venduto dal 23/24 di ottobre al 28/29 ottobre, quindi capisce che il rischio che qualcosa vada male è elevatissimo e i produttori si sono orientati su colture che diano un respiro commerciale un pochino più ampio». Il crisantemo che viene commercializzato a Sanremo è tutto italiano o anche importato? «Mediamente quello che arriva sulla piazza di Sanremo e sul deposito è tutto italiano – ci ha risposto Barbagelata -. Le zone di produzione ormai sono Toscana, Liguria, Puglia e Campania. Direi che siano queste. Qualcosa comincia ad arrivare da Paesi come la Spagna, ma per adesso è ancora molto molto poco». 
Riguardo al fatto che questo periodo ormai non è quindi più così essenziale per il mercato dei fiori di Sanremo, il direttore ci ha spiegato che «ormai la produzione si è orientata sulle produzioni di pregio destinate all’esportazione. E non solamente di fiore reciso, ma soprattutto di fronda verde». Esportano «principalmente ranuncoli, papaveri e anemoni. E poi ci sono almeno 30/40 tipi di fronda verde fra cui la mimosa, la ginestra e gli eucalipti che vendono molto e che negli ultimi anni hanno avuto un incremento di prezzo notevole portando parecchi floricoltori a riprendere la coltivazione e piantarne di nuove. Quindi è un momento abbastanza positivo per noi, al di là dei costi elevati di produzione, che sono aumentati per tutti». 
Se teniamo conto di queste ultime produzioni, ha spiegato il direttore del Mercato dei fiori di Sanremo, l’andamento anche in questo periodo è stato positivo: «direi 10/15% in più di contrattazione sulla spinta dell’esportazione. Abbiamo avuto un’estate molto positiva e ora ci sono già i primi ordini sulla stagione invernale che fanno ben sperare in quella che potrebbe essere una stagione buona nonostante il periodo». Questo riferimento è alle fronde verdi, che hanno prezzi in un trend al rialzo e «questo consente ai produttori di recuperare qualcosa al di là dei costi generali che sono aumentati». 
 
Mercato di Terlizzi
Con riferimento al Mercato dei fiori di Terlizzi in provincia di Bari, «ormai il più importante d’Italia» per la quantità e varietà di fiori made in Italy (pugliesi ma anche di altre regioni del Sud Italia) commercializzati, come ha rivendicato con orgoglio il responsabile Filippo Caputo, Floraviva ha sentito sabato 29 ottobre sia l’assessore comunale alle attività produttive, comprese agricoltura e floricoltura e mercato dei fiori, di Terlizzi Michelangelo De Palma, sia appunto Filippo Caputo, direttore de facto del mercato. Lì, come ci ha spiegato quest’ultimo, la risposta definitiva sull’andamento di quest’anno non era possibile darla di sabato, perché contano anche i tre giorni finali. Ma ieri non siamo riusciti a ottenere ulteriori aggiornamenti. È comunque interessante riportare quanto ci è stato riferito sabato scorso prima dall’assessore De Palma la mattina sul presto e poi un po’ più tardi, con in mente anche l’andamento del 29 ottobre, dal direttore Caputo. 
«Confrontando i dati con quelli dello scorso anno, anche se non sono del tutto confrontabili perché lo scorso anno c’era comunque un clima particolare, subito dopo il periodo del Covid, per cui in qualche modo i dati erano un pochettino falsati – ha detto l’assessore all’agricoltura Michelangelo De Palma -, quest’anno in termini di volumi c’è una chiara riduzione rispetto all’anno scorso». E anche l’anno scorso non era stato positivo, per cui si può parlare di «trend decrescente negli ultimi 2 anni». L’assessore non ci ha specificato la percentuale di decremento e ha ricordato che bisognava aspettare l’andamento degli ultimi 2/3 giorni per una risposta definitiva. Ha inoltre segnalato che i prezzi dei fiori in vendita erano più alti dello scorso anno, ma «senza un arricchimento dei produttori di base, perché è tutto chiaramente collegato ai rincari di energia e delle materie prime» e questi ultimi sono aumentati «più che proporzionalmente». 
«Ho sentito in questi giorni anche il parere degli acquirenti – ha aggiunto De Palma -, perché sono loro il termometro della situazione e anche loro mi hanno raccontato che nei pressi dei cimiteri stanno avendo difficoltà, nel senso che la merce si vende poco e chi la compra avverte l’impatto del prezzo maggiorato».
L’assessore all’agricoltura del Comune di Terlizzi ha concluso sostenendo che: «è l’intero settore florovivaistico che vive una fase di contrazione importante. Il Covid ha determinato la contrazione dei consumi. Poi subito dopo il Covid c’è stato un nuovo entusiasmo e tutto ciò che non si era celebrato prima si è celebrato in un periodo che è stato una vera e propria bolla, tra eventi, battesimi, matrimoni e comunioni e così via. Dopo di che il mercato si è stabilizzato e purtroppo si è stabilizzato al ribasso. Poi l’incremento dei costi di energia ha fatto sì che al ribasso si associasse anche un aumento dei costi di produzione. Quindi il momento non è per niente facile».
Ancora più nere le valutazioni del direttore Filippo Caputo, sentito mentre si trovava al mercato di Terlizzi. Ha esordito ricordando che il crisantemo vale in questo periodo circa il 70% delle contrattazioni del mercato: «vengono trascurati in questa settimana, o meglio diciamo da metà ottobre, gli altri fiori: le rose o magari altri tipi di fiori che servono per eventi come matrimoni o compleanni. Ci si concentra sul crisantemo oppure sul Lilium, che è un classico fiore che si porta al cimitero». 
Come stanno andando le cose? Quest’anno, ci ha spiegato, c’è molto più invenduto. A fine contrattazioni nella platea del mercato ci sono ancora molti crisantemi. E poi si verificano episodi come quelli di fiorai abituati a prendere la merce qui al mercato per poi pagare i produttori solo dopo aver venduto i fiori ai consumatori finali, che non sono in grado di pagare i produttori perché non sono riusciti a vendere. Caputo non sa dare una percentuale precisa del calo delle vendite rispetto all’anno scorso, ma azzarda: «è drasticamente peggio, anche un -50%». E i prezzi che erano leggermente aumentati quest’anno, in realtà sabato scorso hanno incominciato a calare per la difficoltà di vendere e l’avvicinarsi della festività. Fenomeno che succede ogni anno, ma in proporzioni minori. 
La causa principale del calo di vendite, ha osservato Caputo, è il carovita: «il fiore non è un bene primario quindi sta succedendo che nei cimiteri la maggior parte delle persone preferisce comprare fiori finti ed è una cosa bruttissima da vedere». Unica consolazione la qualità: «è ottima – dice - ma il crisantemo non ha mai avuto grossi problemi». Riguardo poi alle tipologie, Caputo sottolinea che a Terlizzi ci sono tutte le varietà e non ce n’è una prevalente sulle altre.
I fiori venduti sono per la maggior parte italiani, pugliesi in primis ma anche provenienti da altre regioni vicine del Sud Italia, ma vengono commercializzati a Terlizzi anche piccole percentuali di fiori stranieri. «Abbiamo una platea fatta di 2500 mq tutta destinata a produzione locale – spiega Caputo -, ma poi abbiamo alcuni box coi prodotti d’importazione: saranno 600/700 mq di superficie di commercializzazione all’ingrosso che viene dall’estero».
 
Mercato di Ercolano
Molto più sintetiche le risposte di Salvatore Colonna, il direttore del Mercato dei fiori di Ercolano, sentito il 28 ottobre. «Non abbiamo ancora i dati – ci ha subito detto -. Posso dirle che c’era una grossa incognita per i Santi e non ci sono stati grandi risultati. In linea di massima è un “ni”». In che senso? «Nel senso che i consumi si sono comunque ridotti e la provincia ha tirato perché le tradizioni del cimitero sono rimaste un po’ in provincia. Qualcosa all’estero, inteso come Francia e altri Paesi europei, ha tirato: hanno comprato qualcosa, perché l’Olanda ha i suoi problemi e quindi di riflesso si sono approvvigionati al Sud, in Campania o in altre regioni dove c’è la produzione di fiori recisi. Questo è il quadro». Colonna ha aggiunto che «la qualità c’è, perché la luce c’è stata, le temperature sono state buone. Quindi la qualità del fiore reciso è stata buona. C’è stato qualche impatto del clima sulle programmazioni: alcune colture ne hanno risentito, fra chi ha avuto crisantemi molto più precoci e chi non riesce a produrre in tempo per i Santi e i Morti, insomma il clima ha condizionato un poco questi programmi». Però nonostante questo la qualità è buona? «Sì, in generale la qualità è buona». E le vendite come sono andate? Sono state un po’ inferiori a quelle dell’anno scorso? «Sì: al di sotto dell’anno scorso e degli altri anni».
 

Lorenzo Sandiford