Ulivi resistenti a Xylella: risultati più che promettenti per due cultivar di un vivaio olivicolo di Pescia

A 6 anni dalla messa a dimora, in provincia di Brindisi in zona rossa, due impianti olivicoli intensivi di cultivar Diana e Tosca, fornite dal vivaio pesciatino Attilio Sonnoli, sono sani e produttivi. E un rapporto di prova di un laboratorio accreditato di diagnosi fitopatologica di Bari il 25 ottobre ha attestato che il campione di Diana era negativo a Xylella fastidiosa, mentre il campione di Tosca era asintomatico pur essendo infetto. Le due cultivar si candidano a essere valutate dal CNR una come potenzialmente immune e l’altra come resistente alla Xylella.
   

Non solo Leccino e FS-17 Favolosa come varietà di olivi resistenti alla Xylella fastidiosa, il batterio che ha distrutto pezzi importanti dell’olivicoltura pugliese a sud di Bari. Arrivano segnali più che promettenti anche da due cultivar di olivo prodotte da un vivaista olivicolo della Valdinievole, Vivai Attilio Sonnoli di Uzzano nei pressi di Pescia, che sono state piantate nel 2016 da un’azienda agricola pugliese della provincia di Brindisi, in un’area che poco dopo la messa a dimora è diventata zona rossa per la diffusione di Xylella. Ebbene, a distanza di 6 anni, i due impianti, entrambi intensivi e contigui, uno costituito da 1000 piante di Olea europaea cv ‘Diana’ e l’altro da 1000 piante di Olea europaea cv ‘Tosca’, sono apparentemente sani e pienamente produttivi. Ma non è tutto: il 25 ottobre 2022 un rapporto di prova del Centro di ricerca e sperimentazione in agricoltura “Basile Caramia”, un centro barese  regolarmente accreditato, ha verificato due cose: 1) un campione delle suddette piante di olivo della varietà Diana è risultato privo di Xylella fastidiosa; e 2) un campione degli olivi della cultivar Tosca è risultato invece positivo, con presenza di Xylella fastidiosa, ma asintomatico.
donatofrancescoproceÈ quanto ci ha riferito Elena Sonnoli, titolare con i fratelli dei Vivai Attilio Sonnoli, e ci ha confermato l’agrotecnico pugliese Dott. Donato Francesco Proce con cui collabora da diversi anni. «Con la mia attività di tecnico di campo, girando in lungo e in largo la Puglia e non solo – ci spiega -, ho avuto modo di constatare e toccare con mano il problema devastante e catastrofico senza eguali della Xylella fastidiosa. Sto seguendo diverse aziende agricole che nel Salento, colpite e devastate dal problema, con tanto coraggio e intraprendenza, stanno reimpiantando ulivi resistenti alla Xylella fastidiosa come la Favolosa e  il Leccino. Il mio lavoro è consigliare come impiantare e gestire i nuovi uliveti, che stanno nascendo e prendendo il posto dei secolari impianti che caratterizzavano il paesaggio salentino, in maniera naturale e a residuo zero».
«Gli impianti in provincia di Brindisi di cui stiamo parlando – continua Donato Francesco Proce – si trovano in un terreno dove sono presenti diverse cultivar di olivo coltivate con diverse forme e tecniche di allevamento. Il proprietario, che possiamo definire un agricoltore eroico, quando l'areale dove insiste l'azienda non aveva vincoli o colori (zona rossa, fascia di rispetto ecc.) negli anni 2015 e 2016 ha deciso di impiantare diverse cultivar. Queste cultivar in questi anni hanno dimostrato alcune resistenza alla Xylella, come la Favolosa e il Leccino, altre invece presentano sintomi. Ma a colpirmi in particolar modo sono state le due cultivar Tosca e Diana, che allevate in maniera intensiva non presentano sintomi». Da qui la decisione di contattare l’istituto di ricerca “Basile Caramia” di Locorotondo, in provincia di Bari, per fare un’analisi di campioni di olivo di questi due impianti contigui di Diana e Tosca. «I campioni di Diana sono risultati privi di Xylella, mentre i campioni di Tosca  sono positivi –  conferma -, ma entrambi sono asintomatici».
Ma dove sono ubicati i due impianti olivicoli esattamente e nei dintorni si trovano piante di olivo colpite da Xylella fastidiosa? «L'areale dove insiste l'azienda agricola – risponde Proce - subito dopo la piantumazione degli oliveti è diventato zona rossa. Nelle immediate vicinanze vi sono piante infette, o meglio vi è il deserto che la Xylella sta generando».

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L’azienda agricola che ha messo a dimora questi due impianti di olivi Diana e olivi Tosca è soddisfatta, dopo questi primi anni, di come si sono comportate queste piante di olivo? «Sì – dice Proce -, l’azienda è molto soddisfatta di come le piante stanno producendo e di come stanno reagendo al batterio, sia in termini di produzione che in termini di resistenza. Ormai siamo arrivati al terzo raccolto. Adesso stiamo studiando le due cultivar rispetto a resistenza agli stress idrici, resistenza alle malattie, rese produttive e qualità organolettiche che le olive conferiscono ai rispettivi olii monovarietali. E vi posso dire che le aspettative sono molto positive».
Ma che significato ha questa verifica dopo 6 anni, che valore darle nella prospettiva di nuovi impianti olivicoli in Puglia nella zona rossa o nei territori confinanti? «Dopo 6 anni di sperimentazione – afferma Proce - possiamo dire che le due cultivar andrebbero attenzionate e studiate dagli organi preposti come possibili e ulteriori cultivar da impiantare». E alla domanda se consiglierebbe ad altre aziende olivicole pugliesi di questi territori di usare, oltre a Leccino e Favolosa che risultano resistenti a Xylella, anche queste due varietà, Tosca e Diana, risponde così: «innanzi tutto io il consiglio che do a tutte le aziende agricole che decidono sonnolidi realizzare nuovi impianti olivicoli o reimpianti è di impiantare olivi resistenti alla Xylella. Ed è quello che nella mia azienda di famiglia sto attuando da qualche anno, ma è quello che consiglio a tutte le aziende da me seguite e non solo. Inoltre consiglio a chi ha deciso di realizzare impianti intensivi di utilizzare le due varietà Tosca e Diana, che molto si avvicinano per caratteristiche morfologiche, pedoclimatiche ed organolettiche alle cultivar presenti nei nostri territori». «Ricordiamoci – conclude – che in questi anni la Xylella fastidiosa è arrivata alle porte di Bari superando di 60-70 km a nord il terreno dove sono presenti le due cultivar di Tosca e Diana».
«Tosca e Diana sono il risultato di un lungo lavoro di selezione e ricerca iniziato da mio padre Attilio tanti anni fa, - dice Elena Sonnoli - e con queste varietà, adattissime anche a uliveti ad alta densità e alla raccolta meccanica in continuo, cerchiamo di dare una risposta tutta italiana per una nuova olivicoltura intensiva, anche nelle zone colpite da Xylella fastidiosa. I risultati sono incoraggianti; siamo cauti e coscienti che il lavoro e la sperimentazione richiedono tempi lunghi, ma le premesse sono positive. Lo studio, l’osservazione e la ricerca continuano, seguendo il modello che ci ha insegnato Attilio».

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