Carbon Farming: cruciale la misurazione del carbonio fissato nei suoli

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Carbon Farming misurazione carbonio fissato nei suoli

A Fieragricola convegno di Confagricoltura sul “Carbon Farming” come opportunità per agricoltura e ambiente. Il presidente Giansanti: «nel prossimo futuro il reddito degli imprenditori agricoli deriverà anche dalla capacità di trattenere carbonio nei terreni».  

 
La misurazione del carbonio fissato nel suolo e nelle colture per definire il conseguente riconoscimento economico agli agricoltori. 
Questo il tema centrale e più delicato affrontato oggi a Fieragricola presso VeronaFiere nel convegno organizzato da Confagricoltura “Carbon Farming, opportunità per le imprese e l’ambiente”, durante il quale si sono confrontati politici, ricercatori e aziende. Un tema che s’inserisce nel contesto delle politiche per raggiungere la neutralità carbonica europea entro il 2050.    
Il Carbon Farming apre nuove frontiere per il settore primario. «Nel prossimo futuro – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - il reddito degli imprenditori agricoli non deriverà più soltanto dalla produzione di cibo, ma anche di energia rinnovabile e dalla loro capacità di trattenere carbonio nei terreni».
In attesa, entro fine 2022, della proposta da parte della Commissione europea di una regolamentazione del mercato dei certificati di carbonio, il mondo della ricerca è al lavoro. A partire dal CREA, che ha annunciato di lavorare a progetti per la quantificazione della capacità di stoccaggio e immagazzinamento nel suolo. Di questo si sta occupando anche il PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes) che, con Confagricoltura e altri interlocutori scientifici, ha avviato il progetto Life C-Farms, coordinato da FederlegnoArredo, per la misurazione del carbonio con particolare riferimento ai seminativi, alla pioppicoltura e agli allevamenti.
Occorre puntare su un’agricoltura rigenerativa, basata su tre principi: copertura permanente del suolo, lavorazione minima del terreno e diversificazione delle colture. Per fare questo sono necessari i dati e questi, al momento, scarseggiano. Per superare questo gap l’Università di Teramo e l’Università di Padova hanno in corso degli studi con l’obiettivo di ricavarne modelli scalabili a livello nazionale.
«Oggi sappiamo che l’agricoltura di precisione permette di ridurre i lavori sui terreni agricoli e ha effetti importanti anche sulla capacità di trattenere carbonio  – ha aggiunto Nicola Gherardi, componente di giunta di Confagricoltura - Ciò ha varie implicazioni non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico, perché permette importanti risparmi, ad esempio sul consumo di carburante e di fertilizzanti, che possono essere ridotti grazie a nuove tecniche, come le mappe di prescrizione».
«Ora occorre che le amministrazioni competenti e la ricerca supportino gli agricoltori per raggiungere questo obiettivo - ha concluso Giansanti - affinché siano pronti quando verranno definite le regole sul carbon farming a livello europeo. E’ opportuno avviare in Italia specifiche iniziative per valorizzare l’attività dalle imprese agricole e forestali, prendendo anche spunto dalle esperienze che si sono già sviluppate sui mercati volontari dei crediti di carbonio, o più in generale sui crediti di sostenibilità».
Una scheda di approfondimento su che cosa è il Carbon Farming e quali sono i suoi obiettivi è disponibile sul canale YouTube di Confagricoltura.
 

Redazione