Giardini da intervista: Niki De Saint Phalle, la dimensione abitabile dell’arte nel Giardino dei Tarocchi

Il nostro viaggio ci porta oggi sul versante meridionale della collina di Gravicchio, nella Maremma Toscana, nel Giardino dei Tarocchi di Niki De Saint Phalle. Due ettari di terreno accolgono le sculture-case che spuntano irriverenti in questo selvaggio paesaggio, che fa da sfondo a un surreale percorso. L’accesso al Giardino è delimitato da una lunga muraglia in tufo, creata da Mario Botta, che sta qui a ricordarci che stiamo per varcare la soglia di un mondo quasi magico, sicuramente lontano dalla vita di tutti i giorni. Entriamo e ci troviamo di fronte una lunga strada sterrata che sale fino a una piazza centrale, dove ci imbattiamo in una vasca sovrastata dalle figure del Mago e della Papessa, ovvero i primi arcani maggiori dei Tarocchi. Il verde fa da padrone e circonda la piazza che ricorda un grande anfiteatro e ci fa pregustare un’anteprima della visione incantata e giocosa che ha animato Niki De Saint Phalle nella sua creazione. Da qui si dipartono varie strade che danno vita a itinerari diversi, che corrono lungo le sinuosità del terreno in un saliscendi continuo. Ci accorgiamo subito che anche le strade sono una parte dell’opera d’arte che è il Giardino dei Tarocchi: l’artista ha infatti inciso su di esse appunti di pensieri, memorie e disegni. Salta agli occhi la vivacità dei colori delle sculture che richiamano alla mente Gaudí e il suo Park Güell: questa esteriorità così dirompente però non impedisce al visitatore di cogliere i significati esoterici e simbolici di cui sono densi gli arcani maggiori dei Tarocchi. Di questo giardino stupisce soprattutto la connotazione ambientale dell’arte, che emerge in modo insolito nella dimensione concreta e abitabile delle sculture che Niki De Saint Phalle ha volutamente conferito loro. Forse mai come oggi ci sentiamo di aver vissuto in prima persona in un’opera totale, che integra perfettamente materia e spirito, arte e natura.

 

Anna Lazzerini