Diagnosi precoce della Xylella: finanziato progetto di ricerca

Un milione di euro al progetto di ricerca triennalecoordinato dalla prof. Luisa Torsi dell’Università di Bari, che mira a sistemi di diagnosi precoce da campo.

L’Università di Bari Aldo Moro, in collaborazione con l’Università di Brescia, il CNR - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (Sezione di Firenze e di Bari) e l’Istituto Agronomico Mediterraneo (CIHEAM) sono risultati vincitori di un progetto di ricerca finalizzato a limitare e/o ridurre la diffusione della Xylella fastidiosa, in risposta a un bando competitivo pubblicato dal Ministero delle politiche agricole, adesso Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf).
A renderlo noto è stato nei giorni scorsi un comunicato stampa dell’Università di Bari in cui si precisa che «il progetto è coordinato dalla prof.ssa Luisa Torsi del Dipartimento di Chimica e avrà una durata complessiva di 3 anni, per un budget complessivo di circa 1 milione di euro». Il progetto, intitolato “Tecnologie portatili e protocolli innovativi per la diagnosi ultrasensibile di Xylella fastidiosa direttamente in piante e vettori – 1LIVEXYLELLA”, ha l’obiettivo di sviluppare tecnologie portatili complementari e protocolli ultrasensibili per la diagnosi simultanea sia della presenza che della replicazione attiva di un singolo batterio di Xylella fastidiosa in tessuti di pianta e insetti vettori.
Come spiegato nella nota stampa, una delle criticità nella diagnosi della Xylella è «la mancanza di protocolli ultrasensibili in grado di rilevare il batterio in attiva replicazione e che siano direttamente applicabili in campo»,  considerato che «il rilevamento di un patogeno nei ‘point-of-care’ è fondamentale per uno screening rapido e una diagnosi precoce dell’infezione». Ad oggi infatti «le misure di sorveglianza imposte dal Regolamento di Esecuzione (UE) 2020/1201del 14/08/2020 prevedono che i controlli ufficiali da effettuare nei programmi di monitoraggio siano basati sull’uso di tecniche di diagnosi molecolare quali PCR convenzionale, la PCR quantitativa in tempo reale (qPCR) o l'amplificazione isotermica LAMP».
Il  progetto 1LIVEXYLELLA si propone di mettere a punto nuovi sistemi di diagnosi da campo attraverso il raggiungimento due obiettivi principali: 1) messa a punto di nuovi protocolli di estrazione rapidi ed efficienti (da diverse matrici come tessuti vegetali, insetti) da utilizzare direttamente in campo allo scopo di ridurre sensibilmente gli inibitori presenti negli estratti, che possono compromettere i risultati diagnostici; 2) impiego di un approccio multidisciplinare innovativo costituito da due strumenti, con caratteristiche complementari, portatili efficienti, economici e facili da usare.
Come illustrato nella presentazione della sua attività nel sito web dell’Università di Bari, l'attività di ricerca di Luisa Torsi con i suoi collaboratori «è incentrata su sistemi bio-elettronici a transistor in grado di rivelare un singolo marcatore proteico o un singolo virus in un campione reale non pretrattato di sangue o saliva (corrispondente alla concentrazione di 10 zeptomolare). Il dispositivo, che risponde in pochi minuti e può essere fabbricato a basso costo, è dotato di una interfaccia sensibile di dimensioni millimetriche, ordini di grandezza maggiori della singola proteina da rivelare. Questo è un record mondiale basato sulla tecnologia Single-Molecule with a large Transistor - SiMoT brevettata da Torsi ed il suo gruppo nel 2018. La prospettiva è lo sviluppo di sistemi diagnostici ultrasensibili, veloci, a basso costo ed alta affidabilità per lo screening ultra-precoce di patologie progressive quali i tumori o le infezioni sia virali che batteriche».
Quindi, tornando a questo specifico progetto ed entrando più nel dettaglio, «1LIVEXYLELLA – viene spiegato nel comunicato - svilupperà un primo dispositivo portatile basato sulla tecnologia “Single Molecule with a large Transistor – SiMoT”, una piattaforma bioelettronica qualitativa del tipo ON-OFF basata su electrolyte gated organic field-effect, in grado di determinare il singolo batterio Xylella fastidiosa direttamente in 0.1 mL. Questa è pari ad una concentrazione di 10^-20 molare ed è un ordine di grandezza migliore della qPCR. La piattaforma bioelettronica sarà utilizzata per analizzare almeno 100 campioni di estratti di pianta e di vettore infetto. L’unità UNIBS avrà in carico il delicato compito di fare in modo che la piattaforma SiMoT realizzata e validata in laboratorio sia opportunamente ingegnerizzata e miniaturizzata per ottenere un dispositivo portatile che consenta l’analisi in situ del batterio minimizzando il tempo di analisi dalla raccolta del campione fino al risultato finale».

Redazione