Il boom della canapa frenato dai monopoli e dalla carenza di sementi

Nonostante l'aumento dei terreni coltivati (che nel giro degli ultimi cinque anni sono decuplicati) e il moltiplicarsi delle esperienze innovative nel settore, la canapa rischia di vedersi chiudere molte porte a causa della grave carenza di sementi e la stretta dipendenza dalle aziende sementiere estere.

Nel giro degli ultimi cinque anni il settore della canapa ha visto aumentare di dieci volte i terreni coltivati, passando dai 400 ettari del 2013 ai 4.000 stimati per il 2018. Ma se nelle campagne si moltiplicano le esperienze innovative, con centinaia di nuove aziende agricole che hanno avviato nel 2018 la coltivazione di canapa (dato Coldiretti) indirizzate soprattutto al settore della cannabis light (vedi nostro articolo), resta ancora il problema della carenza di sementi.
A informarci è proprio il resoconto dell’ultima assemblea dei soci di Federcanapa: l'eccessiva dipendenza dalle ditte sementiere estere, soprattutto francesi, riduce drasticamente il numero di sementi disponibili. Chi resiste sono soltanto le piccole filiere con i prodotti trasformati direttamente in azienda.
Ad esempio varietà tradizionali come Carmagnola, Eletta Campana e Fibranova, della cui qualità si fa molto vanto, risultano in realtà poco disponibili poiché cedute in esclusiva solo ad alcune aziende, come ribadiscono da Federcanapa. Sono ormai anni che la federazione si batte contro questi monopoli, richiedendo l'affidamento della riproduzione ad aziende supportate da Università o enti di ricerca, senza il profitto di concessioni in esclusiva.
Così, al Governo appena insediatosi, Federcanapa vuole proporre un vincolo di quantità nei contratti, che subordini l’esclusiva alla cessione di una piccola quota di sementi destinata alla moltiplicazione.

Redazione