Canapa industriale: potenziale da 6-7 miliardi in Italia

«Per il mercato della canapa industriale, in Europa, si prevede un giro d'affari di 28 miliardi al 2021. Noi possiamo andare a prendercene 6 o 7». Lo ha detto Stefano Zanda, direttore generale del Consorzio nazionale della canapa, presentato oggi alla Camera.

«Siamo sotto assalto di investitori esteri, soprattutto canadesi, che in Italia hanno subodorato grandi opportunità di business e molte società attive nella produzione e nella commercializzazione di prodotti con cannabis pensano alla quotazione». Zanda, che è anche il fondatore di My Joint - il maggior produttore di cannabis legale in Italia con 100 dipendenti e contatti con oltre 2500 tra growshop e tabacchini - alza il velo sul vulnus del settore: la scarsa chiarezza sui contorni di liceità, che spesso rende la canapa industriale vittima di pregiudizi.
«I continui sequestri nei punti vendita mettono in difficoltà chi opera nella liceità e cerca modelli salubri», spiega.
«Occorre un marchio distintivo - prosegue - che renda immediatamente riconoscibile ciò che è serio, ovvero la canapa industriale, da ciò che non lo è: per questo auspichiamo una strettissima collaborazione tra filiera, produttori e forze dell'ordine».
Più di 1700 nuove imprese nate sulla scia del boom della canapa e una normativa nuova di zecca, che sconta ancora una serie di lacune.Da gennaio 2017, mese in cui è entrata in vigore la legge numero 242 del 2016, il mercato è esploso e il quadro di regolamentazione non riesce a stare al passo. Il Consorzio nazionale nasce con l'obiettivo di superare il gap normativo e organizzativo, indicando alle imprese la via della legalità. «Il Consorzio - spiega il vice-presidente Davide Galvagno - vuole garantire l'approvvigionamento di varietà certificate a tutte le aziende agricole, cercando le varietà alla fonte». Altre criticità con cui dovranno vedersela gli operatori sono l'eterogeneità delle varietà certificate e l'assenza di un protocollo di analisi: «Promuoveremo - prosegue Galvagni - un'attività di sensibilizzazione nei confronti del Crea e dell'Unione europea, per favorire una riproduzione del prodotto di tipo gamico».
Ma l'asso nella manica di questa strategia della legalità sarà l'introduzione di un numero seriale, che renderà più immediata la tracciabilità. «Tutta la documentazione sarà messa a disposizione delle forze dell'ordine, per rendere più fluidi i controlli», conclude Galvagno.

Redazione