L'agri-buffet a filiera corta. Essere coerenti anche per ricorrenze e festività

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Dal campo ai buffet a filiera corta: debutta l’AgriCatering di Donne in Campo-Cia, un “business” che può valere 150 milioni di euro l’anno. La nuova attività delle imprenditrici agricole della Cia presentata oggi a Roma, che prevede l’offerta di servizi di catering di alta qualità dove tutto nasce direttamente dal lavoro in campagna senza intermediazioni. Illustrati marchio e disciplinare del progetto a caratura nazionale. I presidenti Mara Longhin e Dino Scanavino: “Molteplici i vantaggi. Da un lato valorizzare i prodotti locali e di stagione, e le ricette antiche, con una funzione educativa e culturale; dall’altro combattere la crisi creando una nuova forma di integrazione al reddito agricolo”.

Scoprire e rilanciare le antiche ricette dei territori rurali con prodotti di stagione appena raccolti e subito cucinati, valorizzare il protagonismo delle donne dell’agricoltura depositarie dei saperi contadini, creare un rapporto diretto fra produttore e consumatore anche a tavola, offrire nuove occasioni di reddito alle aziende agricole “rosa” e contribuire alla difesa dell’ambiente accorciando la filiera e “sfruttando” tutte quelle produzioni locali che necessitano di minori quantità di combustibili fossili per essere prodotti e trasportati. Sono questi gli obiettivi dell’AgriCatering, la nuova attività ideata da Donne in Campo-Cia che prevede l’offerta di servizi di catering a filiera corta, dove tutto nasce direttamente dal lavoro nei campi senza intermediazioni.
Il progetto, presentato oggi a Roma nella sede della Cia nazionale, non ha solo un  alto valore culturale e sociale, ma anche economico: proiettata su scala nazionale, infatti, è un’operazione che rivela un potenziale da 150 milioni di euro l’anno. Aprendo una nuova frontiera dell’agricoltura al femminile che coglie appieno la spiccata vocazione del settore alla multifunzionalità.
L’AgriCatering è già partito in via sperimentale in Toscana e in Basilicata, ma ora lo scopo è di creare una vera e propria “rete” nazionale, tramite le associazioni territoriali di Donne in Campo, presenti su tutto il territorio italiano. E per fare questo, le imprenditrici agricole della Cia si sono già dotate di un regolamento ben preciso, un marchio “ad hoc” e un rigido disciplinare.
“I prodotti agricoli impiegati nell’attività di Agricatering -recita il disciplinare- devono provenire prevalentemente dall’impresa, singola o associata, beneficiaria del marchio e dal territorio un cui essa opera”, proprio perché “Donne in Campo promuove un modello di catering coerente con il territorio agricolo produttivo e con l’identità degli spazi rurali e caratterizzato da un forte contenuto di autenticità e da un robusto legame con solide tradizioni e usanze”. Anche per questo, si legge ancora nel disciplinare, “le imprese agricole beneficiarie del marchio devono proporre ricette della tradizione del territorio di riferimento, offrendo in particolare quelle legate alle culture rurali e alla biodiversità locale”. Inoltre, nei Menù si deve specificare sia “la provenienza dei prodotti, i tipi di produzione, la stagionalità degli alimenti e i requisiti del servizio (cottura forno a legna ecc.)” che “il risparmio energetico e di combustibili fossili dovuti alle minori distanze e alla stagionalità dei prodotti e l’utilizzo dei materiali usati nell’effettuare il servizio di catering: suppellettili lavabili o in materiali biodegradabili”.
L’AgriCatering, ha spiegato la presidente di Donne in Campo Mara Longhin nel corso della conferenza, “porta con sé molteplici vantaggi: offrire ai clienti di rinfreschi e buffet, feste ed eventi, prodotti locali e di stagione, soprattutto quelli dimenticati o a rischio, contribuire alla tutela della biodiversità; avere una funzione anche educativa e culturale nei confronti dei consumatori, soprattutto dei giovani, che avranno l’opportunità di conoscere ricette e sapori contadini forse nemmeno mai conosciuti; nonché valorizzare le competenze e le capacità creative delle donne dell’agricoltura, che combattono la crisi creando una nuova forma di integrazione al reddito agricolo”.
Insomma “le donne, ancora una volta, in un momento economico difficile, creano innovazione nella tradizione -ha aggiunto Longhin-. Creano ‘l’AgriCatering Donne in Campo’ per continuare a rimanere legate alla loro terra portando a tavola i suoi frutti e parte di se stesse e della loro identità”. Tra l’altro, proprio “la convivialità rappresenta il processo con cui l’agricoltura condivide la sua quasi invisibile capacità di portare quel benessere di cui oggi si avverte la necessità: l’armonia dei sensi, il sapore della vita e della semplicità, la gioia della condivisione, l’arte del non superfluo”.
“Le donne che fanno e faranno Agricatering -ha ribadito il presidente della Cia, Dino Scanavino, chiudendo la conferenza di presentazione- non porteranno sulle tavole solo del buon cibo, ma anche le tradizioni e le culture dei territori di provenienza”. E “i prezzi saranno in linea con quelli proposti dai servizi di catering convenzionali di buon livello, ma l’AgriCatering, utilizzando prodotti a ‘filiera cortissima’, potrà beneficiare di un vantaggio competitivo che riverserà, in valore, dentro la qualità degli alimenti nel piatto. Insomma, prodotti ai più alti standard qualitativi, garantiti dall’agricoltore stesso che li ha coltivati -ha chiosato Scanavino-. Crediamo in un buon risultato di questa idea, sperando che l’eccesso di burocrazia, che spesso ostacola i processi imprenditoriali in agricoltura, non vanifichi il nostro lavoro”.

Redazione Floraviva