FLOROVIVAISMO: TRA AUTONOMIA GENETICA E AGRICOLTURA 4.0

Redazione Floraviva
gianluca burchi

Alle Giornate Tecniche SOI a Pescia, tra saluti e passaggi di testimone, rilancio un messaggio chiaro: il florovivaismo italiano deve ritrovare autonomia genetica e spingere sull’innovazione vera, quella di sistema.


Un settore a un bivio: crescere o dipendere

Il 6 e 7 novembre 2025 si sono tenute presso il CREA di Pescia le Giornate Tecniche sul Florovivaismo promosse dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI). Un incontro partecipato da ricercatori, tecnici, docenti e imprenditori, che ha rappresentato non solo un momento di aggiornamento, ma anche un’occasione per porre interrogativi profondi sul futuro del comparto ornamentale italiano.

Il florovivaismo, da sempre ponte tra ricerca e creatività produttiva, oggi si trova davanti a una scelta strategica: continuare a dipendere da varietà brevettate all’estero o investire, con decisione, in un breeding nazionale autonomo. È un tema cruciale che ha attraversato ogni sessione dell’evento, e che merita di essere posto al centro del dibattito.

Il paradosso genetico italiano

L’Italia, culla della floricoltura moderna con la storica scuola sanremese di Mario Calvino ed Eva Mameli, oggi importa quasi tutte le varietà ornamentali impiegate nel verde urbano e nel vivaismo. Le attività di miglioramento genetico, ad eccezione di alcune realtà a Sanremo e Pescia, sono minime, frammentate e sottodimensionate.

C’è però un segnale positivo: le TEA – Tecniche di Evoluzione Assistita, che comprendono genome editing e cis-genesi, hanno aperto una strada concreta per la sperimentazione di nuove varietà italiane. È il momento di cogliere questa opportunità, prima che la distanza con gli ibridatori esteri diventi incolmabile.

Tecnologia sì, ma con visione sistemica

Il settore ha fatto grandi passi in avanti nella sostenibilità colturale: agricoltura 4.0, biostimolanti, sensoristica, substrati alternativi alla torba, modelli previsionali. Strumenti che permettono di rispondere meglio alle esigenze ambientali, energetiche e di mercato.

Ma la tecnologia, se non accompagnata da una strategia di sistema, rischia di rimanere fine a sé stessa. Serve una visione che leghi la produzione alla ricerca genetica, la propagazione all'identità varietale, il post-raccolta alla logistica globale.

Il valore della propagazione italiana

In questo panorama, l’Italia può ancora vantare leadership nella propagazione in vitro, una risorsa fondamentale per il rilancio del settore. Le applicazioni più promettenti?

  1. Selezione precoce di resistenze

  2. Produzione di metaboliti

  3. Risanamento delle virosi

  4. Efficienza nei programmi di breeding

Non è solo tecnologia: è competenza, visione e patrimonio da valorizzare.

Oltre l’estetica: l’ibrido futuro delle piante

Le innovazioni non si fermano all’efficienza produttiva. Sempre più colture ornamentali si affacciano a una duplice funzione: decorativa e nutraceutica, alimentare, officinale o cosmetica. Un orizzonte ibrido dove il bello incontra l’utile, e dove si aprono nuove nicchie di mercato per imprenditori capaci di coglierle.

Un ringraziamento e un passaggio di testimone

Queste giornate sono state per me anche l’occasione di salutare ufficialmente tre colleghi che hanno dedicato la loro vita alla ricerca: Barbara Ruffoni (CREA Sanremo), Anna Mensuali (Scuola Sant’Anna di Pisa) e, permettetemi, me stesso – Gianluca Burchi (CREA Pescia).

Tre percorsi diversi, uniti dalla convinzione che la scienza applicata al florovivaismo sia una leva potente di sviluppo. Ci auguriamo che il testimone passi a nuove generazioni con la stessa passione e volontà di innovare.

 Gianluca Burchi

© Floraviva – riproduzione riservata | 19 ottobre 2025