Su cosa punta il vivaismo pistoiese per mantenere il primato

Intervista a Vannino Vannucci, presidente del Distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia, sulle “ricette” con cui il settore intende conservare la propria leadership sui mercati. Fra i punti indicati: rappresentante a Bruxelles, fare sistema tenendo conto delle specializzazioni produttive, ricerca e innovazione tecnologica, nuove strategie di marketing e promozione.

“Il vivaismo a Pistoia nell’epoca della globalizzazione dei mercati”: è stato il tema di un incontro organizzato il 30 giugno scorso presso la Camera di commercio di Pistoia dall’Associazione internazionale produttori del verde Moreno Vannucci, di concerto con il Distretto rurale vivaistico ornamentale e la Camera di commercio di Pistoia. Appuntamento coordinato da Renzo Benesperi, segretario generale dei “Produttori del verde”, nel corso del quale si è fatto il punto della situazione del settore vivaistico in una fase delicata dell’intera economia come quella attuale e sono state avanzate alcune proposte.
Per un parere autorevole su quanto emerso dall’incontro e più in generale sulle questioni calde del vivaismo ornamentale pistoiese, Floraviva ha intervistato il presidente del distretto Vannino Vannucci, che ha esordito con una premessa: «non c’è bisogno di ridare slancio e competitività al distretto, poiché non li aveva mai persi dalla sua recente fondazione».
Vannucci ha poi ribadito quanto richiesto durante il forum del 30 giugno: la necessità di un rappresentante del distretto pistoiese al tavolo sul vivaismo di Bruxelles, spiegando che «per la Pac, tutte le Regioni italiane hanno i loro rappresentanti ai vari tavoli delle filiere più importanti dei loro territori» e non vi è dubbio che il vivaismo del distretto sia una di queste, dal momento che «a Pistoia si producono piante ornamentali da esterno e di eccellenti qualità nelle misure del 77% della Toscana, del 35% dell’Italia e del 6% dell’Europa».
Altro aspetto sottolineato da Vannucci è la necessità di indirizzare meglio le produzioni vivaistiche. Più precisamente, ha spiegato il presidente del distretto, «la globalizzazione dei mercati impone di migliorare sempre di più le cure nei dettagli in ogni fase logistica nelle presentazioni e spedizioni ed occorre promuovere con maggior professionalità possibile (anche attraverso sinergie con enti pubblici; architetti paesaggisti, etc.) le piante tipiche mediterranee». Senza trascurare la questione della riduzione dei costi di produzione, visto che «logicamente ogni economia nelle tecniche produttive d’avanguardia, su vasta scala, consentirebbe valide chance nella difficile competitività sui mercati internazionali».
E cosa dice Vannucci su una delle esigenze messe in evidenza con più chiarezza nell’incontro, cioè quella di fare sinergie intensificando il lavoro in rete tra piccole, medie e grandi aziende? «Il lavoro in rete per fare sistema in agricoltura tra le aziende piccole, medie e grandi – risponde - diventa fondamentale per le specializzazioni settoriali e per consentire di stare con le aziende strutturate, e stabilmente competitivi sulle fasce dei mercati di alta qualità in condizioni abbastanza soddisfacenti, rispetto agli investimenti pluriennali ed ai rischi dei naturali lenti processi biologici durante l’accrescimento delle piante».
Altro punto che era stato messo a fuoco è l’opportunità di intensificare la ricerca per produrre piante di qualità migliore, sul quale il presidente del distretto conferma: «la ricerca, la sperimentazione e l’innovazione tecnologica sono importantissime per la “griglia” di oltre 2.000 varietà vegetali che siamo già in grado di offrire sui mercati internazionali». Mentre sul problema fitopatologie dice che «gli organi tecnici del Mipaaf e della Regione Toscana stanno predisponendo efficaci controlli delle fitopatologie dovute ovviamente alla globalizzazione dei mercati, certamente non ci sono da registrare negligenze da parte dei vivaisti pistoiesi».
Vannino Vannucci conclude l’intervista con un cenno sul capitolo presidio dei mercati internazionali: «la presenza sui mercati esteri è già efficace, ma si può ulteriormente migliorare se gli enti delegati alla promozione del Made in Italy riformano le loro strategie alla luce dei cambiamenti epocali nei processi di marketing e promozione collettiva».

Lorenzo Sandiford