Un albero per… l’Italia nel 2022

Un albero per... Ficus marcrophylla Orto Botanico di Palermo
Il 21 novembre la Giant Trees Foundation (GTF) ha annunciato l’albero vincitore del concorso “Italian Tree of the Year 2022” che rappresenterà l’Italia il prossimo febbraio nella sfida dell’“Albero europeo dell’anno” (European  Tree of the Year) 2023: un contest europeo, ispirato a una competizione organizzata da molti anni nella Repubblica Ceca, che vede in gara gli alberi vincitori dei turni nazionali e che mira a «sottolineare l'importanza dei vecchi alberi come patrimonio naturale e culturale» da tutelare, premiando, non tanto la bellezza, la grandezza o l’età degli alberi come in altri concorsi, quanto la loro storia e connessione con la comunità. 
Come reso noto da GTF, che è una fondazione senza scopo di lucro con base a Udine che opera per la conoscenza e salvaguardia dei grandi alberi e organizza la fase italiana del concorso “Tree of The Year” in collaborazione con il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), a vincere quest’anno è stato il “grande ficus dell’Orto botanico di Palermo”. «Dopo la Quercia di Tricase (Puglia), il Platano di Curinga (Calabria) e il Castagno dei Cento Cavalli (Sicilia)», osserva la news del blog di GTF, è ancora una volta il Sud ad avere la meglio, sia pure dopo una lunga contesa con un albero dell’Orto Botanico di Padova.
Sarà dunque questo ficus magnolioide, nome scientifico – come riporta la scheda di GTF - Ficus macrophylla f. columnaris, il nostro “Un albero per… l’Italia nel 2022”. Vediamone i tratti salienti riportati nella scheda: altezza 25 metri, circonferenza 14,75 metri, età 173 anni. La scheda segnala anche che «il perimetro dei fusti misura 45 m» e «la chioma copre una superficie di circa 2900 metri quadrati», tanto che «per la forma e le dimensioni complessive il Ficus dell’Orto Botanico può essere considerato l’albero con la chioma più grande d’Europa».
Ma, al di là di tale record, come spiega GTF, questo fico «è uno straordinario individuo monumentale dal punto di vista biologico, paesaggistico, storico, culturale e per le notevoli dimensioni raggiunte. Originario degli stati australiani del Queensland e del Nuovo Galles del Sud, è stato introdotto nel 1845 e rappresenta il capostipite dei grandi Ficus presenti nei giardini di Palermo, della Sicilia e dell’Italia meridionale». Più nel dettaglio, continua la descrizione dell’albero, esso «presenta una struttura policaule, dotata di un corpo centrale, di forma pressoché radiale, costituitosi per sinfisi di cormi e radici aeree che, nel complesso, gli conferiscono la tipica conformazione sinuosa a raggiera. L’accrescimento dell’esemplare avviene in tutte le direzioni dello spazio: il corpo centrale di sviluppo verticale si prolunga, infatti, lateralmente con le ramificazioni di ordine superiore; verso il basso con le radici aeree colonnari che sorreggono i rami della pianta; sulla superficie del suolo con le radici tabulari. In particolare si notano ben 44 fusti, i più grandi dei quali possiedono una circonferenza di circa 3,60 m, e sostengono l’allungamento di undici grosse ramificazioni principali, a sviluppo quasi orizzontale, da cui si dipartono le ramificazioni di ordine inferiore». 
Il Ficus macrophylla, spiega Wikipedia, «in analogia alle altre specie di Ficus ha un insetto impollinatore specie-specifico, cioè che ha uno stretto rapporto di simbiosi vitale con la pianta»: l'imenottero della famiglia Agaonidae Pleistodontes froggatti. «In assenza dell'insetto – aggiunge Wikipedia - la specie vive, ma non fruttifica e quindi non si riproduce per semi». Molte specie di uccelli, tra cui piccioni, pappagalli e vari passeriformi, mangiano il frutto. «Il Ficus macrophylla – spiega Wikipedia inglese - è ampiamente utilizzato come albero caratteristico in parchi e giardini pubblici in Paesi dai climi più caldi come California, Spagna, Portogallo, Italia, Malta, Nuova Zelanda settentrionale (Auckland) e Australia. I vecchi esemplari possono raggiungere dimensioni enormi e il loro apparato radicale aggressivo li rende adatti solo ai grandi giardini privati».
 

L.S.