Plutella xylostella: i risultati con estratti di Ludwigia nel controllo sulla Brassica

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È sempre più importante puntare a nuovi metodi di controllo sostenibili nei confronti di Plutella xylostella, uno dei principali fitofagi che attacca il genere Brassica, al fine di ridurre l’utilizzo di mezzi chimici e le probabilità di sviluppare nuove resistenze.

 

Con l’arrivo dell’autunno (e fino a tutto marzo), inizia il tempo di raccolta del genere Brassica, destinato sia alla vendita di piante in vaso sia alla produzione recisa, nel comparto floricolo. Tra i fitofagi più importanti e voraci di questo genere deve essere segnalato il lepidottero Plutella xylostella, chiamata anche diamondback moth per la fascia color crema presente sulla parte dorsale.
In Italia è presente ovunque ed è considerata la specie dell’ordine Lepidoptera più diffusa su scala mondiale.
Dalle uova, che vengono deposte singolarmente o in piccoli gruppi fuoriescono, dopo un periodo di circa quindici giorni, delle piccole larve di color verde chiaro. Il lepidottero presenta quattro stadi larvali: le larve di prima età sono minatrici fogliari mentre, dopo la prima muta, conducono la vita all’esterno della foglia, nutrendosi della pagina inferiore. Nei casi di gravi infestazioni, le foglie vengono completamente divorate, causando importanti danni economici. Una volta arrivate a maturità, le larve si incrisalidano sulla pagina inferiore della foglia e dopo circa una settimana raggiungono l’età adulta.
L’adulto è un piccolo lepidottero, con un’apertura alare di circa 13 mm, caratterizzato da colorazioni tendenti al bruno e da antenne molto pronunciate.
Il continuo e costante utilizzo di mezzi di controllo chimici ha portato P. xylostella a sviluppare resistenza. Il lepidottero, infatti, è stato il primo insetto a sviluppare resistenza nelle popolazioni in pieno campo, anche al batterio Bacillus thuringiensis (popolazioni resistenti al Bt sono state ritrovate nelle Hawaii, Stati Uniti e alcune nazioni asiatiche).
Ad oggi, sono pochi i mezzi che riescono a controllare il lepidottero, per cui è nata la necessità di dar vita a nuovi prodotti sostenibili e funzionali.
Lo studio, condotto dai ricercatori della Federal University of Grande Dourados (Brasile), è stato pubblicato su Plants, una rivista scientifica semestrale di MDPI.
Il lavoro pubblicato è incentrato sulle capacità che le piante del genere Ludwigia, originarie delle zone umide dell’America centrale e meridionale, hanno di incidere sull’ovideposizione e sull’alimentazione del lepidottero grazie ai loro metaboliti secondari (flavonoidi, tannini, alcaloidi..).
I risultati, descritti in breve, hanno dato esiti positivi. L’estratto acquoso di Ludwigia tomentosa ha ridotto dell’80.92% la superficie fogliare mangiata dai lepidotteri, rispetto al controllo; l’estratto è risultato avere un effetto fagodeterrente riducendo, in media, l’ovideposizione dell’89.41%, con un picco del 97.16% per la specie L.longifolia. In generale, tutti gli estratti acquosi sono stati segnalati come deterrenti per la deposizione delle uova. Anche gli estratti etanolici (a base alcolica) risultano essere deterrenti, anche se con una deposizione ridotta mediamente dell’81.24%.
Dall’analisi dei dati emerge come i metaboliti secondari siano sostanze in grado di controllare i processi di deposizione e alimentazione di P.xylostella, avendo il vantaggio non solo di essere prodotti naturali ma anche di essere poco soggetti a indurre nuove forme di resistenza nell’insetto, in quanto si tratta di sostanze complesse con modalità d’azione diverse, che agiscono principalmente sul comportamento degli insetti a seguito degli stimoli recepiti dai sensilli.
Attualmente, tuttavia, il controllo del lepidottero deve essere effettuato mediante i prodotti fitosanitari (registrati per genere Brassica) disponibili in commercio, preferendo sempre mezzi sostenibili e selettivi, rispetto a quelli chimici e ad ampio spettro d’azione.

Foto: Plutella xylostella (Linnaeus, 1758), Autore: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Dott.ssa Giulia Pacini