Olivicoltori italiani: la metà non ha affrontato il tema “agricoltura 4.0”

Da un sondaggio di Confagricoltura e Nomisma su un campione di produttori olivicoli italiani emergono come fattori strategici principali l’aumento dell’efficienza/produttività, le nuove tecnologie per il monitoraggio e la tracciabilità. I maggiori deficit di competenze riguardano l’e-commerce e l’efficienza produttiva. Nel webinar di presentazione dei risultati le proposte del direttore di Confagricoltura Postorino, del presidente della OP Confoliva Silvestri e del presidente di Enapra Brondelli.

L’olivicoltura italiana fra gap strutturali e sfide formative per affrontare l’innovazione. Neanche la metà degli olivicoltori italiani ha ancora affrontato il tema delle tecnologie per l’agricoltura di precisione e 4.0. Eppure il 36,7% di essi considera l’aumento dell’efficienza/produttività come uno dei principali fattori chiave di successo nei prossimi 3/5 anni e il 23,3% punta sui sistemi di tracciabilità. Non solo, fra le carenze di competenze indispensabili per raggiungere gli obiettivi strategici, i produttori olivicoli mettono al primo posto quelle riguardanti l’e-commerce (56% delle risposte) e al secondo le capacità manageriali necessarie ad aumentare la produttività. Mentre le innovazioni tecnologiche ritenute più importanti per il futuro sono i sensori e altri strumenti di monitoraggio (18,6% delle risposte) e le tecnologie per la tracciabilità/blockchain (15%).
Sono questi i risultati principali del sondaggio svolto nei mesi scorsi da Confagricoltura e Nomisma, insieme ad Assofrantoi, Op Confoliva e l’ente di formazione Enapra, su un campione di 90 aziende olivicole rappresentative della nostra olivicoltura in base a criteri geografici, economici e produttivi. Risultati che sono stati presentati e commentati ieri, durante il webinar “Innovazione, digitalizzazione, competenze nel settore olivicolo”, da alcuni dei protagonisti dei soggetti organizzatori.
«Quello olivicolo è un settore complesso e frammentato che attraversa difficoltà strutturali e commerciali, nonostante il livello qualitativo dei suoi prodotti – ha detto il direttore generale di Confagricoltura Francesco Postorino aprendo i lavori -. Serve una spinta forte che rafforzi la competitività e valorizzi, al contempo, le caratteristiche identitarie di qualità dell’olio».
«Dalla survey è emersa la chiara consapevolezza, da parte dei conduttori, dei gap di competitività da colmare – ha posto in evidenza Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma -, ma sono state evidenziate anche grandi potenzialità, alta propensione all’innovazione, particolare sensibilità sui temi della biodiversità e della sostenibilità».
«Emerge un forte fabbisogno di innovazione – ha osservato Walter Placida, presidente della Federazione nazionale olivicola di Confagricoltura -. Bisogna favorire l’agricoltura di precisione per il contrasto alle fitopatie e la riduzione dell’uso dei fitofarmaci, le certificazioni di prodotto sempre più orientate alla sostenibilità, macchinari e attrezzature per ridurre i costi di produzione ed efficientare i processi, la formazione dei produttori per un migliore know how in campo e sui mercati nazionali ed internazionali. Tutte sfide che necessitano di adeguati strumenti sia finanziari, sia tecnici».
«I conduttori – ha aggiunto Pierluigi Silvestri, presidente Op Confoliva - avvertono pure la necessità di interventi e strumenti diretti a favorire le aggregazioni di produttori e di prodotto e a promuovere una cultura oleicola presso i consumatori, che possa favorire una scelta consapevole, orientata al made in Italy ed alla qualità».
Palma Esposito, responsabile del settore Olivicoltura di Confagricoltura, ha ricordato il grande dibattito sulla PAC che potrebbe portare ad una nuova OCM Olio con strumenti come la ristrutturazione degli impianti e la riconversione varietale. C’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con un progetto per l’innovazione nella meccanizzazione e l’ammodernamento dei frantoi. Vanno inoltre utilizzati gli strumenti di gestione del rischio, come i fondi di mutualizzazione, per stabilizzare i redditi nel caso di crisi. Le nuove strategie dell'Unione europea legate a Green Deal - biodiversità e “From Farm to Fork” sono poi occasioni imperdibili per rilanciare il settore, puntando sulla sostenibilità.
«La richiesta di innovazione è strettamente connessa a quella di formazione – ha concluso Luca Brondelli, componente della Giunta esecutiva di Confagricoltura e presidente di Enapra - ed è necessaria una nuova mappatura delle competenze per gestire i cambiamenti. Enapra tutti i giorni costruisce piani di formazione su misura per le aziende; si parte dalle analisi dei fabbisogni per definire percorsi formativi su misura».

L.S.