Tra scultura e giardinaggio: l'eredità di Isamu Noguchi

Isamu Noguchi, scultore e giardiniere di rilievo del XX secolo, ha tracciato un solco indelebile nel campo del paesaggismo, fondendo la semplicità spirituale delle pietre giapponesi con la modernità occidentale.

 

Le rocce, per lui, erano l'essenza del tempo, elementi permanenti in un mondo effimero, simboli di perseveranza.
Nato a Los Angeles nel 1904 da una scrittrice americana e un poeta giapponese, Noguchi visse una giovinezza fraintesa, spartita tra Giappone e Stati Uniti, mai completamente radicato in una cultura. La sua formazione artistica prese avvio alla Columbia University e fu fortemente influenzata dall'assistenza prestata a Brancusi a Parigi. Questa esperienza plasmò il suo approccio alla scultura, che poi arricchì con studi di pittura a Pechino e un rinnovato legame con il Giappone.

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Il dopoguerra fu per Noguchi un periodo di riconoscimento in Giappone, dove approfondì la sua conoscenza dei giardini giapponesi, in particolare quelli di Muso Soseki. La sua opera più emblematica fu il giardino dell'UNESCO a Parigi, realizzato nel 1959 dopo un arduo processo di selezione e posizionamento di pietre, in collaborazione con Mirei Shigemori. La loro ricerca li portò in luoghi remoti, in una "pesca" di pietre che sottolinea l'importanza di questi elementi naturali nella composizione paesaggistica.

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Il risultato, sebbene inizialmente controverso, è stato un capolavoro che ha saputo fondere l'arte scultorea con il paesaggismo, anticipando di decenni le correnti di pensiero sulla sinergia tra natura e creazione umana. Il giardino dell'UNESCO, considerato non autentico in Giappone e austero in Europa, si è rivelato una pietra miliare nel design del paesaggio, prediligendo un'estetica che valorizza sia le tradizioni orientali che le innovazioni occidentali.

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Isamu Noguchi ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell'arte e del paesaggismo, dimostrando come la fusione di culture diverse possa dar vita a creazioni di inestimabile bellezza e significato. La sua eredità vive nei suoi giardini e sculture, ponti tra Oriente e Occidente, che continuano a ispirare artisti e paesaggisti di tutto il mondo.


Il Paesaggista è una rubrica curata da AnneClaire Budin