Cia Toscana alla Regione: fondi per tutte le domande di agricoltura bio

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La richiesta è stata avanzata il 15 aprile dall’assemblea regionale di Cia nel documento strategico presentato all’assessore all’agricoltura Remaschi e dal presidente Luca Brunelli. Remaschi ha annunciato che cercherà di colmare il gap tra fondi del bando per il bio (17 milioni di euro) e domande pervenute (per 23 milioni). Dal coordinatore di Anabio Toscana Tartagni un plauso alla politica della Regione che coniuga agricoltura e paesaggio e un allarme sugli effetti del clima.

Restano sensibilità diverse fra gli agricoltori verso il biologico, ma il fronte del bio in agricoltura è in fermento. A marzo è stato approvato in Conferenza Stato – Regioni il Piano strategico nazionale del biologico, che prevede, fra le 10 azioni per raggiungere gli obiettivi prefissati da qui al 2020 in termini di quote di mercato e di superfici coltivate, di «uniformare le modalità di applicazione della misura di sostegno all'agricoltura bio previste dai Psr» delle diverse Regioni italiane e di indirizzare a favore del settore anche altre azioni del Psr. In Toscana, per il prossimo bando a favore delle aziende agricole biologiche o intenzionate a diventarlo, erano stati previsti 17 milioni di fondi. Ma, come spiegato dall’assessore all’agricoltura della Regione Marco Remaschi durante l’incontro seguito all’assemblea regionale di Cia Toscana del 15 aprile a Firenze, le domande pervenute sono state per 23 milioni di euro.
Nel documento presentato dalla Confederazione italiana agricoltori in quell’occasione si afferma esplicitamente che «sui sostegni all’agricoltura biologica, a nostro parere, si sono registrati errori di metodo e di sostanza che abbiamo segnalato tempestivamente in modo critico all’assessore; ora occorre trovare soluzioni adeguate che non penalizzino le imprese che hanno scommesso sulla qualità e sulla sostenibilità». Il concetto è stato ribadito dal presidente regionale di Cia Luca Brunelli, sentito a fine assemblea. «E’ chiaro – ha detto - che noi abbiamo realizzato un sistema toscano dove si punta alla valorizzazione del minor impatto possibile dell’agricoltura sul territorio. Lo abbiamo sottoposto ai nostri agricoltori e lo abbiamo accettato, abbiamo accettato la sfida. A metà del guado non si cambia l’impostazione. Se abbiamo detto che il biologico sarà completamente finanziato e l’assessore è andato a dirlo in tutte le provincie, non possiamo cambiare rotta, perché quelle scelte nascono da un preciso progetto».
In ogni caso, nel suo intervento dopo l’assemblea di Cia Toscana, l’assessore Remaschi è stato rassicurante. «Sul biologico – ha detto – non è che non ci sia attenzione da parte della Regione Toscana, perché destiniamo 110 milioni di euro in cinque anni al settore». «Non voglio anticipare niente – ha aggiunto – ma la prossima settimana può darsi che decideremo di far scorrere la graduatoria per includere tutte le domande di finanziamento al bio». «Non ci sottraiamo alla considerazione sul tipo di agricoltura che vogliamo» ha concluso Remaschi.
Nel corso dell’incontro era intervenuto Piero Tartagni, presidente di Cia Toscana Nord e coordinatore regionale di Anabio (l’Associazione nazionale agricoltura biologica della Cia), che ha per prima cosa affermato di apprezzare l’impostazione del presidente della Regione Toscana quando parla di coniugare agricoltura e paesaggio. «Osservo – ha detto – che oggi, ad esempio, si sta affermando il concetto di vino come paesaggio, dal francese terroir: questa è la giusta direzione». Tartagni ha poi sottolineato l’importanza di «ridurre l’impronta carbonica» dell’agricoltura per fermare il cambiamento climatico. E, a proposito di quest’ultimo, ha raccontato che «studi sulla vite che stanno facendo a Torino simulano cosa succederà alla vite nei prossimi 50 anni se la temperatura aumenterà di 2/3 gradi: il risultato è che anche le viti avranno le spine, perché dovranno essere incrociate con delle varietà di cactus provenienti dalla Cina».

L.S.