UN FIORE PER... ELIZABETH SHORT: LA DALIA NERA DI HOLLYWOOD

Icona tragica e misteriosa, Elizabeth Short è al centro di libri, film e teorie. La Dalia Nera resta uno dei casi più oscuri del Novecento americano.

Hollywood, 1947. Il sogno americano ha il volto giovane di Elizabeth Short, una ragazza di 22 anni giunta in California per cercare fortuna nel cinema. Il suo nome è legato a uno dei misteri più inquietanti del Novecento: quello della “Dalia Nera”.
Nata a Boston nel 1924, cresciuta tra il Massachusetts e la Florida, Elizabeth visse un’adolescenza difficile. A diciannove anni si trasferì a Los Angeles, attratta dalla promessa della fama. Lavori saltuari, vestiti neri, un’aura enigmatica: fu proprio la stampa a ribattezzarla “Dalia Nera”, ispirandosi al film noir La dalia azzurra (1946).
Il 15 gennaio 1947, il suo corpo venne ritrovato a Leimert Park, diviso in due, mutilato e completamente dissanguato. Un crimine efferato che mobilitò l’intera città e ispirò decine di romanzi, saggi e film. Nessuno fu mai condannato. Nel tempo si sono susseguite teorie: l’ex chirurgo George Hodel, l’editore Norman Chandler, persino il regista Orson Welles. Ma nessuna pista ha trovato conferma.
Il caso ha affascinato scrittori come James Ellroy, che nel suo romanzo The Black Dahlia (1987) ha immaginato una soluzione letteraria al mistero, dando vita a una Los Angeles cupa e ambigua. Dal libro è stato tratto l’omonimo film diretto da Brian De Palma (2006), con Scarlett Johansson e Josh Hartnett. Il figlio del sospettato Hodel, Steve, ha scritto vari libri, tra cui Black Dahlia Avenger (2003), convinto che suo padre fosse l'assassino. Altri titoli, come Severed di John Gilmore o Daddy Was the Black Dahlia Killer di Janice Knowlton, intrecciano cronaca e memoria personale.
Elizabeth Short riposa al Mountain View Cemetery di Oakland, in California, lo Stato che amava. La dalia nera non esiste in natura: è una cultivar scura, intensa, simbolo di mistero e malinconia. Un fiore per Elizabeth è un tributo alla sua memoria e a tutte le donne fragili, libere e spezzate da una società che ancora fatica ad ascoltarle.
AnneClaire Budin