Questione riso: rischiano il lavoro diecimila famiglie italiane

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Un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero all'insaputa dei consumatori. Coldiretti lancia l'allarme per sostenere il pressing del governo italiano sull'Unione europea in difesa del Made in Italy e di diecimila famiglie, che rischiano di perdere il posto di lavoro. Necessaria un'adeguata etichetta con indicazione d'origine.

Coldiretti esprime dunque apprezzamento per la richiesta avanzata dal governo italiano alla Commissione europea per l'applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia, l'autorizzazione a sperimentare in Italia l'introduzione dell'obbligo di indicazione dell'origine in etichetta per il riso e misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l'Unione.
L'Italia, ricorda Coldiretti, è il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237 mila ettari coltivato da 4.263 aziende, per una produzione di 1,58 miliardi di chili, con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali. Ma «la situazione sta precipitando e a rischio c'è il lavoro di oltre 10 mila famiglie, tra lavoratori dipendenti e imprenditori impegnati nell'intera filiera».
La produzione nazionale di riso, osserva poi Coldiretti, sarebbe più che sufficiente per coprire i consumi interni, ma si preferisce speculare sulle importazioni low cost ad alto rischio, che non fanno altro che affossare le quotazioni del Made in Italy, dato che è possibile spacciare il riso straniero per italiano a causa della mancanza di un adeguato sistema di etichettatura.
Secondo la consultazione online promossa dal ministero delle Politiche agricole, l'81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l'origine del riso che acquista. Occorre dunque accelerare la procedura avviata con la formale notifica del decreto dai ministri delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per l'introduzione in Italia dell'obbligo di indicazione della materia prima per il riso.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Federazione regionale della Coldiretti, illustrando il peso economico che la risicoltura riveste in particolare in Lombardia, dove si coltiva oltre il 42% di questa coltura in Italia.
«A livello regionale - ha spiegato Coldiretti Lombardia - si coltivano oltre 100mila ettari a riso e la "culla del chicco" si conferma Pavia, prima provincia risicola d'Europa con oltre 84mila ettari. Subito dopo vengono Milano con quasi 14mila ettari e Lodi con più di 2mila ettari, mentre Mantova ne conta circa 1.200. Le aziende che producono riso in Lombardia sono quasi 2mila e Pavia si conferma in testa alla classifica: tra la Lomellina e il Pavese si concentrano 1.515 aziende risicole. Al secondo posto si piazza la provincia di Milano con 300 aziende, seguita da Lodi (69) e Mantova (67).»
 
Redazione