Lotta alla muffa grigia: piani di difesa e pratiche da adottare

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Una malattia per la quale si consiglia di iniziare ad effettuare monitoraggi, in quanto potrebbero a breve instaurarsi condizioni favorevoli al suo sviluppo, è la muffa grigia da Botrytis cinerea. La lotta alla muffa grigia deve basarsi innanzitutto sull’adozione di corrette pratiche colturali.

Questo fungo può svilupparsi a temperature comprese in un range molto ampio (da 5 a oltre 30°C con un ottimo che oscilla tra i 15-25°C), e che è necessario che l’umidità relativa rimanga molto alta (UR>90%) per tempi prolungati perché si avviino le infezioni (per la vite si valuta il rischio d’infezione mediante la regola dei due 15: vegetazione bagnata per almeno 15 ore e temperature medie prossime ai 15°C). 
La muffa grigia può colpire tutti gli organi aerei delle piante (foglie, fiori, steli, frutti) soprattutto se teneri, e può provocare infezioni latenti responsabili dei marciumi che si sviluppano in prossimità della raccolta o, in condizioni favorevoli, in post raccolta durante la conservazione e la commercializzazione delle produzioni. La predisposizione alla malattia può essere esaltata da tutte quelle pratiche che favoriscono una crescita troppo lussureggiante (es. concimazioni eccessivamente azotate) o causare lesioni dei tessuti vegetali (attacchi di fitofagi, certe operazioni di raccolta e pulizia), e da quelle tecniche colturali che possono creare condizioni ambientali favorevoli al patogeno (impianti poco aerati o troppo fitti, irrigazioni a pioggia, ..). 
La lotta alla muffa grigia deve quindi basarsi innanzi tutto sull’adozione di corrette pratiche colturali, volte al rispetto delle necessità fisiologiche delle piante in un determinato contesto ambientale, e di adeguati piani di difesa. Per le colture in serra può essere opportuno, verso l’alba, accendere il riscaldamento, attivare le ventole e aprire i colmi, in modo da favorire l’uscita dell’aria umida. E’ importante inoltre curare l’igiene dei magazzini e dei locali di stoccaggio per limitare i danni in fase di conservazione e trasporto. 
Sempre al fine di limitare le infezioni botritiche, in post-raccolta, su fiori recisi, si raccomanda di effettuare trattamenti preventivi con antibotritici, possibilmente privilegiando quelli di origine naturale, in prossimità della raccolta e, se possibile, di cogliere i fiori e manipolare le piante quando sono asciutte. Si consiglia d’intervenire preventivamente con fungicidi ad ampio spettro (ad es. a base di sali di rame, ditiocarbammati, o di microrganismi antagonisti quali ad es. Bacillus spp.), e in condizioni ambientali ottimali allo sviluppo delle infezioni e/o alla comparsa dei primi sintomi è preferibile impiegare antibotritici specifici, ad es. quelli a base di iprodione, tiofanate metile (solo in pieno campo), di pirimetanil*, o delle miscele boscalid+pyraclostrobin (solo in serra) e ciprodinil+fludioxonil* (*s.a. da applicare sul fiore previo saggio di fitotossicità) cercando di alternare sostanze attive a diverso meccanismo d’azione per ridurre il rischio di insorgenza di resistenze. 
Fonte: Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo.
 
Redazione