Agrinsieme: ok le mosse di Martina a Bruxelles, ma occorre fare di più

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maurizio martina

Per il coordinamento fra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, positive la richiesta del ministro Maurizio Martina all’Ue della clausola di salvaguardia per i pomodori e la sua preoccupazione per le agevolazioni alla Tunisia sull’export di olio. Ma la crisi riguarda tutti i settori, compreso il florovivaismo, e servono interventi straordinari a tutela del reddito degli agricoltori, e una Pac meno burocratica e onerosa.

Agrinsieme ha accolto positivamente l’annuncio fatto dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura della Ue, della richiesta di applicazione della clausola di salvaguardia per i nostri pomodori.

Ugualmente importante anche la preoccupazione espressa dal ministro per la proposta di concedere alla Tunisia un ulteriore contingente agevolato per l'export in UE di olio di oliva, per tutelare i nostri produttori dagli effetti delle concessioni commerciali europee ai Paesi terzi.

“Ma occorre fare di più – sostiene il Coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari -. Le crisi ormai toccano tutti i settori: la zootecnia da latte e da carne, l'ortofrutta, con alcune emergenze come pomodori ed olio, e gli agrumi. Ma anche i seminativi ed il florovivaismo.”

Agrinsieme evidenzia come l'assenza di una vera politica agricola comune non consenta di gestire adeguatamente simili enormi squilibri di mercato che mettono a rischio i redditi dei produttori e l'avvenire stesso delle imprese agricole.

Il nuovo sistema dei pagamenti diretti e gli incentivi strutturali dei piani di sviluppo rurale  - ricorda il Coordinamento - si stanno rivelando strumenti burocratici ed inadeguati, perché mal concepiti, rispetto alle reali esigenze delle imprese. Quando invece, come con gli impegni di greening, non penalizzano la produttività e la competitività degli operatori. Gli agricoltori italiani dal 2015 hanno a disposizione meno risorse, ma con oneri e complessità enormemente cresciuti.

Per non parlare della politica commerciale comunitaria che prevede aperture ai Paesi terzi senza preventive valutazioni di impatto e senza adeguata attenzione alle tematiche fitosanitarie.

“E’ tempo che l’Europa– conclude Agrinsieme – porti davvero l’agricoltura, con le sue imprese ed i suoi problemi, al centro delle sue scelte strategiche da qui al 2020”.

Redazione Floraviva