Il cuore del Made in Italy deve restare in Toscana puntando ai capitali esteri

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Richard Ginori

Il confronto fra Regione Toscana, Invest in Tuscany e Confindustria Toscana al convegno “Una Toscana attrattiva per far ripartire l’Italia” ha mostrato la necessità di fare della Toscana una piattaforma industriale aperta agli investimenti esteri per i settori turismo, agroalimentare e moda, conservando salda la storia del suo territorio e le eccellenze che ne hanno fatto un Brand noto in tutto il mondo

La Toscana è ancora meta ambita, non solo per il turismo internazionale, ma anche per coloro che vogliono investire e produrre: bisogna capire allora cosa fare per incrementare questo tipo di richieste. Intanto, per fare della Toscana una piattaforma industriale aperta agli investimenti esteri, capace di incrementare ancora le ottime performance dell’export (+7% nel secondo trimestre 2014, 4 volte la media nazionale, 6 punti più della Lombardia) e traghettare l’Italia fuori dalla crisi, bisogna “condividere obiettivi e azioni puntando a portare la presenza di multinazionali dall’attuale 1,3 a oltre il 3% del Pil”, esorta il Presidente di Confindustria Toscana, Pierfrancesco Pacini. All’attrattiva unica creata dal mix di arte, cultura, paesaggio e buona qualità della vita, occorre aggiungere una marcia in più che sappia richiamare gruppi industriali da tutto il mondo. Due ricerche commissionate da Confindustria hanno cercato allora di rispondere alla domanda: “Come potenziare questa naturale vocazione declinandola in maniera decisamente industriale, aumentando una tendenza che già ha dato positivi risultati negli ultimi anni che hanno visto, a dispetto della crisi, passare da 300 a 450 le multinazionali presenti ed un aumento dei loro fatturati passati  da 300 milioni a 400 milioni annui?”, come riporta il comunicato stampa della Regione Toscana. Stefano Giovannelli, direttore di Toscana Promozione, ha dunque illustrato un progetto di marketing unitario che parte dai territori e punta sui settori d’eccezione, quali l’hi-tech, l’Ict e l’energia, che suscitano l’interesse dei paesi emergenti. Klaus Davi ha invece attuato una ricerca per capire come la Toscana venga percepita da operatori e giornalisti stranieri, al fine di comprendere cosa servirebbe al Brand Toscana per rafforzarsi. Come leggiamo nel comunicato stampa della Regione: “La ricerca suggerisce di promuovere il "turismo di prodotto", flusso turistico che può anche essere catturato (si parla di oltre 10 milioni di visitatori ogni anno) oltre che dallo shopping, anche da musei costruiti da privati, per valorizzare e raccontare determinati marchi (sull'esempio, ancora raro in Italia, dei musei Gucci e Ferragamo a Firenze, del museo Piaggio a Pontedera) ma anche prodotti (dai giornali stranieri emerge ad esempio il gradimento verso iniziative tipo museo del Pecorino di Pienza, dell'orafo ad Arezzo e così via). O ancora, sono ritenute utili forme di "contaminazione culturale", come sfilate nei musei, o l'uso di testimonial famosi che possano fare da traino per interi territori e distretti produttivi.” Ma cosa dicono gli imprenditori toscani? Secondo Censis, il 75% del campione vorrebbe concentrare investimenti esteri sui settori del turismo, dell’agroalimentare, della moda. Gli imprenditori si mostrano preoccupati per l’effetto “shopping” delle imprese straniere, ma riconoscono l’utilità di tali investimenti, pur saldi nell’idea che il cuore del Made in Italy debba restare in Toscana. La novità importante, annunciata al convegno dal Presidente del Tribunale di Firenze, Enrico Ognibene, è l’avvio di una cancelleria telematica: i procedimenti civili telematici vedranno un drastico accorciamento dei tempi, in modo da aiutare una sempre più rapida ripresa economica.