ASSOFLORO E KEPOS LANCIANO IL DECALOGO PER CITTÀ PIÙ VERDI E SANE

Presentato a Roma il Libro Bianco del Verde 2025: 10 proposte concrete a istituzioni e Comuni per integrare il verde urbano nelle politiche pubbliche e affrontare la sfida climatica ed ecologica.

“Il verde urbano è la vera infrastruttura del benessere collettivo – ha affermato Rosi Sgaravatti, presidente di Assoverde – e il decalogo rappresenta una sfida da cogliere per il futuro delle nostre città”. Francesco Maccazzola, presidente di Képos, ha proposto la creazione di un tavolo permanente con le istituzioni, “per trasformare in atti concreti gli spunti raccolti in queste quattro edizioni del Libro”. Andrea Rocchi, presidente del CREA, ha confermato l’impegno del centro di ricerca “a fornire soluzioni applicate per migliorare la qualità della vita urbana e sostenere la filiera florovivaistica nazionale”.

Queste dichiarazioni hanno aperto i lavori del convegno “Il verde nella città che cambia”, tenutosi il 20 e 21 maggio a Roma, nella sede di Confagricoltura, per la presentazione della quarta edizione del “Libro Bianco del Verde”. L’evento, promosso da Assoverde, Confagricoltura e l’associazione Képos, con il contributo scientifico del CREA, ha riunito esperti, amministratori, tecnici e imprenditori del settore, dando forma a un documento che si propone come bussola per politiche urbane più integrate e sostenibili.

Il “Libro Bianco del Verde” raccoglie 73 contributi elaborati da 128 autori e si conclude con un decalogo di dieci proposte indirizzate a governo e amministrazioni locali. Ecco i dieci punti:

  1. Obbligo di redazione del Piano del Verde cittadino, con approccio multidisciplinare e partecipato.

  2. Pianificazione ecologica di lungo periodo a livello intercomunale e sovracomunale.

  3. Incremento degli spazi verdi, con funzioni ecologiche, sociali e climatiche.

  4. Standard tecnici obbligatori per interventi urbanistici con soglie minime di copertura arborea.

  5. Fondo nazionale per progetti di gestione e valorizzazione del verde urbano.

  6. Gestione digitale del verde, orientata ai cittadini.

  7. Integrazione del verde nei Piani regionali di prevenzione sanitaria.

  8. Indicatori misurabili per valutare l’efficacia delle politiche verdi.

  9. Approccio integrato in tutte le fasi di progettazione e gestione.

  10. Comunicazione ed educazione ambientale mirate a target diversificati.

Obiettivi ambiziosi, certo, ma espressi con tono pragmatico da chi nel settore del verde ci lavora da anni e conosce limiti e potenzialità del contesto italiano. Come spesso accade quando la proposta si fa articolata, il rischio è che si scontri con la frammentazione delle competenze e con la lentezza delle norme. Ma l’intento è chiaro: orientare la transizione verde urbana attraverso una regia condivisa tra istituzioni, ricerca e imprese.

Il Libro Bianco del Verde, in pratica, pare si voglia proporre come una piattaforma per promuovere modelli urbani equi, sostenibili e partecipati, in cui la natura sia protagonista della rigenerazione sociale ed ecologica.

Andrea Vitali